Sentire Messa o Servire Messa. C’è una bella differenza. E anche buona !

 

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“Sentire Messa” era obbligatorio, “Servire Messa” era optional. E offriva notevoli vantaggi.
Avevo soltanto 9 anni e alle Medie dell’Istituto “A.T.Maroni”, ossia “i Salesiani” di Varese …

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… ero il più piccolo di tutti perché avevo fatto la prima elementare da privato, a 5 anni.
Essendo nato in Aprile, a quel tempo o perdevi un anno andando in prima a settembre, o ne guadagnavi uno facendo la prima un anno prima. Meglio guadagnarlo.
Avevo soltanto 9 anni, ma capii subito che la Messa anziché seguirla dagli scomodi banchi di legno come spettator
era meglio interpretarla come co-protagonista sull’altare.

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Mille e una notte. Anzi, 1001 profumi d’Egitto.

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Duello all’ultimo centesimo in un mercato egiziano.

 

Questa è la nostra avventura del Dicembre 1967 nel suq di Khan al-Khalili al Cairo.

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Il negozio è una vera scenografia teatrale, degna della pittura orientalista dell’800, con divani, poltrone, tende, musica in sottofondo e profumi nell’aria.

Si chiama infatti “1001 Perfumes”, o forse “1001 Nights Perfumery”.

Prologo

Dove si scopre di vivere un deja vu mai vissuto prima. Non da noi e forse nemmeno da altri.

 

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Il Leone di san Marco va di bolina grazie alle frange. Carli sorride.

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Il Gonfalone di Venezia è (credo) l’unica bandiera al mondo che ha le frange.
Le frange hanno a che fare con il vento … il vento con le vele … le vele con il mare … il mare con Venezia …
Venezia con il Leone di san Marco …

Il Leone di san Marco va di bolina grazie alle frange. Carli sorride.

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Da anni sono innamorato di una piccola scultura che rappresenta il Leone di San Marco
investito da una potente raffica di vento. E’ tutto scapigliato, scarmigliato. Per leggere il seguito clicca qui sopra »

La palla a canestro … .. ai tempi che quando facevi un fallo, alzavi tu il braccio e ti autoaccusavi con l’arbitro (se c’era) o con gli avversari.

Capisco che un giocatore che da solo, senza che nessuno lo obblighi, confessa di aver fatto fallo, anche se l’arbitro non se n’era accorto, possa sembrare da ricoverare d’urgenza in TSO. Oggi un giocatore nega appassionatamente di avere massacrato l’avversario, anche se ha le mani ancora sporche di sangue. Anzi si lamenta con l’arbitro perché non sbatte fuori la vittima con il cartellino rosso (sangue) e i tifosi lo stimano proprio per questo suo cinismo. Ma nel mondo della “palla a canestro” (non ancora “pallacanestro” tuttattaccato e non ancora “basket” tu vuò fa’ l’americano), tempi diversi da quelli di oggi sono esistiti. Mi sembra giusto, o quanto meno piacevole (per me), rievocarli. Per leggere il seguito clicca qui sopra »

Questo matto è Tancredi. Anzi, sono io.

C’è in questi giorni alla Guggenheim qui a Venezia una bellissima mostra dedicata a Tancredi.

Manca però un’opera che per me – e sottolineo per me – avrebbe affascinato ed emozionato ogni visitatore.

Questo disegno :

Tancredi pagina da "I matti"

Nessuno se ne è mai accorto : è un autoritratto di Tancredi.

Tancredi nel 1962 crede di disegnare uno dei suoi ‘matti’.
In realtà disegna se stesso e si pre-vede – vede se stesso –tra pochissimi mesi. Si vede morire.

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Chiacchiere da spogliatoio. Più eleganti del locker-room talk di Trump. Spero.

Scavando tra le decine di cartoni da imballo non ancora sballati dopo gli ultimi 6 traslochi in giro per l’Italia, salta fuori questa foto, con firma autografa di tutti i giocatori e sul retro anche una affettuosa dedica.

Borletti

Era il Borletti Olimpia degli anni 1953-54. I giocatori sono da sinistra, prima in piedi e poi accosciati :
Sforza – Stefanini – Padovan – Romanutti – Rubini – Riganti – Reina – Gamba – Galleti – Pagani

Io in quegli anni giocavo per la Pallacanestro Varese, campionato Allievi e i miei idoli erano questi :

Varese 51-52

 

Per noi di Varese, il Borletti era l’odiatissima rivale. A volte tra i tifosi, ma spesso anche in campo finiva a botte.
Io però alle squadre in trasferta osavo chiedere gli autografi. Entravo nel dopopartita nello spogliatoio
tra corpi giganteschi muscolosi e fumanti dopo la doccia (fumanti perché gli spogliatori del Palazzo dello Sport,
in realtà Palestra dei Pompieri non erano poi così riscaldati). Per leggere il seguito clicca qui sopra »