Il più bello dei guajian che non ho non l’avrò mai.
Questo titolo fa volutamente eco ad un mio post di qualche mese fa.
Si trova sotto “Older Entries” con il titolo :
“Il più bello dei Kotoko che non ho non l’avrò mai”.
Mi ripeto perché provo oggi esattamente le stesse emozioni di allora
scrivendo “Guajian : il netsuke nasce in Cina”.
Tutti i guajian che illustrano questo post sono miei. Tutti tranne uno.
E’ quello proprio sotto le due onde che evocano la Grande Onda di Hokusai.
E’ quello che sembra una grande impetuosa onda marina,
una di quelle che cavalcano gli dei del surf.
E’ quello che sembra anche i capelli ramati di una fanciulla, sciolti sulle spalle.
“Con una fronda di mirto giocava e con un bel fiore di rosa..
E la sua chioma le ombrava lieve e gli òmeri e le spalle”
(Archiloco, frammenti 30 e 31, nella versione di Quasimodo).
E’ quello fotografato da Paul Duda e tratto dal libro di Margaret Duda.
So che non avrò mai questo guajian perché l’ho già invano chiesto a Margaret.
Però mi consolo con Bertrand Russel che mi dice :
“La mancanza di quello che si desidera è una parte indispensabile della felicità”.
Mi consolo soprattutto perché questa mancanza si trasforma in una speranza,
in una promessa, in una gioiosa apertura al futuro.
Tutto deve ancora succedere. Tutto può ancora succedere.
E così ricordo versi indimenticabili. Me li ricordo io,
io che spesso quando chiamo qualcuno, dopo aver digitato il suo numero, nei brevi istanti
in cui il suo telefono squilla, già ho dimenticato chi sto chiamando
e farfuglio subito il mio nome sperando che così lei o lui mi dica il suo.
Ecco la luminosa indimenticabile apertura al futuro nei versi di Nazim Hikmet :
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Appena dopo averlo pubblicato qui sopra, pochi minuti fa, mi è parso gentile avvisare la cara amica Margaret Duda
di questo mio piccolo e modesto omaggio ad uno dei suoi guajian :
quello per me più bello tra i 1.500 splendidamente fotografati nel suo libro, e quello che io non potrò mai accarezzare.
Così ho cercato di tradurre per lei in inglese i versi di Archiloco :
She enjoyed holding a branch of myrtle
and a flowering rose …
and down her back and shoulders
flowed her hair.
.. e di Hikmet :
The most beautiful sea hasn’t been crossed yet.
The most beautiful child hasn’t grown up yet.
Our most beautiful days we haven’t seen yet.
And the most beautiful words I wanted to tell you I haven’t said yet.
E’ stato bello impegnarsi in una traduzione perché ho constatato una volta di più
non solo quanto diverso possa essere la lettura di un poeta in lingue diverse,
ma anche quanto rivelatore e illuminante possa essere l’esercizio del tradurre.
Per Hikmet non ci sono grandi differenze tra l’italiano e l’inglese.
Ma per Archiloco c’è invece una rasserenante scoperta, che conferma la mia lettura
di quel guajian sia come onda marina, sia come i capelli di una fanciulla.
Non sono in grado di analizzare il verbo originale di Archiloco, che è più o meno
Κατεσκìαζε.
Però Quasimodo immagina la fanciulla nella luce abbagliante delle isole greche.
Nello splendore del sole, un lieve tocco gentile e premuroso : i capelli morbidi e fluenti ‘ombrano’
e proteggono la candida pelle del collo e delle spalle della fanciulla.
In inglese invece il verbo non è più “fare ombra”, ma “to flow” : fluire, scorrere, ricadere, scendere,
proprio perché l’onda dei capelli sciolti sulle spalle evoca il movimento
ed il fascino di un’onda che scorre verso le riva.
In principio non era il Verbo.
Il Verbo è venuto in seguito per sostituire l’emozione.
(Céline citato da Antonio D’Orrico)
.. ma c’entra con quanto scritto qui sopra ?
E’ quanto scritto qui sopra.
mail sent to a dearest friend abroad :
Dear M.D.
if you go to http://www.francobellino.com under the title
“The most beautiful Guajian will never be mine”
you’ll find a warm and deep homage to one of your chinese toggles.
It is written in Italian, but maybe some day somebody will translate it for you.
I am saying that this guajian evokes to me
an huge ocean wave and also the golden auburn hair of a young girl
as the greek poet Archilocus describes it in fragments 30 and 31.
She enjoyed holding a branch of myrtle
and a flowering rose …
and down her back and shoulders
flowed her hair.
This guajian inspires me also to remind the verses of the poet Nazim Hikmet :
The most beautiful sea hasn’t been crossed yet.
The most beautiful child hasn’t grown up yet.
Our most beautiful days we haven’t seen yet.
And the most beautiful words I wanted to tell you
I haven’t said yet.
I hope that you like this homage paid to one of your objects and
I hope that may be some day you will sell it to me…
if I still will be around
Franco