Divagazioni su l’Uovo Cosmico (comico ?) di Franco Renzulli.

Mi arriva inattesa questa foto :

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Franco, come dicono gli Alpini, “è andato avanti” solo pochi giorni fa. 

 

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.. però Franco ride e ci fa sorridere ancora oggi e per sempre.

Franco Renzulli parlava, sorrideva, rideva ed era la persona più simpatica e divertente del mondo.
Se voleva, quando voleva e con chi voleva.
L’arrivo inatteso di una sua fotografia pochi giorni dopo che Franco è andato a vivere anche altrove,
oltre che qui tra di noi dove per sempre sarà vivo ed amato, mi spinge a riprendere in mano
l’ultima sua opera rimasta qui in casa con noi a parlarci di lui.
E’ una piccola tempera ovale su cui Franco ha scritto di suo pugno il titolo:

Nuvola di passaggio su un uovo” :
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Bugiardino bugiardissimo’ ossia :

‘Istruzioni per l’uso e Scuse per l’abuso (della tua pazienza)

Questo testo è lungo. Quindi se un testo lungo ti spaventa, fermati qui.

E’ un testo dove apro molte parentesi (((((

e le parentesi fanno perdere il filo del discorso – e poi spesso mi dimentico di chiuderle, le parentesi )))))).

E’ un testo pieno di divagazioni e oggi nessuno ha il tempo di divagare e nemmeno di vagare allegramente
col pensiero e la fantasia da un argomento all’altro, come piace fare a me. E qui l’ho fatto.

E mi sono divertito forse anche troppo, per troppe settimane. Perciò lascia perdere.

Al massimo lo fai scorrere veloce : guarda le figure, ma non cominciare a leggerlo.

Perdi tempo, ti annoi, magari mi mandi accidenti.
Con i tempi che corrono e il virus in agguato un accidente, anche se amichevole,
è l’ultima cosa al mondo che mi serve. Grazie di astenerti.

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Questa “Nuvola di passaggio su un uovo” è un’opera astratta.
“Astratta” : senza nessun aggancio alla realtà.
“Astratta” : una gioiosa composizione di forme e colori in libertà.

Non rappresenta nulla : è.

Però Franco ha voluto dare un titolo all’opera e l’ha scritto proprio dentro l’opera.
Il titolo non accompagna l’opera : fa parte dell’opera.
Franco intitola questo suo dipinto “Nuvola di passaggio su un uovo” :
una nuvola gigantesca che dipinge un’esplosione di colori sul piccolo candido guscio di un uovo.

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Franco ha scritto dentro il dipinto queste parole perché lui non scherzava con ogni sua creatura.
Sapeva e diceva che il quadro si fa insieme a chi lo dipinge : “Quando dipingo è la mano che va da sé …
Il dipinto deve essere quello che vuole essere … Io non so che cosa venga, non so cosa può venir fuori :
è il quadro che ti accompagna … quindi mi suggerisce lui …
Il quadro è molto severo con la persona che lo fa, eh ! Non scherza mica : risponde !”.

 

Perciò se il quadro gli dice “Io sono una nuvola di passaggio su un uovo”,
Franco scrive nel quadro : “Nuvola di passaggio su un uovo”.
Ad opera finita il quadro ha detto a Franco : “Io non sono un’immagine astratta.
Io sono l’immagine ben precisa di una concreta realtà che è qui, proprio davanti a te,
in questo tuo studio. Una realtà che è qui proprio adesso, in questo preciso momento.
Franco, guarda ! Sono proprio quell’uovo appoggiato lì,
davanti alla finestra spalancata sull’acqua della Laguna”.

 

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E infatti proprio lì, nello studio di Franco invaso dalla luce del sole e dai riflessi delle nuvole di passaggio, c’è un uovo.

E’ l’uovo di Colombo; anzi : è l’uovo di Franco !

 

Franco amava lavorare a tempera, la ‘tempera all’uovo. Perciò tra mille tubetti di colori, vasi, gessetti, vasetti, boccette, pennelli grossi e altri composti da un unico pelo e altri ancora con il manico lungo più di un metro e sottilissimi, quasi antenne vibratili, Franco aveva sempre nel suo studio anche delle uova.

 

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Nel bellissimo ritratto filmato che Elia Romanelli ha dedicato a Franco Renzulli nella serie “Chi crea Venezia” per i primi 69 secondi del film la colonna sonora non è musica, non è voci : è proprio soltanto il suono di una forchetta che in un piatto di ceramica strapazza a lungo e scrupolosamente dei rossi d’uovo. 

 

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Franco dipingeva spesso le nuvole. Ha dipinto nuvole in cielo, sul mare, sul deserto, sulla Laguna, sulla cupola della Salute, su New York e sulle barene. Nuvole che invadevano e facevano palpitare di mille riflessi il suo studio ai Tre Oci.

Franco amava le nuvole, le amava come nuvole, ma non cercava forme nelle nuvole,
come facciamo tutti noi e come forse fece persino Dio.
“Dopo aver fatto il cielo, Dio creò le piante e gli animali guardando le nuvole” (Igor Yuganov).

 

Non so se Franco leggesse i fumetti che – guarda combinazione si chiamano “Nuvole parlanti”

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Però sono sicuro che Franco avrebbe condiviso questo saggio consiglio di Tiger Jack, il pard Navajo di Tex Willer quando dice : “I bianchi pensano che le nuvole vadano e vengano come i sogni, senza senso né scopo. Per noi Navajos le nuvole parlano e quando vengono ci dicono qualcosa di importante. Tu non fare finta di niente quando passano le nuvole, non chinare la testa. Bisogna guardarle le nuvole, bisogna interrogarle, bisogna ascoltarle”. (Paolo Pietroni in “Caro Tex” 2020)

Una cosa certo Franco non avrebbe mai immaginato : che la nuvola che lui tanto ha amato diventasse oggi come “Cloud” il più moderno e prezioso archivio di dati per tutti gli smanettoni di computer.

Lo sanno molto bene invece gli artisti che quasi ogni sera il Padre nostro incarica di dipingere i cieli del pianetino che Lui più ama tra i miliardi di pianeti nel cosmo. Sono artisti che si alternano ai Tiepolo, Rosalba Carriera, Turner, Nolde, van Gogh, Kiefer, Richter che eravamo abituati a vedere all’opera nei tramonti più ‘pittoreschi’.

Oggi gli artisti incaricati di creare nuvole in cielo, le disegnano che sembrano UFO, dischi volanti in

visita alla Terra, coloratissime astronavi di una bellezza stellare.

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Proprio a queste si è sicuramente ispirato Tony Cragg, scultore di nuvole di marmo, legno, ceramica,

vetro e bronzo, capaci perciò di prolungare nel tempo la troppo breve (è questione di secondi e si passa,

attraverso infinite variazioni dal rosa più pallido al blu più profondo), brevissima magia di un vero

tramonto. 

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Forse, mentre Franco dipinge il quadro che Franco ancora non sa che cosa rappresenterà, forse su un

uovo rimasto intero lì accanto, sono apparsi i riflessi che una nuvola di passaggio aveva provocato

sull’acqua del Canale della Giudecca. Forse la nuvola stessa – che Franco spesso descrive e dipinge

come “Nuvola felice” – ha dettato a Franco prima le immagini e poi il titolo di quest’opera.

 

Franco : con i piedi
saldamente piantati per terra
e la testa sulle spalle
e le spalle tra le nuvole.

 

Come sempre in Franco Renzulli, l’assoluta libertà creativa si rivela poi una fedele interpretazione
di una realtà vissuta e appassionatamente osservata e studiata e amata.
Dice Franco :

“Venezia è maestra di vita e quindi ti insegna parecchie cose … la calma … l’attesa … la visione … l’osservazione … la scienza dell’osservazione … quindi tutti i riflessi, tutte le pietre, (aggiungo io : persino una nuvola di passaggio su un uovo) … tutte le cose possono essere degli specchi
dell’anima che Venezia ti dà, ti propone e che poi – se tu sei pronto – le accetti, le elabori …
e poi filtrandoli crei la tua personalità … Che però i quadri dopo, quando li cominci, ti prendono !”.

 

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La superficie candida del guscio di un vero uovo si è per qualche istante illuminata – è diventata
uno schermo cinematografico in miniatura – e ha racchiuso in pochi centimetri quadrati
i mille riflessi che hanno invaso lo studio di Franco, mentre il Sole e la Nuvola
(“N” maiuscola dovuta alla vera protagonista e deus ex machina di questo spettacolo)
giocano con l’acqua della Laguna. Un miracolo di luci e di colori sul guscio di un uovo !

Così è nata la creatura, è nato anche il titolo, che non è solo una didascalia :
è anche una fulminea definizione lirica di questo piccolo dipinto.

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Ma c’è di più questo non è soltanto un dipinto : è anche una scultura.
Sì, perché quando Franco ha scoperto la creatura che lui stesso aveva creato,
quando ha scritto il nome che l’opera stessa gli aveva dettato,
quando insomma l’ha riconosciuta per quello che lei era voluta diventare,
ha dovuto anche obbedire e ritagliare il cartoncino al vivo dell’immagine dipinta
per dargli la forma del guscio dell’uovo che aveva ispirato l’opera e il suo titolo.


Una parentesi. Due parentesi. Tre parentesi. (((
Anzi, “Tre parenti” come dice Totò quando detta a Peppino la lettera alla ‘malafemmina’ e gli ordina :

Punto. Due punti ! Ma sì, fai vedere che abbondiamo. Abbondantis Abbondantibus !”. E poco dopo : “Punto, punto e virgola, un punto e un punto e virgola. (‘Troppa roba !’ obietta Peppino che scrive sotto dettatura). Ribatte Totò : “Lascia fare ! Che dicono che noi siamo provinciali, che siamo tirati”.

Perciò : tre parentesi (((

((( Io sono provinciale e scrivo volutamente in un linguaggio semplice perché Franco merita che si parli della sua altissima arte con le sue parole. Parole così semplici e chiare, così immediatamente vere, che sembrano improvvisate. Invece non sono affatto improvvisate : sono parole che scandiscono e scolpiscono una profonda verità perché nascono da un’intera vita di riflessione e di approfondimento e di appassionata quotidiana ricerca, sia tecnica che spirituale.

Lo dico con sicurezza perché con amore ho trascritto parola per parola e lo pubblico qui sotto in appendice quello che Franco racconta con grande umiltà e semplicità parlando di come nascono le sue opere. Sono parole molto più semplici e molto più vere degli arzigogolati saggi di critica d’arte che prendono a pretesto l’arte di Franco – così semplice ed universale – per esibire un linguaggio pomposo, astruso e destinato a pochi addetti ai lavori. Questi “Esperti” dicono .. scrivono .. si scrivono addosso e poi si leggono e si rileggono e si piacciono e si compiacciono rileggendosi. Se invece di parlare, tacessero, capirebbero. Forse.
Se invece di scrivere, ascoltassero Franco capirebbero. Sicuro. )))

 

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Tempera su cartoncino bianco, ritagliato a forma di uovo, mm 240 x mm 180.

Pigmenti vari e foglia d’oro. Franco ha quasi sicuramente iniziato a dipingere su un normale cartoncino rettangolare. Poi però nel suo dialogo con l’opera – con la “creatura”, come la chiama lui – nasce, anzi, “gli appare” la forma di un uovo … e così alla fine Franco accuratamente ritaglia il bordo dell’uovo esattamente a filo del dipinto. Poi con caratteri minutissimi (forse con il famoso pennello con un unico pelo ?) scrive in nero e maiuscolo : “NUVOLA DI PASSAGGIO SU UN UOVO “.

Poi si procura una cornice ovale, la taglia esattamente alla misura dell’ovale del cartoncino
e la ferma con una graffetta di rame. Sul retro del cartoncino Franco scrive di nuovo,
ma questa volta a matita “nuvola di passaggio su un uovo” e a penna il numero “306”.


Gino mi dice che Veronica non ha nessun elenco numerato di opere di Franco.
“306” potrebbe essere allora o un 30 Giugno (30.6) o anche un 3 Giugno (3.06).
Oppure “306” per noi rimane un mistero. Del resto l’Alchimia vive di mistero,
non si divulga con un post su Facebook o Instagram.

Sulla tempera non c’è nessuna firma né indicazione di data, ma sono sicuro
che il dipinto risale agli anni in cui Franco aveva ancora lo studio ai Tre Oci
e dipingeva altre nuvole: direi poco prima o poco dopo il 1977.

 

La cultura è come la marmellata.

 

Di solito gli “Esperti” che scrivono di un artista sentono l’insopprimibile necessità
di esibire la propria cultura accostandogli i nomi di altri artisti.
Io invece mi onoro di essere “ignorante”, proprio come lo intende il Dottore, Valentino Rossi.
“Ignorante” dalle parti di Tavullia e sulle piste della Moto GP e in tutte le lingue del mondo
è uno che ce la mette sempre tutta, che non si spaventa a superare i limiti,
che dà l’anima per fare bene e soprattutto che non se la tira.
Mi dichiaro “ignorante” e in più mi aiuta anche la fortuna di avere studiato alla Sorbonne
la grande lezione scritta dagli studenti (i miei veri maestri) sui muri nel Maggio del ’68 a Parigi :


La culture est comme la confiture : moins on en a, plus on l’étale”
(La cultura è come la marmellata : meno ne hai e più la spalmi).

 

Chiunque da bambino si sia preparato le fette di pane per merenda, con la marmellata (ma ai miei tempi,
primo dopoguerra, era più spesso pane-burro e zucchero, e anche pane-burro e sale) capisce perfettamente :
meno cultura hai e più la spalmi. Ops, volevo dire : meno marmellata hai.

Perciò ti propongo un gioco : io penso alle opere di alcuni grandi artisti, che sono alla stessa altezza
di Franco Renzulli, ma non ti dico i nomi. Se ti diverte, tu prova a indovinare
chi sono i ‘grandi’ che hanno allegramente accolto tra loro – dovunque essi siano –
l’arrivo di Franco il 17 Novembre 2020 o che sono ancora vivi e si sentono suoi fratelli. 

 

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Se sei impaziente e vuoi subito sapere i nomi di questi “fratelli in arte di Franco”,
li trovi nel primo commento qui sotto, alla fine della mia divagazione.

 

Franco ha molto amato, a lungo osservato, puntigliosamente studiato e spesso rappresentato le nuvole.

Aveva tra le nuvole non solo la testa, ma soprattutto il cuore. Ha dipinto :

Una nuvola di passaggio, forse curiosa.

 

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La felicità di una nuvola che gioca col vento …

Una nuvola di passaggio si ferma e saluta la barena …

Il sipario del cielo con una nuvola rinoceronte come interprete principale

 

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Inesauribile metamorfosi di una nuvola sopra la Chiesa della Salute …

Il divertimento di una nuvola tra il cielo e il mare … 

 

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Franco ha dipinto spesso le nuvole nell’arco di molti anni, però la folle acrobazia di dipingere una nuvola gigantesca su un minuscolo guscio d’uovo non l’aveva mai fatta. Questo capovolgimento dall’immenso al microscopico è geniale : l’infinitamente piccolo contiene l’infinitamente grande, dentro un atomo c’è tutto l’universo. E infatti l’uovo nello studio di Franco, reso vivo dal passaggio di una nuvola proprio sopra il guscio, diventa l’uovo da cui, in un’esplosione di forme e di colori, nasce l’Universo : è l’Uovo Cosmico  !

 

 

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Però Franco aveva anche un grandissimo senso dell’umorismo. Un giorno si divertì molto perché
gli confessai che nei miei corsi sulla creatività agli studenti universitari proponevo sempre
questo pensiero di Bruno Munari : “L’uovo ha una forma perfetta, benché sia fatto col culo”

 

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Franco era dotato di infinita ironia e persino della rarissima auto-ironia. Era serissimo,
ma sembrava non prendere sul serio la sua arte. Non la esibiva, aspettava che altri arrivassero a scoprirla. “Le mostre non servono. Tutte le mie opere troveranno da sole il posto giusto”.

Sentendomi parlare dell’Uovo Cosmico Franco sorrise e disse sornione :
“Ma il tuo Uovo Cosmico non sarà per caso un uovo comico ? Ciò !”.

 

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Lui sapeva però benissimo, e non soltanto per averlo studiato, ma per averlo vissuto sulla sua pelle viaggiando nel mondo, che in molte antiche culture l’uovo è non soltanto l’origine della Vita :
è l’origine del Cosmo.

Non mi disse, ma giurerei che pensò : “Sì, l’Uovo Cosmico ! Tu sei in cucina,
prendi un uovo dal frigo, lo rompi …. e hai ricreato il Big Bang’ primordiale ?
Ti è apparso l’intero universo dal caos primigenio ?
Siamo seri, ciò … forse è davvero soltanto un uovo comico.”

Franco ha ragione : forse la mia definizione di “Uovo cosmico” è piuttosto comica.
Però se parliamo di ‘caos” sia la mia cucina (quando e molto raramente ho il permesso di cucinarci),
sia la confusione di idee nella mia testa, rendono perfettamente l’idea.

Quel giorno, nello studio di Franco ai “Tre Oci” fu proprio questo rapporto tra un umilissimo uovo e l’intero Universo nei pochi millimetri di superficie del guscio di un uovo ad affascinarmi :
inizio del cosmo, inizio del nostro universo, inizio della vita, inizio della mia vita
e inizio persino di questa piccola umilissima tempera. 

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Nella caotica confusione dello studio di Franco dove infinite opere, finite e non finite, si accavallavano e si sovrapponevano, questa minuscola tempera seppe attirare la mia attenzione e conquistarsi la mia passione. Era praticamente invisibile, però io la vidi. 

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E Franco vide che io la vidi. 

 

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Mi affascinò la magica trasformazione di un banale cartoncino bianco, prima appassionatamente dipinto e poi puntigliosamente ritagliato. Un rettangolino bianco che era diventato uno schermo cinematografico su cui la nuvola di passaggio proietta un’esplosione di colori … 

 

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.. il costosissimo lapislazzulo, il rosso sangue vivo del carminio, la delicatissima foglia d’oro battuta a mano come mille anni fa, … colori accostati in totale libertà e rigorosa necessità che rendono questa minuscola tempera preziosa come la miniatura di un modernissimo “Libro d’ore” …
fu proprio questa magia da alchimista che trasforma e concentra e implode come un buco nero.
Un buco nero però in cui l’immagine invece che sparire, appare …


Un’apparizione abbagliante tra le opere che affollavano lo studio di Franco, tutte più grandi, tutte più maestose, tutte più capaci di conquistarsi lo spazio e la tua attenzione … eppure
nessun’altra così misteriosa e capace di affascinarmi.

L’avrei comperata immediatamente, senza nemmeno chiedere il prezzo, anzi pronto a controbattere
che il prezzo richiesto era troppo basso (l’ho fatto spesso nella mia vita e molti antiquari in tutto il mondo
lo ricordano).
Avrei offerto di più perché sapevo che Franco mi avrebbe chiesto troppo poco,
ma Franco non volle nemmeno sentirne parlare. Non voleva assolutamente vendermela.
Voleva regalarmela. E con Franco su certi argomenti non si poteva certo discutere.

 

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Su questo dipinto di Franco si potrebbe poi azzardare un’ulteriore ipotesi :

 

                    la ‘Nuvola di passaggio su un uovo’ è anche un autoritratto di Franco.

 

Un autoritratto ?!? Qui lo dico e qui lo nego.

Però lo dice e non lo nega Carl Gustav Jung : “Dopo essermi dedicato per molti anni allo studio appassionato di un gran numero di indecifrabili testi alchemici, cercando di interpretarne l’incredibile confusione di simbologie, sono approdato alla convinzione che in realtà l’Alchimista non fa che ‘proiettare’ le sue osservazioni negli esprimenti. Proprio nello stesso modo in cui ciascuno di noi scorge nella sagoma di una nuvola un’immagine diversa. In questo modo l’alchimia si presenta come una specie di specchio dentro il quale l’operatore si osserva, scrutando le profondità più segrete del suo io”.

Ho sempre pensato e scritto che ogni opera di ognuno di noi – che sia un uno scarabocchio disegnato mentre pensi a tutt’altro, un dipinto, una scultura, un brano musicale, la scelta di un abito e di un ‘look’,
una forcola di Bepi Carli o del carissimo Saverio Pastor, una ‘black tartare’ di Ernesto lasciata ore a macerare e rigorosamente servita con l’Amarone (chi più macerato e amarone di Ernesto Ballarin?),
un fragilissimo insetto di Gino, il mio “pope”, la creazione di un vino o di una salsa, l’arredamento
di una casa, la presentazione di una tavola apparecchiata con amore, i libri sugli scaffali di una biblioteca (proprio “quei” libri e non altri)… ogni opera umana è sempre anche un autoritratto.
Perciò potrei tranquillamente concordare con chi mi dicesse che Franco nel dipingere questa tempera
si specchia nell’ovale del cartoncino bianco e non soltanto dipinge la nuvola di passaggio sul guscio dell’uovo, ma dipinge anche ciò che gli appare mentre scruta le profondità più segrete del suo io.

Una ipotesi come questa non mi sembra poi così folle e azzardata, così bizzarra e incosciente,
soprattutto se riferita ad un artista che scrive questa dedica per il suo “Ferule” (Minicronache illustrate”) :

 

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Mi arriva inattesa da un cartone sopravvissuto ai nostri nove ultimi traslochi una busta che contiene alcuni appunti scritti a Venezia proprio quando Franco mi regalò questa sua opera. Sono appunti del secolo scorso ed è giusto proporli qui senza cambiare una sola virgola perché in questo ricordo scritto a caldo Franco è vivo e ride e sorride e mi piglia in giro con affetto e simpatia. Quella mattina nello studio di Franco ero emozionato come se avessi scoperto un tesoro, nascosto a tutti e che Franco aveva creato solo per me. E il dialogo tra noi due, annotato negli appunti dei giorni seguenti, lo testimonia.

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Sembra un apologo Zen tra il Maestro e l’allievo : Maestro lui, allievo io.

Certo, dice il Maestro, tutto nasce dall’uovo : il cosmo .. la vita .. persino tu, Franco, nasci da un uovo e

da un uovo nasce anche questa tempera. Nasce dai rossi d’uovo che io ho sbattuto a lungo con una

forchetta prima di iniziare e nasce dall’uovo su cui poco fa ho visto passare una nuvola”.


Così mi ha detto Franco quel giorno e così mi ripete ogni giorno, anche adesso che lui è andato avanti,

ogni volta che guardo e ascolto la sua “Nuvola di passaggio su un uovo”.

 

In quei giorni di mezzo secolo fa avevo provato a inventare un altro titolo
da mettere vicino a quello scritto da Franco alla base della sua immagine.
Franco ha sempre trovato per le sue opere un titolo sorprendente e rivelatore :
non una banale didascalia, ma un lampo lirico che svela e nasconde,
che accompagna, senza spiegare, l’apparizione di quell’immagine.


Quel giorno proprio, mentre Gino ed io stavamo per lasciare lo studio di Franco,
dalle finestre spalancate sul Canale della Giudecca entrò nello studio
lo scampanìo festoso del mezzogiorno : da tutti i campanili di Venezia,
da quelli vicinissimi dalla Salute e dal Redentore e da san Marco,
e da tutte le chiese di tutta Venezia il suono delle campane
aveva invaso lo studio ed emozionato ognuno di noi.

Pensai allora questo titolo :


“L’improvviso suono della campane
fa trasalire una nuvola che si era assopita
sul Canale della Giudecca”.

 

Mi piaceva l’idea che la Nuvola, invece di semplicemente “passare” come nel titolo di Franco,
si fosse prima assopita, o si fosse fermata incantata ad ammirare l’infinita bellezza di Venezia.


Poi improvvisamente, il suono delle campane aveva fatto trasalire la Nuvola
e lei aveva ripreso a muoversi creando così sull’acqua della Laguna
e di riflesso sul guscio dell’uovo nello studio di Franco la magia di questa tempera.

Magia :
i mille riflessi dell’acqua e i mille colori del cielo si condensano sul guscio di un uovo.
L’Alchimista li vede e gli dà vita.

 

Non ho mai più avuto occasione di proporre a Franco questa mia variante al suo titolo, perché da quella volta lui ed io ci siamo soprattutto occupati della sua ‘tola de spigolo’ o ‘portea’ a cui ho dedicato un altro testo http://www.francobellino.com/?p=1654 

 

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Sono sicuro che se avessi, timidamente (perché pur volendogli un bene dell’anima,
Franco mi ha sempre fatto soggezione), sono sicuro che se gli avessi proposto il mio titolo per la sua opera, Franco non avrebbe detto nulla, nemmeno una parola.

 

Come quando gli diedi da leggere il lavoro più importante della mia vita,
il progetto di un film che nessuno ha mai girato. Ci avevo lavorato giorno e notte per mesi.
Un giorno diedi il dattiloscritto a Franco verso mezzogiorno, poi ci lasciammo.
Erano circa 90 pagine per un film che voleva, poteva diventare famoso come “E.T.”.

 

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Dopo nemmeno 2 (due) ore Franco mi telefonò e disse : L’ho letto”. E riattaccò.
Non una sillaba di più : “L’ho letto.”

Ci stetti a rimuginare sopra per giorni. Certo, con quella immediata lettura, forse saltando persino il pranzo, con quella telefonata Franco voleva dirmi che aveva letto tutto d’un fiato il mio progetto/sogno di un film. Mi diceva senza dirmelo che la mia storia l’aveva davvero preso … che l’aveva letta tutto d’un fiato fino alla fine perché voleva sapere come andava a finire … quindi che il mio film gli era piaciuto. E molto. Forse.

O forse no : forse gli era piaciuto talmente poco che non aveva una sola parola da dirmi.
Nemmeno per consolarmi : il mio film era proprio senza speranza.
Non ho mai saputo che cosa Franco mi aveva davvero detto senza dirmi nulla.
Nè Franco era tipo a cui potevi chiedere di spiegarsi meglio
quando lui aveva pronunciato una frase o un giudizio.

Oggi, se gli dicessi il mio titolo per questa sua tempera
Franco mi guarderebbe e non direbbe una parola. Perché Franco sorride.

 

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Questa piccola raffinatissima tempera dialoga da pari a pari con altre piccole tempere e acquarelli -
opere profondamente diverse ma appassionatamente congeniali – di Wols :

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e di Bissier :

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.. come lui affascinati dalla bellezza solo apparentemente casuale (ma affatto casuale,
anzi ricercatissima e raffinatissima) di un’opera che si dipinge da sé. In realtà non è proprio così.

Franco lo dice chiaramente : “Il quadro non scherza : ti risponde !”


E Gino, che con Franco ha vissuto per anni e anni, mi dice che a volte
quando Franco sentiva di aver terminato una sua opera diceva :
“E’ finita … e io sono più vecchio di un anno !”.

Molte sue opere sembrano opere astratte; ogni opera di Franco invece
è sempre una geniale e fulminea sintesi di ricerca e di vita.
Un concentrato di passione, un’esplosione di emozioni.

Franco lo sa e nel proporci la sua arte sorride.

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Ho sistemato la “Nuvola di passaggio su un uovo” in un posto dove può ricevere,
come nello studio di Franco, tutta la luce. Un posto dove questa opera di Franco
può vedere il sole e spazi infiniti di cielo e i mille riflessi del Canal Grande.
Da lì vede sempre anche le amatissime nuvole e i tramonti e la Luna e le stelle
e ascolta la Marangona che suona la mezzanotte :

 

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Io non so piantare nemmeno un chiodo e perciò ho appoggiato la cornice ovale su una pila di libri.
Non è proprio stabile, ma è felice. Vedo, sento e so che sia questa sua opera sia Franco
sono felici di essere tornati a dialogare con Giovanna e con me ogni ora di ogni giorno.
Sia Franco sia la sua “Nuvola di passaggio su un uovo” stanno bene dove sono oggi
perché vedono e rispecchiano, come accadde tanti anni fa su un guscio d’uovo,
le nuvole di passaggio nel cielo della sua amata Venezia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

22 Responses to “Divagazioni su l’Uovo Cosmico (comico ?) di Franco Renzulli.”

  1. Soluzione del quiz.
    Di ogni pittore ci sono tre opere o dettagli di opere.
    Dall’ alto sono :

    Turner (1853-1890)
    Nolde (1867-1956)
    van Gogh (1853-1890)
    Kiefer (1945.- )
    Richter (1932- )

    Se dei15 dipinti hai indovinato almeno 4 autori, hai vinto –
    in data da destinarsi e senza mascherine ! –
    un giro di ombre e cicheti nei più malfamati bàcari di Rialto.

  2. https://www.pinterest.ie/pin/378443174908743894/
    questo è il link per vedere il ritratto di Franco ideato e girato da Elia Romanelli.

    Questa è la colonna sonora del film : le parole di Franco Renzulli :

    Il film inizia con 69 secondi in cui l’unico suono è il rumore della forchetta con cui Franco sbatte in un piatto di ceramica dei rossi d’uovo.
    Poi Franco dice, improvvisando e cercando e trovando le parole, senza che nulla sia stato prima preparato :

    “Questo sempre per me è importante perché cominci già dalla base del tetto ..

    (((dice Franco “cominci già dalla base del tetto” … la base del tetto ? ! ?
    ma il tetto è il culmine non la base di una casa ! .. al tetto ci si arriva alla fine dei lavori e si pianta una bandiera per festeggiare la fine dei lavori :
    non si comincia mai dalla base del tetto ! E invece Franco dice proprio “cominci dalla base del tetto” e se lui lo dice, lui sa quel che dice.
    Starà poi a noi capirlo)

    … cominci ad accarezzare e a creare la creatura che dopo dovrebbe essere il quadro.
    Quindi cominci già a pensare attraverso dei segni quello che ti potrebbe venire…
    Tu non lo sai perché dopo è il quadro che ti accompagna … Io non so che cosa venga …
    che cosa può venir fuori .. quindi mi suggerisce lui ..

    Il quadro è molto severo con la persona che li fa, eh .. Non scherza mica .. risponde ! (Franco ride) ……………………

    Venezia è maestra di vita e quindi ti insegna parecchie cose …
    la calma, l’attesa, la visione, l’osservazione .. la scienza dell’osservazione …
    quindi tutti i riflessi, tutte le pietre

    (aggiungo io : persino una nuvola di passaggio su di un uovo)

    .. tutte le cose che possono essere degli specchi dell’anima che Venezia ti dà .. ti propone
    e che se poi sei tu sei pronto le accetti, le elabori …e poi filtrandoli crei la tua personalità …
    che però i quadri dopo, quando li cominci, ti prendono !
    Perché anche Venezia non scherza !”

  3. Totò e la ‘malafemmina’, Valentino Rossi e la MotoGP, Tex Willer e il suo ‘pard’ Navajo non c’entrano nulla con Franco Renzulli.
    E forse con Franco Renzulli non c’entrano nemmeno Nolde, Wols e Bissier. C’entrano molto però
    con il mio fermo proposito di non prendermi mai troppo sul serio. E anche con il mio appassionato desiderio
    di rendere leggera e se possibile divertente la lettura di queste mie farneticazioni.
    “Capricci” (sarebbe il termine musicale) che nascono sempre per caso (l’arrivo di una fotografia in questo caso
    e il successivo ritrovamento di un dipinto perduto) e per caso e per parentesi e per divagazioni vogliono procedere.
    A volte, lo so, non procedono. A volte, lo so, danno l’impressione di uno che si scrive addosso.
    Forse è proprio per questo che mi è stata diagnosticata una incurabile “incontinenza prosastica”.

  4. Un carissimo amico, medico e specialista cardiologo, appena visto questo articolo –
    non letto” : “visto” ! – mi ha scritto :

    ” Franco, mio Dio: ti sei raccomandato che le newsletter fossero sintetiche……..
    Leggo sicuramente con piacere, ma sarò colpito da sincope vaso-vagale a metà percorso,
    con scarsa probabilità di successo delle manovre rianimatorie.
    Hai un medico sulla coscienza.”.

    Come tutti i Grandi Clinici, O.P. esagera nella sua prognosi.
    Sopravviverà e si divertirà persino. E’ la mia diagnosi. E non si richiedono consulti.

  5. Mi scrive una carissima amica che ha conosciuto molto bene Franco Renzulli
    e che, geniale intuizione di cui le sono profondamente grato,
    mi scrive dopo pochi minuti la stessa frase che mi disse Franco
    dopo pochi minuti da che io gli avevo dato da leggere il mio progetto di film :

    “Ciao Franco, l’ho letto !
    Poi lo rileggerò più volte, ma subito ti voglio dire che hai colpito nel segno…
    hai captato molto di quel che era Franco. Ti abbraccio.”

  6. Bruna says:

    Letto. B.

  7. Franco Bellino says:

    Grazie B.
    Se il tuo “Letto.” significa che hai letto tutto l’articolo, complimenti.
    Hai battuto in sintesi e laconicità il pur sintetico e laconico Franco Renzulli,
    che nella sua mitica telefonata si dilungò dicendomi : “L’ho letto !”.

    Se invece ti riferisci al letto, “mobile domestico costituito da una superficie orizzontale
    solitamente ricoperta da un materasso, su cui è possibile sdraiarsi per dormire”,
    buon riposo !
    F

  8. Hiroyo says:

    Caro Franco,
    l’ho appena finito di leggere in questa notte insonne.
    È pieno di amore per Franco (ed è un amore gigante che nasce da un uovo…).
    È veramente magnifica l’opera, Nuvola di passaggio su un uovo.
    Mi piacerebbe conoscerla di persona un giorno.
    Un abbraccio grande,
    Hiroyo

  9. Sara Missaglia says:

    Uovo, ovale o tondo. Nuvola, nebola, nube. Tangibile e intangibile. Vicino e lontano. Concretezza e immaginazione. Statica e dinamica. Terra e aria. Vicino e lontano. Forma calda, forma fredda. Un’opera di opposti e contrari, sinestesie, ossimori. Un’opera in continuo divenire, in cammino, mutevole e versatile: un’opera dove ti perdi e ti ritrovi, dove puoi leggere e vivere ciò che vuoi. Un non luogo perché lascia spazio a chi la guarda: si spalanca e ti lascia entrare. Dimora che accoglie, ostello della fantasia, si sottrae al gioco perverso del bello e brutto, del vedi ciò che sono, e ti regala libertà di interpretazione e lettura. L’opera è un percorso, un sentiero che forse Franco percorre ad altre latitudini, ma con il sorriso divertito di chi è pronto ad ascoltare e a raccontare una nuova storia. Grazie Franco per averci narrato questa fiaba: il confine tra realtà e leggenda è quella linea sottile della nuvola che la trasforma nel palloncino di Banksy.

  10. Paolo says:

    E’ stata dura. Ma “l’ho letto”. E l’ho detto. E non ero nemmeno a letto (altrimenti mi sarei addormentato: si sa, le nuvole sono narcolettiche).
    Scuola di arte, cultura e filosofia. Tutto insieme. Tutto è uno. E in questo caso è pure gratuito. Non posso che ringraziare il Maestro Veneziano
    che ogni volta rieduca noi poveri miscredenti (ma io ci credo, eh!) con questi saggi infinti (non per la lunghezza, bensì per la loro “ampiezza”).
    Certo che adesso le nuvole potrebbero anche lasciare il posto a un po’ di pre-primavera così anche noi milanesi potremmo ri-uscire a ri-veder
    le gondole. Speramibus.

  11. Franco Bellino says:

    a Sara :

    Sara, sei troppo, troppo brava.
    Per fortuna non ti leggo prima di mettermi a scrivere,
    perché altrimenti non comincerei nemmeno a scrivere.
    Bacio
    Franco

    da Sara :

    Buonanotte Franco,
    la nuvola è anche quel sentiero che, tra Pianura Padana e Laguna, accorcia le distanze sulla via dell’etere.
    Ci rende più vicini e simili.

    Si intromette Paolo :
    E’ stata dura.

    Franco a Sara e a Paolo :

    E’ stata dura ? ! ?
    Per te leggermi è stata questione di minuti.
    Per me scrivermi addosso questione di settimane.
    E quanto mi sono divertito !
    E quanto vi sono grato di leggermi.
    .. e io tra di voi, se non parlo mai, però scrivo.

  12. Franco Bellino says:

    Mauro Balletti è un amico. E’ anche un grande artista. Mauro ha creato tutte le copertine per i dischi di Mina.
    Anni fa riuscii a convincere la mia Agenzia e la Colgate-Palmolive ad affidare proprio a lui
    la regia di un film per Nidra, la crema-viso con alta percentuale di latte.
    Colonna sonora di quel film era appunto Mina e la sua “Vorrei la pelle nera”
    che per l’occasione diventava “Vorrei la pelle Nidra.”

    Mauro disegnò uno storyboard così geniale che si potrebbe oggi esporre come opera d’arte.
    Riuscimmo a convincere i product-manager della Colgate Palmolive.
    Poi Mauro organizzò un cast di donne candide, rotonde, formose, seducenti … donne burrose e cicciose, fatte di panna.
    Proprio come si voleva proporre la crema Nidra.

    Quel cast avrebbe fatto nascere un film memorabile.
    Purtroppo prevalse il parere che le protagoniste dovessero essere modelle tipo indossatrice :
    belle, ma insipide, non burrose, non cremose, non giunoniche. Non Nidra.

    Non riuscimmo Mauro ed io a persuadere il Cliente
    che con modelle normali il film sarebbe venuto normale, quindi banale, quindi inefficace. E così fu.

    https://www.youtube.com/watch?v=u9fV9fMPbrE

    Col senno di poi, forse in quella riunione di “PPM” (Pre Production Meeting)
    Mauro e io avremmo dovuto alzarci e dire :
    “Se non accettate questo cast, noi il film non lo giriamo”.

    Forse questa nostra decisa presa di posizione li avrebbe convinti.
    Ma non l’abbiamo fatto e me ne pento ancora oggi.
    Proprio oggi però Mauro inconsapevolmente mi fa un altro dono.

    In un’intervista Mauro Balletti conferma quanto ho scritto qui sopra di Franco Renzulli :

    Nei suoi quadri disegna personaggi veri o immaginari ?

    Quando inizio a disegnare non ho idea di cosa sto facendo, me ne accorgo dopo un po’
    e magari riconosco qualcuno che ho conosciuto. Ad esempio, una volta mi sono reso conto
    che stavo dipingendo l’infermiere che mi aveva prelevato il sangue qualche giorno prima.
    Una mattina, mentre ero al telefono, ho scarabocchiato un volto,
    e solo alla fine ho realizzato che era mio padre.

  13. Roberta says:

    Ciao Franco,
    non conoscevo Franco Renzulli e quindi l’ho letto con piacere.
    Malgrado il tuo stile sia piuttosto esuberante e fantasioso

  14. Franco Bellino says:

    Grazie, Robertina.
    Grazie per la definizione del mio stile come “esuberante e fantasioso” e del mio testo come “curioso e accattivante”.
    Mi ha fatto riflettere l’inizio del tuo commento : “Non conoscevo Franco Renzulli”.
    Noto una bizzarra situazione : chi ha veramente per tutta la vita conosciuto e amato Franco Renzulli –
    parenti stretti, amici di sempre, professionisti che lo hanno a lungo frequentato e studiato e scritto di lui –
    non mi dicono una parola sul mio testo.

    Invece mi leggono e spesso si complimentano con me persone
    che non hanno mai conosciuto Franco Renzulli e il suo genio e che lo scoprono qui.

    Questo silenzio degli uni ed entusiasmo degli altri ha sicuramente un significato e ci sto riflettendo.
    Per ora la spiegazione è che proprio questo mio stile “esuberante e fantasioso”,
    questa mia “incontinenza prosastica” disturbino chi per Franco ha invece una devozione reverente e silenziosa.
    Chi ancora oggi vive con Franco e con il suo ricordo un’intimità gelosa di intromissioni,
    che non tollera interpretazioni irriverenti.

    Me ne farò una ragione, anche perché Franco Renzulli per primo ne sorriderebbe allegramente;
    anzi ogni giorno Franco mi sorride dalla sua “Nuvola di passaggio su un uovo”
    e ora di passaggio anche sul Canal Grande.

  15. Mauro Balletti says:

    Ciao Franco
    sto bene grazie e spero che anche tu stia bene!
    Ho letto il tuo ricordo sul lavoro Nidra Latte,
    … come hai meravigliosamente ragione.
    Che persone spaventate dal perdere una piccola percentuale di mercato,
    senza neppur capire che ne avrebbero acquisite molte di più.
    Ma come diceva Don Abbondio… il coraggio…..
    Un grande abbraccio,
    Mauro

  16. Giuseppe Borgonovo says:

    Ciao Franco, ho mantenuto la promessa, ho letto tutto. Ho letto anche la tua divagazione sul calcio.
    Un po’ di anni fa c’è stata a Palazzo Reale una bellissima mostra su Milan e Inter e su come era Milano nel ‘63, i palloni di cuoio e tutto il resto.
    https://www.milanoweekend.it/articoli/mostra-milano-palazzo-reale-milan-inter-63/

    Tornando all’Uovo Cosmico, quello che hai scritto è molto bello, ma anche molto personale di un rapporto con l’artista.
    Difficile apprezzare tutto per chi come me non conosce Renzulli ed è sostanzialmente un somaro
    (la frase sulla marmellata/cultura la ripeteva sempre Baraldi nell’Agenzia Pubblicitaria ‘ODG’).

    E’ difficile entrare in un rapporto cosi intimo come quello che ci deve essere stato tra te e Franco e che traspare dalle tue parole :
    forse a un estraneo come me servirebbe conoscere almeno un po’ il percorso artistico di Franco Renzulli.
    Non vorrei essere superficiale, come il velo della marmellata, ma l’ho letto come una tua lettera postuma scritta ad un caro amico.
    Ciao
    Giuseppe

  17. Franco Bellino says:

    Grazie, Giuseppe,
    mi fa un GRANDE piacere che tu mi abbia letto.
    E soprattutto che tu mi abbia scritto i tuoi commenti.
    E mi fa piacere soprattutto che tu abbia capito che io mi sforzo sempre
    di non scrivere nemmeno una riga che sia rintracciabile altrove
    e non voglio scrivere nesseno una riga con il copia-incolla come fanno moltissimi.

    Hai ragione : quello che io ho scritto di Franco Renzulli è molto personale
    perché di saggi estetici, biografie dell’artista e letture critiche non c’è bisogno.
    Se ci sono già, perché dovrei ricopiarle io ?
    Se qualcuno mi legge, vorrà sapere quello che penso io,
    non quello che ho letto io, ti pare ?

    Secondo me ognuno di noi quando scrive
    dovrebbe esprimere se stesso, raccontare i suoi pensieri
    e cercare di condividere le sue emozioni
    E ti dirò di più: molte volte scrivo proprio per scoprire
    che cosa davvero io penso e che cosa davvero io sento.

    Obbligarmi a scrivere mi aiuta a scoprire dentro di me
    quello che se non avessi scritto o dialogato con qualcuno
    non avrei io per primo scoperto.

    Come quando uscivi dal cinema e sentivi i commenti :
    “Bello !” … ”Troppo lento” …
    Avrei voluto chiedere : Che cosa ti è piaciuto ? …
    Che cosa ti è sembrato troppo lungo ?
    Non ti viene il dubbio che un professionista/autore/artista,
    che su quel film ha lavorato mesi, a volte anni sappia lui bene come vuole fare la sua opera ?
    Non sai che esistono nella musica, nel cinema, nella vita i tempi veloci e i tempi lenti ?
    Un Adagio di Bach è forse troppo lento ?

    Ricordi il mitico “Troppe note !” dell’Imperatore al giovane Mozart ? “Bello, sì, ma : troppo note !”
    Eccotelo qua :

    https://www.youtube.com/watch?v=nfFxfNGwams

    Un grande giornalista americano il giorno in cui andò in pensione e smise di pubblicare l’editoriale
    che ogni giorno aveva scritto per 60 anni disse:
    “Mi dispiace non scrivere più soprattutto perché non saprò più quello che penso”.

    Grazie, Giuseppe, per avermi letto e commentato.
    E’ un bel regalo per me. Come vedi, le tue parole hanno fatto nascere altre parole e nuovi pensieri a me.
    Hai letto anche i commenti in fondo all’articolo, vero ?
    Molto spesso i commenti che mi arrivano sono molto più divertenti ed emozionanti degli scritti che li hanno provocati.

  18. Scrive la carissima amica, Francesca Tribò :

    Gentile signor Bellino,
    l’altro giorno ho letto con piacere le divagazioni sull’Uovo Cosmico e ho seguito il gioco a quiz.
    Mi sono fatta un po’ trarre in inganno dal Kiefer più colorato, in quanto abituata a vedere i suoi toni terrei e scuri;
    ho trovato perfettamente calzanti i riferimenti a Nolde e a Turner. Meno a Van Gogh
    in quanto troppo materico e troppo poco disegnativo a paragone con l’opera di Renzulli.

    Nel lavoro di Renzulli ho intravisto però anche un’influenza di ascendenza giapponese,
    penso a Hokusai, Utamaro e in generale all’arte grafica orientale.
    Le mando un caro saluto
    A presto.
    Francesca

    Le ho risposto :
    Grazie, Francesca.
    L’influenza giapponese per Renzulli è un’aggiunta impeccabile.
    E, che io sappia, Lei è la prima a proporla, nonostante le decine di “Esperti”
    che da anni scrivono su Franco Renzulli e propongono riferimenti artistici alle sue opere.
    Bravissima, Francesca !

    Concordo sull’idea, concordo su alcuni nomi : Hokusai sì, Kuniyoshi sì, sì soprattutto Sharaku,
    ma certo non Utamaro che è sempre troppo raffinato e armonico per essere avvicinato a Renzulli.
    Grazie di cuore.
    Franco

    Passano pochi secondi e arriva questa elegantissima ammissione :

    “Ha ragione : su Utamaro ho errato.
    A presto signor Bellino.”

    Ammettere un errore, e in questo caso nemmeno un errore, ma una semplice svista in un contesto perfetto, è davvero da pochi.
    La classe non è acqua. E Francesca di classe ne ha da vendere.
    Peccato che molti che di classe ne avrebbero davvero tanto bisogno, non pensino di doversela procurare.

  19. A volte quando Franco sentiva di aver terminato un’opera diceva :
    “E’ finita … e io sono più vecchio di un anno !”.

    Frank Sinatra quando ascoltava Judy Garland diceva :
    “Ci mette tanto di se stessa che ad ogni canzone che canta lei muore un poco.”

  20. Chiunque vanti titoli sulle foto di questo articolo mi contatti subito per la loro immediata rimozione.

  21. Franco Bellino says:

    Che strana storia la storia di questa storia !
    Ho scritto qui sopra, dedicandogli giorni e giorni di appassionato lavoro,
    un atto d’amore per l’artista e più ancora per l’amico Franco Renzulli.
    Ho scritto di lui, del suo carattere, della sua rarissima umanità e dolcezza, della gioia dei nostri incontri.
    Ho cercato di condividere con chi mi legge la profonda ammirazione per la sua arte :
    “Franco Renzulli per me è il più grande pittore vivente”.
    Ho detto persino che artisti di fama mondiale – Tiepolo, Nolde, Kiefer, Richter, Bissier, Wols –
    per me sono a volte ma non sempre alla sua altezza.

    Per ringraziarmi di questo innamorato ritratto mi hanno scritto persone
    che non sapevano nemmeno che esistesse Franco Renzulli : felici di averlo scoperto e ammirato.

    E invece proprio dalle persone da cui più mi aspettavo un commento
    ricevo un blocco monolitico di corrucciato silenzio o di dichiarato disinteresse.
    Nella migliore delle ipotesi, circa un mese fa, un : “Non ho tempo !”.

    Non una parola di commento, ma nemmeno una parola di dissenso, da Veronika, l’amore di Franco;
    da Maritza e Isabella, le sorelle o dalle nipoti di Franco.
    Non una parola da parte di Daniella, Gino, Ruggero, Gioele, Elia, Minas,
    Enas, Alain, Domenico…. gli amici del cuore da sempre di Franco.

    E’ come se il mio amore per Franco fosse stato giudicato sgradevole e sconveniente proprio da chi ha più amato Franco.
    Sicuramente devo avere sbagliato tutto : sia il contenuto, sia la forma. Se è così, me ne scuso con ognuno di loro.
    Però non cambio una sola parola di quello che è il mio appassionato e sincero atto d’amore per l’arte
    e più ancora per la stupenda persona che Franco è stato e per sempre sarà sia per Giovanna che per me.

  22. Jay says:

    Franco è rimasto nel cuore e nella mente di chi ha avuto e voluto come amico.
    Franco stesso era una nuvola, leggero com’era nell’esprimersi e anche nel modo di vestire.
    Il tuo racconto lo descrive molto bene. Credo che piacerebbe anche a lui.
    Non posso dire altro perchè anche con lui che conoscevo (conosco) da più di sessanta anni
    parlavo poco. La nostra amicizia era fatta così : con silenzi e senza giudizi, magari bevendo un “porto”.

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