Capisco che un giocatore che da solo, senza che nessuno lo obblighi, confessa di aver fatto fallo, anche se l’arbitro non se n’era accorto, possa sembrare da ricoverare d’urgenza in TSO. Oggi un giocatore nega appassionatamente di avere massacrato l’avversario, anche se ha le mani ancora sporche di sangue. Anzi si lamenta con l’arbitro perché non sbatte fuori la vittima con il cartellino rosso (sangue) e i tifosi lo stimano proprio per questo suo cinismo. Ma nel mondo della “palla a canestro” (non ancora “pallacanestro” tuttattaccato e non ancora “basket” tu vuò fa’ l’americano), tempi diversi da quelli di oggi sono esistiti. Mi sembra giusto, o quanto meno piacevole (per me), rievocarli. Per leggere il seguito clicca qui sopra »
Chiacchiere da spogliatoio. Più eleganti del locker-room talk di Trump. Spero.
Scavando tra le decine di cartoni da imballo non ancora sballati dopo gli ultimi 6 traslochi in giro per l’Italia, salta fuori questa foto, con firma autografa di tutti i giocatori e sul retro anche una affettuosa dedica.
Era il Borletti Olimpia degli anni 1953-54. I giocatori sono da sinistra, prima in piedi e poi accosciati :
Sforza – Stefanini – Padovan – Romanutti – Rubini – Riganti – Reina – Gamba – Galleti – Pagani
Io in quegli anni giocavo per la Pallacanestro Varese, campionato Allievi e i miei idoli erano questi :
Per noi di Varese, il Borletti era l’odiatissima rivale. A volte tra i tifosi, ma spesso anche in campo finiva a botte.
Io però alle squadre in trasferta osavo chiedere gli autografi. Entravo nel dopopartita nello spogliatoio
tra corpi giganteschi muscolosi e fumanti dopo la doccia (fumanti perché gli spogliatori del Palazzo dello Sport,
in realtà Palestra dei Pompieri non erano poi così riscaldati). Per leggere il seguito clicca qui sopra »
Franco Bellino, una leggenda del basket. Così piccolo e già così grande (modestamente).
Un anno Franco regalò a tutti i compagni di squadra dei pantaloncini da gioco dotati di tasca.
La leggenda non dice se fornì anche fazzolettini di carta.
Però la leggenda dice che la classe non è acqua e non lo è mai stata.