A quell’epoca un ventenne faceva ancora le vacanze a Rimini con la mamma e il papà. Oggi fa sorridere. Però pagavano i genitori e il giovane aveva qualche libertà. Per esempio la libertà di decidere di andare a vedere il Palio di Siena.
Sceso dalla corriera, che allora faceva capolinea proprio davanti a san Domenico, il giovane non resiste al panorama da Camporegio (uno dei vertici di emozione dell’intero pianeta) e poi, pigro, scende verso Fontebranda.
Lì santa Caterina probabilmente gli suggerisce un’idea geniale, l’unica possibile. Il Palio non puoi ‘vederlo’, il Palio devi viverlo. E per viverlo devi avere una Contrada. Fu così che vissi quel Palio da ocaiolo. Ma ancora non lo sapevo. La corsa la vidi da Piazza, ma non in palco o dentro la Piazza.
La corsa la vissi sul tufo, : accovacciato tra il verrocchio e la Costarella. Non so come o perché, ma quel pomeriggio mi riuscì proprio questo. Forse mi imbucai tra i fotografi, anche se in tutta la mia vita non ho mai avuto una macchina fotografica. Forse, anzi sicuramente, erano altri tempi.
Vinse l’Oca, vinse il Gentili.
Non ho altri ricordi nitidi, ma per anni ho raccontato al mondo che, tornati in Contrada, la “cannellina” versava vino.
Era vero.. era un sogno ? Qualcuno me lo spiegherà. Anzi no, preferisco tenermi il mio ricordo.
Per me il Palio era finito. Ma verso i primi di settembre arrivò in viale Piave 28, a Milano una strana lettera, con uno strano simbolo in alto a sinistra sulla busta : un’oca verde e trionfante.
Dentro un biglietto : “Abbiamo molto apprezzato l’entusiasmo con cui Lei ha condiviso la nostra vittoria sul Campo. Saremo lieti di averLa nostro ospite alla cena della Vittoria.” Firmato : il Governatore della Nobile Contrada dell’Oca.
Non ricordo nemmeno se poi ci andai a quella cena della Vittoria. A quei tempi – altri tempi – avevo il lavoro (un giovane a vent’anni poteva essere già assunto a tempo indeterminato dalla più grande agenzia di pubblicità italiana) – avevo l’Università (e ‘Filosofia’ con docenti come Enzo Paci, Dal Pra, Segre, Geymonat, Casari, Fubini e Cazzaniga non era uno scherzo), avevo una Scuola Professionale tutte le sere, fino a mezzanotte. E giocavo “play” in prima squadra nel CUS Milano. Però adesso io avevo anche qualcosa di più : una Contrada aveva scelto proprio me. Quando tornai nel ’67, appena sposato, per il sor Ettore, per il dottor Landini (padre), per il Prete Bani, per Enzo e Susanna, per Enrico il Toti io ero già uno di loro.
Il battesimo a Fontebranda – il 13 maggio 1979 – fu soltanto la conferma che vent’anni prima era nato, proprio sulla terra in Piazza, un ocaiolo : il 16 agosto 1959.
Franco Bellino – Extramoenia
che bella questa storia.
c’è un po’ di confusione con le date…. ma forse non è casulae
bravo
fortunato
appassionato
Grazie, Saverio.
Se mi dici per favore dove ho fatto casino con le date,
correggo e ti ringrazio.
Franco
Avevo… ho… sette anni
La sera del 2 Luglio 2013
più o meno alle otto di sera
scendendo con il corteo vittorioso
la piaggia di Santa Caterina
improvvisamente
sono tornato bambino
era il 16 agosto del 1959
più o meno alla stessa ora
e sempre a metà della piaggia
davanti a me come ora
c’era il Cencio
e il fantino vittorioso
portato in trionfo sulle spalle
era il Gentili
e poco più avanti la cavallina
Tanaquilla
con accanto la pecorella
con l’ abbandonava mai
anche io come lui ero in trionfo
sulle spalle di mio babbo Livio
e quel giorno per la prima volta
sentii la follia e la magia della Festa
il suonare ossessivo
della campanina impazzita
e gli abbracci
continui di tutti con tutti
i canti
i sorrisi
i bicchieri di vino
e oggi 2 Luglio 2013
più o meno alle otto di sera
mentre scendo la piaggia
sventolando a festa la mia bandiera
ho forse capito
il senso profondo di questa Festa:
tornare ogni volta bambini
e gioire per niente
perché in fondo cos’è un palio vinto
se non l’occasione
di abbracciarsi e di amarsi un po’ di più
almeno per una sera
che cos’è un oca incoronata
se non la rete di affetti
che da secoli lega la tua gente
che cos’è questa piazza
che insieme contiene e scatena
la voglia di tutti
di tornare a giocare
di essere eternamente bambini
e allora non c’è differenza
tra i cavalli veri
e i barberi che fai ruzzolare
nella strada in discesa
tra il Palio vero
e il Palio dei cittini
mille volte giocato
con le spennacchiere di cartone
stasera ho sette anni
la festa, il vino, le urla, le bandiere
invadono le strade
stasera tutti hanno sette anni
per crescere c’è tempo
francesco burroni 2013