Teatro : ti sfido !
Sei un attore, un regista, un impresario, un autore ?
Questo testo teatrale è già famoso nel mondo
eppure non è mai stato messo in scena.
Hai il coraggio di farlo tu ?
‘La Voce umana’ di Jean Cocteau
come non l’ha mai immaginata nessuno.
Nemmeno Cocteau !
Per la prima volta noi vediamo qualcosa che non si è mai visto né sentito
né in cinema né in teatro. Qualcosa che nemmeno Cocteau aveva previsto :
vediamo l’invisibile interlocutore della Voce Umana.
“La voce umana” di Jean Cocteau (1929)
è uno dei più famosi monologhi della storia del teatro.
E’ la telefonata tra una donna innamorata e l’uomo che non l’ama più.
Unica protagonista : una donna in camera sua al telefono.
Il testo originale prevede anche un cane, ma non lo si vede mai,
se non nella versione di Almodovar (2020).
Io vorrei fare però qualcosa che nessuno ha mai fatto prima.
Vorrei offrire a un attore – uomo – un’opportunità inedita :
interpretare “La voce umana” come protagonista di un piano d’ascolto.
“Piano d’ascolto” : inquadratura di un soggetto nell’atto di ascoltare qualcuno.
Il testo originale è un atto unico per una attrice.
Una donna parla al telefono con un uomo.
Nel testo originale e in tutte le messe in scena fino ad oggi,
noi vediamo quello che la donna fa e sentiamo quello che la donna dice.
Però mai abbiamo visto l’uomo con cui lei parla e mai abbiamo sentito quello che lui dice a lei.
Il mio progetto vuole farci vedere e farci sentire
quello che nessuno mai prima di oggi ha visto e sentito.
Il mio progetto è un atto unico per un attore.
Un uomo ascolta al telefono una donna.
Noi vediamo quello che l’uomo fa e sentiamo quello che lei dice.
Noi non vediamo la donna che gl sta parlando,
ma sentiamo quello che lei gli dice. E vediamo come lui reagisce alle parole di lei.
Il testo originale rimane esattamente quello scritto da Cocteau.
Non cambia nemmeno una sillaba, non una esitazione o una pausa.
Però nel progetto originale di Cocteau
e in tutte le interpretazioni sino ad oggi realizzate sia a teatro che al cinema
si vede sempre e soltanto la donna che parla e non si vede mai l’uomo con cui lei parla.
Nel mio progetto si vede sempre e soltanto
l’uomo che ascolta,
e non si vede mail la donna che gli parla.
Per tutto il monologo noi vediamo quello che non si è mai visto né sentito
né in cinema né in teatro e che nemmeno Cocteau aveva previsto :
vediamo quello che fa e che dice
l’invisibile interlocutore della Voce Umana.
E’ un’idea, che probabilmente scoppierà come una bolla di sapone appena un po’ approfondita.
Ma mi pare ancora oggi troppo coinvolgente e stimolante per non condividerla.
La voce umana dal 1929 a oggi.
In Rete si vedono interpretazioni storiche :
Berthe Bouy, prima interprete il 17 Febbraio 1930 …
… alla Comédie-Française per la regia di Jean-Pierre Laru :
Simone Signoret, così sconvolta dall’emozione di interpretare quel testo
che rifiutò di ascoltare la registrazione e solo con estrema difficoltà
permise che il disco fosse pubblicato :
e poi Anna Magnani … Anna Proclemer … Ingrid Bergman … Anne Mélou …
Tra le interpretazioni più recenti :
una sensuale variazione su tema di Madonna in “I want you” (1995) :
… una versione transgender di Emyliù (2011) :
Sophia Loren, che nel 2014 vince un David speciale
per la sua interpretazione nel film del figlio Edoardo Ponti :
.. e a settembre 2020 una intensa Tilda Swinton diretta da Almodovar :
Tutte donne.
Adesso però – per la prima volta nella storia – protagonista non è una donna : è un uomo !
Questa idea non è l’unica idea possibile : però è la migliore.
Volendo esplorare nuove strade – nuove ‘variazioni sul tema’ – non è difficile immaginare
“La voce umana” interpretata da una donna, che parla però con un’altra donna.
Oppure da un uomo etero che parla a una donna.
O da un uomo che parla ad un altro uomo. O di un transgender.
Si può persino pensare a tutta l’azione vista e ascoltata dal punto di vista del cane,
che non capisce e non approva quel radicale cambiamento nella sua vita.
Il capo-branco, il compagno della donna, da lui sempre amato e rispettato, non torna a casa da giorni
e al suo posto sembra ore parlare e comandare, senza però osare avvicinarsi,
l’unica e mal sopportata rivale nel suo amore di cane fedele per il capo-branco.
Con minimi adattamenti del testo e dell’azione si può fare.
Ma nessuna di queste ipotesi ha la forza del far vedere quello che non si è mai visto :
‘La Voce umana’ di Jean Cocteau
come non l’ha mai immaginata nessuno.
Nemmeno Cocteau !
Donne e uomini di teatro :
ecco alcune prime ipotesi di lavoro
per una possibile anche se improbabile realizzazione.
L’attore protagonista di questa inedita versione della “Voce Umana”
può essere dovunque, fare qualunque cosa,
basta che sia coerente con quello che lui (e ognuno di noi con lui) sta ascoltando.
Nel testo originale la donna pensa che l’uomo che sta parlando con lei al telefono sia a casa …
poi però scopre che lui non è a casa e lei si ricorda che forse potrebbe essere al ristorante …
poi però le viene il dubbio che lui non sia nemmeno al ristorante,
ma sia addirittura nella casa della sua nuova amante.
Ma di fatto, nella versione originale, lei non sa
e noi spettatori non sapremo mai
da dove sta rispondendo alla telefonata di lei.
Nel mio progetto l’uomo – l’unico protagonista dell’atto unico –
può essere dovunque purché sia un luogo o una situazione in cui è accettabile
che lui dialoghi con una donna lontana e di cui noi spettatori sentiamo la voce.
La tecnologia dei mezzi di comunicazione wi-fi offre oggi
una varietà di soluzioni impensabili nel 1930.
Il nuovo protagonista, che dialoga al telefono con la voce di donna,
potrebbe usare un cellulare con viva-voce.
La viva-voce consente di moltiplicare le possibili ambientazioni e i possibili co-protagonisti.
Altre persone potrebbero trovarsi coinvolte ed ascoltare la telefonata della donna :
potrebbero essere passanti, vicini di viaggio sui mezzi pubblici, colleghi di ufficio,
persone casualmente in fila con lui davanti a uno sportello, curiosi, complici,
personaggi in qualche modo coinvolti nella vita e nelle azioni del nostro protagonista.
Potrebbe essere coinvolta addirittura la nuova fiamma per la quale il nostro ha abbandonato
la donna che gli telefona. E allora si potrebbe anche immaginare un finale che capovolge
la situazione iniziale. La nuova fiamma, colpita dalla passione della donna con cui lui
parla al telefono, potrebbe decidere di lasciarlo.
Oppure lui potrebbe decidere di tornare dalla donna che gli sta telefonando.
Oppure, saputo che lei ha tentato il suicidio, potrebbe decidere lui di suicidarsi.
O dopo aver ascoltato tutto, l’uomo potrebbe dire semplicemente alla voce di donna :
“Guardi che ha sbagliato numero”.
Certo non sarà facile ipotizzare situazioni in cui un uomo ascolta in viva voce
una telefonata così personale e dai contenuti così passionali.
Se proprio questo si rivelasse un compito impossibile, possiamo sempre usare
o un iPad su cui arriva in audio-e-video la telefonata della donna, o l’amplificazione
della telefonata che il nostro protagonista ascolta in cuffia.
Certo è tutto un lavoro molto serio da fare,
di sceneggiatura prima e di interpretazione e di regia poi.
Penso ad un attore che, oltre che interprete, sia anche autore e regista di questo spettacolo.
Non sarà facile trovarlo, lo so. E non sarà un lavoro facile per lui, non c’è dubbio.
Ma si può fare. E se si può fare, si deve fare. Diciamo : si dovrebbe.
Tutti noi saremo sempre felici di accompagnarlo in questa sua impresa :
Ma il viaggio dell’Eroe (mitico Joseph Campbell) è l’Eroe che deve intraprenderlo !
Cercasi Eroe.
Questa idea è nata molti anni fa perché volevo offrire ad un carissimo amico -
attore sensibile anche se purtroppo impegnato nella vita in una ben diversa professione,
troppo delicata per tollerare pubbliche incursioni sul palcoscenico -
l’occasione di uno spettacolo su un testo tutto suo, creato, interpretato e diretto da lui solo.
Davide non credette nel progetto, o ci credette troppo e ne ebbe paura.
Poi ne parlai ad altri amici, uomini di teatro a Milano e Venezia e Siena : Mario Ghisalberti,
Francesco Burroni, Piero Azzurrini, Filippo Crivelli, Gianni Covini, Mattia Berto.
Tutti loro si sono innamorati dell’idea, però non l’hanno sposata.
Poi un giorno improvvisamente …
… mi è apparso Cocteau !
Cosa dice Cocteau dell’idea di mettere in scena “La voce umana” per uomo solo ?
Dice :
Voi italiani siete dei Francesi di buon umore.
Tu, Francò, vuoi mettere un uomo dove la regola dice che ci deve essere una donna ?
Hai ragione : non hai nessun merito se non disobbedisci alle regole. Fallo !
Nella vita rimpiangerai soltanto ciò che non hai fatto.
Tu fa oggi quello che gli altri faranno domani.
Ciò che il pubblico ti rimprovera, proprio quello tu coltivalo : quello sei tu.
Francò, ton idée est geniale. Je t’aime.
Parbleau !
Affido allora la mia idea a Sofia Bellino. Sofia ha solo 15 anni, ma è già un’attrice.
Forse un giorno sarà anche regista. Però non è un uomo, quindi non potrà essere lei
protagonista di questo evento. Però Sofia è giovane, ha entusiasmo, ha un cognome
che molto mi piace : negli anni Sofia troverà un attore o un regista o un impresario
che si innamoreranno dell’idea e la sposeranno : la faranno vivere su un palcoscenico.
O sullo schermo di un cinema o della TV.
Che se poi invece Sofia non si innamorerà dell’idea ………
beh, Cocteau e io ce ne faremo una ragione.
Venezia 14 settembre 2016 – 9 settembre 2022
ciao Franco,
per me sarebbe un onore partecipare a questo tuo progetto.
Non vedo l’ora di saperne di più.
Se in qualche modo posso e riesco a essere coinvolta, sono volentieri disponibile.
Grazie mille per questa proposta.
Sofia
Evviva !
Sofia ha detto : “Sì”.
Adesso ci mancano solo un autore, un attore, un regista e un impresario
e la “Voce umana” prenderà una nuova voce.
L’inizio è fantastico : grazie Sofia !
Credo che tra i principali motivi che rendono interessante “La voix humaine” ci sia anche l’enigma dell’interlocutore invisibile.
Un po’ di mistero non guasta, nelle narrazioni. Io ho visto la versione di Anna Magnani (ovviamente sublime)
e devo dire che il suo “lui” te lo devi immaginare a poco a poco, costruirtelo dai soli indizi che ti fornisce lei.
A proposito di telefoni e storie. Non so se ti è capitato di leggere “Vox”, un romanzo di Nicholson Baker che trovo formidabile.
L’intero romanzo consiste in una conversazione telefonica tra un lui e una lei che non si conoscono.
Lo scopo della telefonata è erotico; entrambi intendono procurarsi del piacere. Sesso a distanza molto prima del lockdown (1991, credo).
Mi sono immaginato un trattamento cinematografico con un cast di un paio di dozzine di attori e attrici anziché solo due.
Una moltitudine. Perché i due all’inizio non sanno niente l’uno dell’altro. Man mano che la conversazione procede,
ciascuno di loro aggiusta il tiro e “modifica” l’immagine che si è fatta dell’altro.
Per esempio: «Di che colore hai i capelli?» E zac, Wynona Rider diventa Charlize Theron (è solo un esempio).
Ma le voci sono sempre le stesse. Due doppiatori soltanto per tutto il cast.
Un altro intervento sulla sceneggiatura riguarderebbe il contesto e l’azione.
Nel romanzo questi due sono come isolati dal mondo intero e non fanno altro che stuzzicarsi al telefono in una escalation di eccitazione.
Sulla pagina funziona, sullo schermo non saprei fino a che punto reggerebbe.
Allora farei che, mentre loro continuano col corteggiamento reciproco e col sesso a distanza,
sotto le loro finestre impazza una guerriglia, o una guerra civile, o un’occupazione militare con carri armati.
Preferibilmente un conflitto di pura invenzione, in una location astratta e non riconoscibile;
altrimenti il peso della commedia, o del dramma, si sposterebbe sulla situazione reale (p. es. adesso sulla questione ucraina)
anziché rimanere ancorata ai personaggi e alla loro universalità.
Buonanotte,
Pasquale
Grazie, Pasquale.
Il tuo commento : “Credo che tra i principali motivi che rendono interessante “La voix humaine”
ci sia anche l’enigma dell’interlocutore invisibile”,
potrebbe sembrare, se non una stroncatura,
un affettuoso suggerimento a desistere.
Ma in realtà tutto il mio progetto è ad oggi “mistero”:
il mistero di chi è e di cosa fa, l’uomo
interlocutore della donna, oggi invisibile, ma udibile.
E hai assolutamente ragione, Pasquale : “Un po’ di mistero non guasta nelle narrazioni”.
Infatti tutto il fascino della mia idea – se sono riuscito qui sopra ad esprimerla –
sta proprio nel dare vita, nell’incarnare sul palcoscenico, nel rivelare al mondo,
ad ognuno di noi e forse anche a Cocteau – il mistero de “La voce umana”.
La sfida è proprio questa :
rivelare il mistero de “La voce umana” come nessuno l’aveva mai visto.
Molto stimolante, come sempre, caro Franco, la tua provocazione. Certo sarebbe molto interessante vedere le reazioni di chi sta dall’altra parte del filo. Ecco, a proposito del filo. La conversazione dovrebbe avvenire ai giorni nostri quando il telefono è senza filo. E il concetto chiave è “senza filo”. Ogni conversazione telefonica era condannata alla stasi sia del chiamante sia del ricevente, mentre il cellulare o il cordless concedono , quasi, il massimo di libertà. Mentre uno parla l’altro può andare in bagno a prendere il tagliaunghie e fare manicure, sistemare la documentazione bancaria, passeggiare nervosamente in salotto, nel giardino, stare sul balcone a prendere il sole o guardare lo scorrere del traffico o sbaciucchiarsi con la sua nuova amica. Il telefono senza fili consente di essere multitasking e lasciare libero spazio alla fantasia. Certo le azioni del ricevente dovranno essere, alternativamente, o conseguenti il senso del discorso del chiamante o, per contrappasso, il loro opposto per senso.
Comunqie bell’idea. Troppo bella perchè possa essere realizzata.