(introduzione del libro PALIO, la corsa dell’anima di M.Civai ed E.Toti Ed. ALSABA anno 2000)
Il Palio non è una corsa di cavalli, non è uno spettacolo non è un’oleografia folkloristica riesumata a fini turistici, non è l’occasione di un piacevole tuffo nel passato.
Il Palio è vita. È partecipazione corale e insieme intensissima emozione individuale.
Vivere (non solo vedere) il Palio aiuta a capire molto di noi stessi e della nostra vita di tutti i giorni. Aiuta anche a riscoprire il valore della passione – la bellezza e la pienezza di vivere amando profondamente – mentre la vita moderna e il lavoro e la città ci portano a essere sempre più avari di noi.
I senesi hanno capito da secoli il senso profondo della filosofia orientale: l’eterno equilibrio instabile degli opposti. Dice l’I-Ching: “la luce più luminosa acceca, il buio più oscuro rivela”. Ecco la prova: le stelle sono sempre in cielo, ma la luce del giorno le nasconde. È solo il buio profondo della notte che le rivela. Dice il senese: senza nemici, non ci sono veri amici. e senza nemici e amici, senza passione, vissuta e sofferta, non solo non c’è Palio: non c’è nemmeno vita.
Dante, Boccaccio, Machiavelli, Alfieri, Pound hanno scritto del Palio. Ma la migliore introduzione alla vita del Palio sono forse questi versi di un insospettato poeta:
… la patria si eredita
non si sceglie
se non dopo averla perduta,
ma chi ha gambe e cuore
non può vegetare da salice:
qui dunque a mia volta
chiederò una contrada, una parte
che m’illuda almeno di vivere
ancora e sempre da uomo.
Gianni Brera
Chiedere una contrada, farsi accettare, diventare “senese” per qualche ora (si crede all’inizio che sia per poche ore, si scopre poi che è per sempre) è facilissimo. Sulla porta maggiore, gigantesca metafora di un grembo insieme verginale e materno, la città ha scritto: “Siena ti apre un cuore ancora più grande” E per conquistare i senesi non c’è che seguire il consiglio di una donna che dell’amore sapeva tutto: “Se è gente che al mondo si possa pigliare con amore, sono essi: i senesi”. (Santa Caterina)
Entrati in Siena, diventati “senesi”, il Palio rivela il suo vero volto: non corsa di cavalli, ma radicale messa in discussione di se stessi. Tagliati i ponti ormai con la rassicurante onanistica poltrona dello “spettatore”, bisogna adesso vivere e viversi fino in fondo. Bisogna scegliere: viltà o coraggio, amore o odio, soprattutto vita o morte. Sul Palio come metafora della vita vi è un’ampia bibliografia. Ma la stessa rivelazione del Palio come affermazione di vita e rifiuto di morte è fulmineamente espressa nei versi di Montale: “È un volo! e tu dimentica! Dimentica la morte”.
Dimenticare la morte, che è spesso la nostra vita di tutti i giorni. Vivere ancora e sempre da uomini, che è la nostalgia di ogni istante.
“Incominciare è il nostro unico modo di esserci” (Giovanni Giudici).
Ricominciare. Partire sempre di nuovo. Il Palio è un viaggio. Esplorazione cosmica. Discesa senza ascensore e senza rassicurante vicinanza di Virgilio nelle profondità misteriose di una nostra verità intima e segreta, da cui riemergere inevitabilmente diversi, probabilmente migliori.
Questi pensieri sono perciò solo scarne indicazioni segnaletiche per un viaggio tra i più impegnativi e coinvolgenti. Per chi teme invece scoprirsi – per chi teme spendersi totalmente e senza riserve – c’è sempre la TV, in diretta.
Rinunciando a vivere, umiliando il Palio nei confini meschini del teleschermo, forse si può persino essere d’accordo col granduca Leopoldo II che a chi gli chiedeva terreni per costruire un manicomio a Siena, rispose: “Basta chiudiate le porte della città e il manicomio è bell’e fatto”.
Ad Enrico e Mauro – senesi e contradaioli in ogni singola cellula e da generazioni – è parso che la migliore introduzione alla loro opera sul Palio potessero essere proprio le parole di un non senese, di un contradaiolo adottivo.
Ben più che prova di lucidissima geniale follia, questa loro scelta è un dono d’amore.
Amore per il Palio e soprattutto amore per ogni futuro Lettore di questo libro.
Già da ora non più soltanto “Lettore”, ma già coinvolto, già protagonista in prima persona di quella “corsa dell’anima” che da sempre e per sempre è il Palio di Siena.