Mi è apparso Christo. Scherzo. Mi ha scritto però. Avevo proposto il nome di Christo
(vedi “Artisti al cubo. Nel mio elenco son già mille e tre. Anzi 3.”
che si legge qui : http://www.francobellino.com/?p=2197#more-2197link).
Volevo affidargli il cubo dell’Hotel Santa Chiara perché ne facesse uno dei suoi splendidi pacchi.
Il pacco del pacco.
Con grande gentilezza dopo pochi giorni mi è arrivata la sua risposta.
Parentesi : i grandi rispondono, sono le mezzeseghe che si avvalgono del “silenzio-rigetto”.
Come il Preside che non risponde ad una coppia di genitori che – avendo perso un figlio adolescente -
gli chiedevano la fotocopia di un suo tema. Il Preside per un mese non risponde, non telefona, non scrive
e poi (pèso el tacòn del buso) si giustifica dicendo che
“a norma di legge se dopo 30 giorni non c’è accoglimento dell’istanza, questa si ritiene rifiutata”.
Christo, che non è certo una mezzasega, mi fa scrivere pochi giorni dopo il mio invito
dal gentilissimo Jok Church per ringraziare dell’invito che però non può accettare :
“Dear Mr. Bellino, Christo does not accept proposals nor ideas for artworks from others.
Thank you kindly. Jok Church”.
Appena scomparso Christo, miracolosamente mi appare alla ribalta il Teatro.
Il Teatro in persona, il Teatro incarnato.
Pier Luigi Pizzi.
Il grande Pier Luigi Pizzi ha casa a Venezia sul Rio di san Polo nel palazzo dove qualche anno fa ebbe studio Tiziano.
Pizzi è un mito, uno di quelli che in Giappone chiamano e venerano come “Tesoro nazionale vivente”.
Per anni si andava a Parma per vivere il suo allestimento per Gotha.
Nel 2010 si andò a Parigi solo per vedere come Pizzi per Nicolas e Alexis Kugel
aveva trasformato l’Hotel Collot in un Pantheon di indescrivibile fascino sulla Rive Gauche.
Oggi Pizzi potrebbe salvare Venezia.
Potrebbe far diventare un’attrazione mondiale Piazzale Roma,
che certo per ora attrazione lo è ma logistica, non certo estetica.
Potrebbe salvare la faccia di noi ‘veneziani’ che da qualche tempo ci sentiamo veramente presi per il cubo.
Le invenzioni teatrali di Pier Luigi Pizzi potrebbero regalarci l’opportunità
di trasformare il pallido cubo dell’hotel Santa Chiara in un vero “mattatore” (ogni riferimento anche omicida è voluto)
degli scialbi figuranti e delle insipide comparse architettoniche che prendono oggi la scena di Piazzale Roma.
Come ?
Semplicemente facendo quello che Pizzi sa fare come nessun altro al mondo :
dipingendo a ‘trompe l’oeil’ le pareti esterne del cubo come se mostrassero gli interni e mostrandoceli sul Canal Grande.
Le pareti esterne del cubo diventerebbero cristalli trasparenti che ci rivelano –
non i reali interni dell’albergo, per carità, non letti sfatti e valige traboccanti, non i turisti in mutande e matrone in bigodini
(che però anche così sarebbe comunque un miglioramento rispetto alla situazione attuale,
se si pensa ai capolavori ironici di Duane Hanson, che vedi qui : http://www.francobellino.com/?p=1711) -
ma gli straordinari interni che nessuno come Pizzi nel mondo sa inventare.
Tra qualche settimana Pizzi sarà protagonista a Versailles di una nuova grande mostra : “Le roi est mort”.
Subito dopo potrebbe compiere per sé e per tutti noi la magia di un suo intervento sul Canal Grande.
A Versailles : “il Re è morto”; a Venezia : “Il cubo è risorto”.
Ovviamente per risorgere è opportuno prima defungere. E allora il cubo non muore, però esplode.
Un’esplosione metaforica, per carità (anche se un pensierino molto concreto e poco metaforico Francesco Mirate in un suo commento l’aveva fatto, scrivendo : “a Dolo c’è la ditta Fratelli Fracasso Demolizioni che par pochi schei buta zo tuto……..) :
si disintegrano la pallide pareti ed appare una sequenza folgorante di stupendissimi interni :
inesistenti ma emozionanti e coinvolgenti.
Così emozionanti e coinvolgenti da far desiderare di entrare e di viverci.
E alla fine, oltre a gratificare l’occhio di chiunque a Venezia ci arrivi o ne parta,
si porterebbe anche acqua e incassi al mulino del proprietario dell’Hotel.
Difficile pensare che si possa fare di meglio. Difficile sperare che si possa fare.
Beh, stavolta avrei voluto scriverla io (la pizzi ologia………)
Ammetto peró un ripensamento : c’è un’arditezza architettonica che abbassa un pó la “freddezza” del cubo
(ma non è un parallelepipedo? un pó trapezoidale?).
Alla fine questo anfratto di Modernismo rompe con la sua sconclusionatezza urbanistica
il grigiume-marciume sul quale galleggia l’intera zona,
ma aggiunge con-fusione a dif-fusione della cultura dell’ignoranza che ondeggia in cittá.
Sei nominato “costumista” per i prossimi pseudoallestimenti teatranti tetranti tritanti.
F & S
con aggiunti ossequi di monsieur Mirat…………….eeeeeeeeee
Pubblico questo importante intervento, ma non le foto allegate perché (e me ne scuso) non so come si fa :
Egregio Franco Bellino,
desideravo condividere con Lei il tentativo di rilanciare una iniziativa artistica sul “Cubo” di Piazzale Roma. Alcuni interventi, fra i quali anche quello dell’ex Rettore IUAV prof. Amerigo Restucci, avevano fatto proposte analoghe. In precedenza mi era capitato di insistere sulla tradizione, un tempo assai diffusa, del “Trompe l’oeil” su alcuni esterni. Già il Mantegna nel Palazzo Ducale di Mantova (1464) propose nella famosa “Camera Picta, o Camera degli Sposi) il gioco prospettico di mascheramento e della illusione, che diviene artisticamente il nuovo volto, la immagine sensibile delle pareti trattate. In alcuni viaggi in Francia mi è capitato di fotografare molte opere recenti (e di André Leclerc tra quegli artisti) di “trompe l’oeil” esterni su vasti complessi immobiliari altrimenti anonimi. I risultati sono sorprendentemente positivi. Cito fra questi due grandi pareti di edifici prospettanti accanto al Centro Storico di Montpellier che cambiano totalmente l’aspetto urbano del luogo. E poi tanti altri casi. Le scarse reazioni che ci sono state, dopo la fiammata iniziale di indignazione di molti concittadini e della stampa, dimostrano purtroppo in che posto viviamo. Il proprietario e gli architetti lo sanno bene e confidano in questo: una continua lenta e narcotizzante assuefazione. Entro pochi mesi già non se ne parlerà più. E la Biennale d’Arte che cosa ci sta a fare a Venezia? E il suo Presidente Baratta? Il Ministro Franceschini, ai Beni Culturali, che è venuto con il Presidente della Repubblica ad inaugurare la Mostra del Cinema e poi a visitare la Biennale, perché non ha fatto un sopralluogo su questa parte della città? Già sento dei colleghi ed altri benpensanti che dicono: ” Ma insomma non è poi così orrendo; cosa si poteva fare in quel posto?…” Non è possibile che la contemporaneità sia diventata così sterile. Pertanto occorre continuare ad insistere. Ci sono molti esempi di come, attraverso un confronto artistico, potrebbe cambiare o perlomeno migliorare in qualche modo quell’intervento senza “anima”. Allego alcuni esempi fotografici.
Cordiali saluti.
Gianfranco Vecchiato
Buongiorno.
Ho letto il suo testo con molto interesse e la ringrazio del consenso.
Purtroppo il guasto a piazzale Roma è irreversibile e continuerà a peggiorare.
Nessuno può compiere il miracolo.Questo spazio è ormai compromesso
e senza una totale demolizione non si può immaginare un progetto architettonicamente convincente.
Sono certo che un intervento scenografico, per quanto magico possa essere, non risolverebbe il problema.
Ma è bello avere pazze idee e credere nella Magia. Io ci provo,ogni tanto!
Un cordiale saluto da Pier Luigi Pizzi.