In un terrazzo su in Paradiso c’è un cane che salta per prendere al volo le gocce di pioggia. Si chiama Full.

Full era un pastore belga (‘Groenendael’).
Lui abitava a Bologna, io a Varese.
Però i miei genitori inventarono lo ‘s-bolognamento’ :
mi s-bolognavano, cioè mi mandavano dai nonni a Bologna il più spesso e il più a lungo possibile.
Tutte le vacanze di Natale … tutte quelle di Pasqua e almeno due-tre mesi ogni estate io ero s-bolognato.
E allora per Full e per me era festa grande.

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La palla a canestro … .. ai tempi che quando facevi un fallo, alzavi tu il braccio e ti autoaccusavi con l’arbitro (se c’era) o con gli avversari.

Capisco che un giocatore che da solo, senza che nessuno lo obblighi, confessa di aver fatto fallo, anche se l’arbitro non se n’era accorto, possa sembrare da ricoverare d’urgenza in TSO. Oggi un giocatore nega appassionatamente di avere massacrato l’avversario, anche se ha le mani ancora sporche di sangue. Anzi si lamenta con l’arbitro perché non sbatte fuori la vittima con il cartellino rosso (sangue) e i tifosi lo stimano proprio per questo suo cinismo. Ma nel mondo della “palla a canestro” (non ancora “pallacanestro” tuttattaccato e non ancora “basket” tu vuò fa’ l’americano), tempi diversi da quelli di oggi sono esistiti. Mi sembra giusto, o quanto meno piacevole (per me), rievocarli. Per leggere il seguito clicca qui sopra »