C’è a Venezia da alcuni giorni una bellissima mostra dedicata ad Andrea Meldola detto Schiavone.
La mostra è molto ricca : disegni, incisioni, tele e tavole : davvero un ritratto completo.
Il pittore è elegante, estroso, coraggioso nelle sue invenzioni e variazioni su tema.
Eccelso disegnatore, incisore spesso a livelli sublimi. Dipinge con una leggerezza di tocco che dal Parmigianino, che lo affascinò agli esordi, sembra portare fino a Tintoretto, al Guercino, a El Greco. Piacevolissimo sempre.
Vittima però di un curatore sadico.
Però.. però ecco che in una delle ultime sale appare un dipinto che non è dello Schiavone, ma di un certo Tiziano. E’ stato crudele mettere lì quel dipinto. E’ stato sadico il curatore.
Tutta l’ammirazione che sala dopo sala stava crescendo per questo artista poco conosciuto e così interessante si scioglie come neve al sole, pof ! scompare come una bolla di sapone.
Basta l’azzurro del cielo, l’altro azzurro dei monti, ancora l’altro azzurro del manto di Maria, la fascia incandescente e il velo d’oro bruciato di santa Caterina e tu immediatamente senti, non puoi non sentire, la presenza del genio.
L’altro è bravissimo, affascinante, emozionante.
Ma questo è un genio. Non c’è possibilità di confronto.
Credo che Tiziano stesso, che pure stimava lo Schiavone, avrebbe sottovoce suggerito al curatore della mostra di non esporre la sua opera.
Lasciamo tutto il palcoscenico al pur grande affascinante interessante Schiavone. Il genio abita altrove.
Ciao Franco,
sono perfettamente d’ accordo con Te : i vari curatori non possono fare a meno
di citare sempre i grandi (probabilmente aiutano a rendere più visitato l’ evento) togliendo così ” l’ossigeno” ai minori.
Nel tuo commento hai centrato una cosa che non tutti sanno, il famoso azzurro che ti ha tanto colpito
è lapis-lazuli , il colore più costoso in assoluto nel 1500…………
committente ricco/pittore bravo/materiale di qualità superiore così hai l’opera d’ arte da MUSEO.
Diagnosi impeccabile sull’uso dei grandi nomi per allettare i visitatori.
Titolo della mostra è infatti :
“Andrea Schiavone. Tra Parmigianino, Tintoretto e Tiziano”.
Mancano Veronese e El Greco e poi ci sono tutti gli specchietti per le allodole.
Anzi, trattandosi di Piazza, gli specchietti per i piccioni.
Caro prof. incappasti in un un’avversa procella-i s.s.- “mettendo in mezzo”
quel gran paraculo del Vecellio che pur valente “artista” era in continua e
silente “sfida” con tutta la pittura sua contemporanea. Grande imprenditore
della e nella sua formidabile “bottega” il Vecellio ha schiavizzato decine di valentissimi allievi e collaboratori
aggiungendo alle produzioni di questi il suo tocco finale di “gran chef de cuisine”.
È veramente il problema dei problemi la paternità completa dei suoi dipinti,
ma è innegabile che soprattutto nei ritratti la sua personalissima capacità di introspezione del rappresentato sia unica.
Per quanto riguarda la “tecnica” la committenza era vessata dalle sue esosissime richieste
e questo ha fatto sì che la “materialità” di molti dipinti sia da noi attuali spettatori contemplata come stupefacente.
Ma i confronti tra artisti sono sempre inopportuni :
per quanto gli stessi si influenzino reciprocamente resta sempre comunque la “singolarità” di ognuno.
Noio, personalmente, crediamo che l’accostamento che tu argutamente
definisci sadico sia stato esposto come ennesimo esempio della “diversità” tra le personalità degli artisti.
Siamo d’accordo che il “genio” è altrove : vuoi mettere come
mamma tua faceva il risotto e come sei costretto ad annuire da decenni per quello che ti propinano osti della mal’ora ?
E ritroviamoci con i piedi sotto un bel tavolo imbandito di squisitezze e allegrie
di varie “etnie” (partenopee sicule tosco-emiliane umbro-marchigiane apulo-sannite lombardo-venete etc etc) ! ! !
Saluti e SALUTE da
F & S
Grazie Franco, per aver richiamato l’attenzione di un comune mortale dell’arte come me sull’azzurrità del Tiziano.
Tutto il resto è noia. Come cantava Pappalardo.
Mi permetto di riportare la wiki-citazione sul lapis-lazulo:
deriva dal latino lapis, “pietra” e dal latino medievale lazulum, dall’arabo لازورد lāzuward che a sua volta deriva dal persiano لاژورد läžwärd “azzurro”.
Lo stesso termine azzurro deriva da läžwärd, passato all’arabo لازوردي lāzwardī “lapislazzuli” e al greco bizantino (λίθος) λαζούριος (líthos) lazúrios, con aferesi di l sentito come articolo, quindi (l’) *azúrio > azzurro.
Franco non è un sadico ma come dice Alberto se non metti i grandi nomi le mostre non vanno ormai si sa!
Paolo era Califano che cantava tutto il resto è noia, è la stessa differenza tra Tiziano e Schiavone.
Ciao
Tutto il resto è noia” è sì Califano, ma qualche anno prima del “Califfo”
è Giacomo Leopardi che in una lettera a Pietro Giordani del 30 Aprile 1817
scrive appunto :
“Tutto il resto è noia”.
Devo la notizia a Giovanni Floris.
Postilla alla postilla qui sopra :
con tutto l’affetto, la simpatia e l’ammirazione per Franco Califano, mi sembra improbabile che “il Califfo” leggesse non dico i “Canti” o lo ”Zibaldone” di Leopardi, ma addirittura le sue lettere private.
“Il resto è noia” può essere tranqillamente un’affinità elettiva ed espressiva tra il poeta di Recanati e “il Prevert di Trastevere”. Ma non mi sento nemmeno di escludere che Califano, che peraltro pubblicò anche libri di poesie, abbia letto quella lettera di Leopardi e da lì si sia ispirato per il suo verso più famoso.
Dice Leopardi :
Unico divertimento in Recanati è lo studio:
unico divertimento è quello che mi ammazza:
tutto il resto è noia.
Dice Califano :
Si, d’accordo l’incontro
Un’emozione che ti scoppia dentro
L’invito a cena dove c’è atmosfera
La barba fatta con maggiore cura.
La macchina a lavare ed era ora
Hai voglia di far centro quella sera
Si d’accordo ma poi.
Tutto il resto è noia
No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
Maledetta noia.
Si, lo so il primo bacio
Il cuore ingenuo che ci casca ancora
Col lungo abbraccio l’illusione dura
Rifiuti di pensare a un’avventura.
Poi dici cose giuste al tempo giusto
E pensi il gioco è fatto è tutto a posto
Si, d’accordo ma poi…
Tutto il resto è noia
No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
Maledetta noia.
Poi la notte d’amore
Per sistemare casa un pomeriggio
Sul letto le lenzuola color grigio
Funziona tutto come un orologio.
La prima sera devi dimostrare
Che al mondo solo tu sai far l’amore
Si, d’accordo ma poi.
Tutto il resto è noia
No, non ho detto noia
Ma noia, noia, noia
Maledetta noia.
Si d’accordo il primo anno
Ma l’entusiasmo che ti resta ancora è brutta copia di quello che era
Cominciano i silenzi della sera
Inventi feste e inviti gente in casa
Così non pensi almeno fai qualcosa
Si, d’accordo ma poi.
Tutto il resto è noia
No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
Maledetta noia.
Rispetto a Leopardi, Califano ha un vantaggio: lo scrive e lo canta anche :
https://www.google.com/search?client=firefox-b-e&q=youtube+califano+tutto+il+resto+%C3%A8+noia#fpstate=ive&vld=cid:7fef4447,vid:_7P_-7ZIAxo,st:0