Spesso chiamiamo “eroi” e celebriamo con pubbliche onoranze persone che scelgono liberamente di rischiare la vita andando a lavorare in zone pericolose,
dove le retribuzioni sono però molto allettanti. A volte sfortunatamente queste persone, coinvolte in incidenti o attentati, perdono la vita.
In questi casi il termine “eroe” mi sembra inadatto : “vittima” sarebbe più giusto.
“Eroe”, vero eroe mi sembra invece un operaio che proprio ieri ha perso la vita
in un incidente stradale sul Passante di Mestre (Corriere della Sera del 30.7.2014, pagina 7 del ‘Corriere del Veneto’).
Nulla di eroico nel tragico evento in cui è morto Mauro Camerotto.
Eroico però il fatto che l’operaio Mauro fosse laureato in Ingegneria.
Eroica la sua testarda volontà di dimenticare (con enorme sofferenza, immagino) gli anni di università ed il sudato titolo di studio.
Eroica la sua decisione di diventare a 47 anni da “ingegnere” semplice “operaio” pur di guadagnarsi onestamente la vita.
Questi sono gli “eroi” che dovremmo, credo, celebrare. E, se possibile, imitare.