Hufu. Tiger Tally. La tigre ha fatto un balzo.

hufu balzo foto 1

Di questa tigre cinese mesi fa ho scritto :

…….  il mio “hufu” non vale nemmeno 120 Euro, fino a che non trovo qualcuno
disposto a darmi 120 Euro per averlo. Però che sia veramente antico o no,
che valga veramente 120 o 12.000 Euro non mi interessa più di tanto.

In realtà io non lo venderei nemmeno per 12.000 Euro.

Pochi giorni fa però è successo un fatto davvero straordinario :
la tigre ha fatto un balzo !

Sotheby’s fa un’asta a Parigi dal titolo
“Trésors de la Chine ancienne de la collection David David-Weill”.
Il catalogo è eccezionalmente raffinato. Giustamente perché ci sono in asta 59 pezzi di straordinaria bellezza e rarità.
Il lotto numero 51 è un hufu.

Hufu David-Weill pagina

 

Viene valutato prima dell’asta tra 4 e 6.000 Euro.
Viene aggiudicato il 16 Dicembre 2015 per 363.000 (tre cento sessanta tre mila) Euro.
Di tutta l’asta è il lotto che fa il più straordinario balzo in alto.
Più di 72,6 volte la stima iniziale.

Salto con l’asta in asta.

Questa imprevista e imprevedibile impennata nella valutazione di un pezzo interessante sì,
ma non certo emergente per qualità rispetto agli altri lotti in asta, mi intriga e mi incuriosisce.

Come mai è avvenuto ?

Era forse sbagliata per difetto la valutazione iniziale ?
Gli esperti della Casa d’aste avevano qualche dubbio, dubbio che poi i compratori
hanno d’un balzo superato ?

Effettivamente anche altri lotti hanno fatto un salto in alto con l’asta rispetto alla valutazione iniziale.
Un’eccezionale grande maschera in bronzo (lotto 10)

lotto 10

è stata aggiudicata per 783.000 Euro partendo da una valutazione iniziale di 150-200.000
Questa maschera è il top lot dell’asta, ma il balzo della maschera rispetto a quello della tigre in proporzione è scarso :
solo 4 volte non 72,6 volte la valutazione iniziale !

E’ vero peraltro che oggi più che mai

La provenienza fa la differenza.

Sempre più spesso infatti nei settori più diversi del collezionismo d’arte la provenienza è fondamentale.
Forse questo appellarsi a chi l’ha scelto e posseduto prima di noi, l’aggrapparsi al pedigree di un’opera
sia essa un dipinto, un commesso di pietre dure o un feticcio Fang
è anche una tacita ammissione della nostra insicurezza del gusto, della consapevolezza
di non possedere ormai più quella ‘connoisseurship’ che distingueva una volta i veri grandi esperti.

L’hufu in asta a Dicembre 2015 ha come provenienza David David-Weill.

 

Davis buono

 

David David-Weill (1871-1952) era un miliardario che negli anni ’30 poté finanziare addirittura tre spedizioni
di Orvar Karlbeck  (1879-1967) inviato in Cina per procurare a un “sindacato” di musei e collezionisti privati
svedesi, inglesi, tedeschi ed olandesi preziosi reperti archeologici di altissima epoca.

 

Veniero best

Già il confronto tra i due ritratti dice molto.
Il mio hufu viene invece dalla collezione di Veniero De Giorgi (1953-2013) che ha fatto sì circa molti viaggi in Cina
dove ha vissuto a lungo negli anni ’80, ma certo non aveva né i mezzi né il prestigio internazionale di David-Weill,
né poteva avere la libertà di frequentare in Cina i siti archeologici a cui si poteva invece accedere quasi un secolo fa.

L’ hufu David-Weill è stato pagato 72,6 volte l’iniziale valutazione fatta dagli Esperti
di una delle più prestigiose Case d’Aste del mondo.
Però l’ hufu Franco Bellino è stato pagato 3.025 volte di meno dell’ hufu David-Weill.

Cosa vuol dire ?
che l’hufu Franco Bellino è una patetica imitazione fusa in qualche fabbrichetta cinese di falsi pochi anni fa ?
Oppure invece che ci troviamo davanti ad una straordinaria trouvaille (‘trouvaille’ : preziosa scoperta, fortunato rinvenimento, vulgo ‘botta di culo’) della cronaca antiquaria di questo secolo ?

Si impone forse un’altra considerazione :

Il prezzo fa il valore.

Per secoli, diciamo pure per millenni è stata valida una cinica verità : ogni cosa (e, temo, anche ogni persona)
ha il suo prezzo.

Per secoli il valore di un oggetto ne determinava il prezzo.

Se un gioiello, un dipinto, un’opera d’arte avevano un grande valore,
questo valore si traduceva in un prezzo, più o meno alto.
Addirittura di conseguenza a volte si diceva : è di valore incalcolabile. Quindi è senza prezzo.

Oggi però le cose sono cambiate.

Oggi, bisogna ammetterlo, non è il valore che fa il prezzo.

E’ il contrario.

Oggi è il prezzo che fa il valore.

Oggi un’opera che non dice nulla, che non vale nulla si vende però a milioni di Euro.

E i compratori se la contendono.

Koons best

Come mai ?

Forse perché oggi non siamo più così sicuri che noi o i nostri Esperti si sappia leggere un’opera ?
Forse perché ci mancano le nozioni, gli strumenti, gli occhi e i sensi tutti per vedere e riconoscere il valore ?

Non siamo sicuri di sapere valutare né in un mercatino rionale di cose vecchie né

nelle grandi Fiere e aste internazionali il valore estetico, storico, emozionale di un oggetto.

E allora chiediamo il prezzo. E se costa tanto, beh allora deve valere tanto.

E’ la resa del gusto al mercato.

E’ la resa del giudizio personale al listino dei prezzi.
Così si capovolgono i criteri di giudizio :

koons due

Quanto costa ?

Moltissimo.

Allora è bello !

… ma non è bello ! Non dice niente. E’ stupido e mal fatto. E’ già visto. E’ copiato.
Te lo fa meglio il vucumprà che gonfia e poi annoda i palloncini.
E’ in pessime condizioni.
L’ha appena finito e sta già andando a pezzi …

Fa niente !

OK, il prezzo è giusto !

Se c’è anche una sola persona al mondo (e c’è, soprattutto da quando hanno chiuso i manicomi)
disposta a investire milioni di Euro pur di possedere quell’opera (arte, si fa per dire),
allora vuol dire che quell’opera è arte. Grande arte. Arte di grande valore.
Quindi capolavoro. E quindi : buon investimento. Concupito.

Ci si scanna e ci si dissangua per possederlo. Lo si strappa al mondo
per chiuderlo poi nel caveau di una banca e aspettare solo il momento propizio per rivenderlo.
Guadagnandoci of course.

Tu si que vales.

Queste malinconiche riflessioni, nata da simpaticissime ciacoe nella galleria di un amico, antiquario da generazioni,
mi inducono a riconsiderare quanto ho scritto sulla mia tigre di bronzo intarsiato in argento
e a confrontarla con l’altra tigre che nemmeno un mese fa ha compiuto il balzo prodigioso.

 

Hufu non ne esistono molti al mondo. Pochi in pochi musei. Rarissimi nei cataloghi d’asta.

Per esempio Lothar von Falkenhausen nel suo puntiglioso e dottissimo saggio

The E Jun Qi Metal Tallies alle pagine 79-123 del volume

“Text and Ritual in Early China”, edited by Martin Kern, 2005 University of Washington Press

elenca soltanto 4 hufu, così rari e così preziosi che li cita dotandoli ciascuno di un nome proprio :

1

“Du- hufu” foto p.87 il solo con provenienza certa, scavato a Beichencun nel 1973

in ‘Shaanxi History Museum’ (Xi’an)

2

“Xinqi- hufu” in ‘Museum of Chinese History’ (Beijing)

3

“Yuanling- hufu” in ‘Museum of Chinese History’  (Beijing)

4

“Bi Dafu- hufu” in ‘the Palace Museum’ (Beijing)

Aggiunge però che Wang Guowei tratta nelle sua opera “Guantang jilin” (1959) altri hufu

dei periodi Wang Mang (45 aC>23 dC) e Sui (581>618).

Gli hufu o Tiger Tallies furono infatti usati come preziosi contrassegni
per identificare messaggeri soprattutto nel periodo degli Zhou (1100-221 a.C.)
ma in realtà poi già in epoca Song (970-1269 d.C.) se ne crearono di falsi
imitando caratteri antichi ormai non più in uso e provvedendo poi sapientemente ad ‘antichizzare’ il bronzo.

Ci sono quindi altri hufu, ce ne sono di epoche meno alte, ci sono probabilmente anche molte copie antichizzate,
definite di “archaistic style” (“in stile arcaico”, vulgo ‘copie’ se dichiarate tali o ‘falsi’ se fatti passare per antichi)
create in Cina già secoli e secoli fa con prodigiosa fedeltà agli originali e con sincera venerazione.

Poi, conoscendo i Cinesi, certamente sono stati prodotti molti altri hufu, forse fino ai giorni nostri.
Direi come sintesi sc-sc-scientifica (Capannelle docet) :

gli hufu o Tiger Tally ad oggi noti vanno dal 12° secolo avanti Cristo al 2016 dopo Cristo.

O meglio, propongo di datare ogni hufu, quantomeno il mio, proprio così :

“21° secolo o prima”

Così non devo più cambiare la datazione almeno per un po’ :-)

Nonostante questa datazione così elastica che si allunga prodigiosamente a 33 secoli
non toglie il fatto che tanti hufu però non ce ne siano poi oggi nel mondo.
E’ sufficiente infatti che ne appaia uno in un serissimo catalogo d’asta
e subito quell’hufu batte il record mondiale di salto in alto del prezzo di aggiudicazione, saltando in su di 72,6 volte.

La tigre di David-Weill ha forse fatto questa straordinaria performance nel Dicembre del 2015
perché nel frattempo qualcuno aveva letto su www.francobellino.com i miei scritti
dedicati all’hufu scoperto a Roma nel Marzo 2015 ?

Mi piacerebbe pensarlo, ma mi sembra improbabile.

Eppure a guardarlo bene l’hufu David-Weill non è poi tanto diverso

e nemmeno tanto più bello dell’hufu Franco Bellino :

 

Hufu David-Weill foto finale

affrontati 2

 

Vorrei tanto poterne parlare con qualcuno.
Perciò qualsiasi commento, rettifica, contributo scritto qui sotto in calce cliccando su ‘Comments’
o inviato alla mia mail è non solo graditissimo, ma garantirà a chi mi scrive
generose offerte di ombre e prelibati cicheti nei migliori bàcari di Rialto.

Nel frattempo per non sapere né leggere né scrivere

e a scanso di equivoci fatali dovrò forse modificare la frase con cui ho iniziato questo testo

e scrivere :

In realtà io non lo venderei nemmeno per 120.000 Euro ?

 

Meglio di no : se qualcuno si presenta con i 12.000 Euro,
anche la mia tigre è pronta al grande balzo :-)

 

 

Post Scriptum

Ho riprodotto qui sopra “Balloon Dog” di Jeff Koons. Qualcuno lo ha acquistato
nel 2013 per 50 milioni di Euro : record di tutti i tempi (a noi noti) per un artista vivente.
Piace anche ai bimbi, come dimostra Peter in questa pagina
del divertente libro di  Miriam Elia,  “We go to the gallery”.
Costa 9 sterline, circa 12 Euro e li vale davvero tutti. Il libro, non la scultura.

Cagnolino

Post Scriptum al Post Scriptum

Però, mio malgrado, non posso negare che il gigantesco cagnolino sia divertente :
lo guardi e sorridi. Ti viene voglia di accarezzarlo, non fosse alto 4 metri.
Non so se è arte, ma certo è allegria. E anche questa non ha prezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10 Responses to “Hufu. Tiger Tally. La tigre ha fatto un balzo.”

  1. Alberto says:

    Ciao Franco,
    più è basso il prezzo di partenza più alto è il balzo dell’ oggetto.
    Io stesso acquistando un acquerello di Emanuele Brugnoli in Germania,
    per colpa ,credo, di un altro italiano ,invece di 80,00 € ne ho sborsati 960,00.
    Ribadisco il mio concetto : nel contemporaneo il termine ARTE è desueto. Vale solo il concetto economico :
    compralo adesso e domani varrà già di più; al contrario di una macchina che
    appena accesa e percorso pochi km vale sicuramente il 10% di meno (escluse Ferrari e cose simili).
    Chi ha il potere fa il mercato, chi ha i soldi va a braccetto col potere……..
    loro si comprano e vendono Stati, popolazioni, energia etc. etc. e con tutto il plusvalore comprano……
    “Arte” consigliata dai “loro” amici che gliela vendono.
    Un mio amico che, giustamente, crede di essere uno dei pochi che ha letto interamente il “Capitale” di Marx,
    mi diceva che Marx aveva già previsto le crisi economiche dovute alla super produzione ed agli squilibri sociali.
    Tu compri azioni del MPS una settimana fa ed adesso valgono il 50% di meno :
    era una truffa una settimana fa o qualcuno fa un gioco sporco per comperare una banca a pochi soldi ?
    Bisogna chiederlo a quelli che ne hanno tanti sia in conto che investiti in “Arte”.
    Posso solo dirti che entrambe le “tigri” hanno un gran fascino.
    Saluti dal tuo logorroico amico
    A.

  2. Franco Bellino says:

    Sono le 8.09 di Giovedì 21 gennaio 2016. Leggo sul Corriere della Sera che Aurelia mi ha appena portato queste parole di Sergio Rubini.
    Sono dedicate a Ettore Scola, però sembrano evocare proprio quel mondo che qui sopra anch’io cercavo di far rivivere facendo finta di parlare di antiquariato :
    “Ho incontrato gente che sapeva interpretare la vita con fascino, raffinatezza, standoti accanto come un monello, mai primo della classe.
    Gli artisti come loro (Fellini, Scola, ma anche tanti altri) sono finiti. Oggi siamo al soldo dei potenti.
    Abbiamo perso gli spiriti liberi, ma anche la cultura e la dignità, la libertà di parola e l’ironia…
    l’ultimo giro dell’oca di un’Italia viva e vivace, che sapeva prendersi allegramente sul serio …”

  3. Vanna says:

    Con te imparo sempre qualcosa di nuovo: gli zan par e adesso gli hufu !
    A proposito l’oggetto e il tuo articolo sono molto interessanti.
    Sai, penso che il tuo hufu non sia “nuovo”, non è un oggetto “turistico”, chi mai lo comprerebbe.
    E anche per quel che riguarda i collezionisti,
    non credo che ce ne siano così tanti da indurre i cinesi a farne dei falsi al giorno d’oggi.

  4. Una famosa Casa d’aste internazionale, importante e molto seria, aggiunge alla descrizione di ogni suo lotto
    un’Avvertenza che sembra cadere come il cacio sui maccheroni (assolutamente a proposito, purché la salsa non sia di pesce)
    riguardo alle considerazioni espresse qui sopra a proposito di lotti
    che balzano a prezzi di aggiudicazione stratosferici rispetto alla valutazione di partenza.
    Cito con un rigoroso copia-incolla dal catalogo
    Asia /Ethnographic Art Bernheimer Estate
    in calendario il prossimo 28 gennaio 2016 :

    We have had several people ask why the opening reserves and estimated prices are so low on items
    where we have shown comparable examples selling many times higher – such as several of the Chinese Song Dynasty vessels.
    Auctions are a strange phenomenon. We regularly see auction items that are estimated at one price
    be bid up to 30x the reserve because 2 people badly want the piece.
    It does not necessarily mean the item is worth that; it means 2 people were willing to pay more than the market value to acquire it.
    Additionally, the Bernheimer family has instructed us to price the estate at levels
    that will generate interest and ensure that most of the lots will sell.
    We believe we have set prices that are very attractive that should guarantee robust bidding.
    Bidders will have opportunities to obtain fabulous, museum-worthy pieces
    at prices that are extremely attractive.

    Certo, loro citano come straordinario un lotto che si venda a 30 volte il prezzo di riserva.
    La mia tigre con il suo record di salto con l’asta in asta di 76,2 volte il prezzo di partenza
    rimane per ora imbattuta.

  5. Ricevo dal gentilissimo dottor Andrea Pancotti queste ulteriori notizie sulla mia “Tigre di Identità”, ‘Tiger Tally’ o hufu
    e sulla collezione da cui proviene.

    E’ confermato che proviene dalla collezione di Veniero de Giorgi.
    Questo oggetto fu probabilmente esposto nel 2010 a Chieti nella Mostra “Ornamenti dell’antica Cina”.
    Forse, se quella mostra aveva un catalogo, l’hufu era fotografato o quanto meno schedato.
    Però ad oggi non sono riuscito a recuperare o anche solo a sfogliare, una copia di quel catalogo.
    Infine ecco alcuni dati che completano la biografia di Veniero de Giorgi, che è soltanto accennata nel mio testo qui sopra :

    Veniero de Giorgi iniziò i suoi viaggi in Cina alla fine degli anni ’80, per l’organizzazione di incontri bilaterali tra realtà locali italiane –
    Regioni, Province e Comuni, fra cui l’Abruzzo, dove risiedeva, le Marche, il Piemonte.
    Entusiasta osservatore del mondo cinese e appassionato fotografo realizzò un prestigioso libro fotografico dal titolo “Pietre e sorrisi”.
    Riportò da ogni viaggio oggetti di ogni tipo che fossero testimonianza di quella civiltà,
    comprando prevalentemente su mercatini e magazzini di stato a Pechino, nello Shanxi e nello Shaanxi.
    Mostre realizzate da Veniero de Giorgi :
    1999 Mostra “I territori del Panda”, Guardiagrele (Ch)
    2002 Mostra “Le maschere e i costumi dell’Opera di Pechino”al Teatro Marruccino di Chieti in occasione della visita del Presidente Ciampi.
    2003 realizzazione del Museo Dai Weiyi, Guardiagrele (Ch)
    2003 Mostra fotografica “Pietre e sorrisi” a Pescara
    2010 Mostra “Ornamenti dell’antica Cina”, Chieti

  6. Franco Bellino says:

    QED : come volevasi dimostrare.
    Con le riflessioni qui sopra sui capovolti rapporti tra valore e prezzo
    devo avere evidentemente sfiorato un tasto molto sensibile del pensiero contemporaneo.
    Corriere della Sera di oggi, giovedì 4 febbraio :
    sulla prima pagina del Corriere del Veneto Stefano Allievi titola : “Nulla vale. Tutto ha un prezzo”.
    QED

    Nella newsletter “Le parole e le cose” Massimo Rizzante apre oggi un suo intenso malinconico saggio con queste parole di Flaubert :
    Quello che più mi indigna è di vedere continuamente messi sullo stesso piano un capolavoro e un’opera di nessun valore.
    Si esaltano i piccoli e si abbassano i grandi. Non c’è nulla di più sciocco e immorale
    E Massimo continua così : Chi è stato quel bellimbusto, quel figlio di puttana, quel genio incompreso
    che per farsi largo fra i palinsesti infernali del paradiso della comunicazione
    ha dettato all’umanità la Suprema Equazione: Tutto è uguale a Tutto?
    «Il problema del valore è un problema ormai superato dalla cancellazione effettiva e irreversibile
    delle divisioni tra cultura alta e cultura bassa, postulata e messa in opera nell’epoca mass-mediologica postmoderna».
    Ecco : chi è stato a dare la stura ad analisi definitive come quella qui riportata
    in uno dei tanti manuali da uno dei tanti apparatčik della critica degli inizi del XXI secolo ?
    QED

  7. Eugenio Montale suggerisce una sorridente riflessione
    che perfettamente si applica,
    alle considerazioni qui sopra su gusto e apprezzamento di un’opera d’arte :

    “Il rapporto tra l’alfabetismo e l’analfabetismo
    è costante,
    ma al giorno d’oggi gli analfabeti sanno leggere.”

    .. sanno leggere e spesso hanno anche molti soldi.
    Per loro il valore forse non esiste, ma il prezzo non è problema.
    Dal resto come mi ammoniva un saggio gentiluomo a Maastricht :

    “Se devi chiedere il prezzo, non te lo puoi permettere”.

  8. Alberto says:

    Ciao Franco,
    letto e con grande piacere tutti. I commenti.
    La frase “Se chiedi il prezzo etc. etc.” la sapevo originaria di Rockfeller.
    Fantastico Montale
    Saluti a tutti e 2
    Alberto

  9. Franco Bellino says:

    E’ infatti è proprio John D. Rockefeller che me l’ha detto.
    O era forse il banchiere J.P. Morgan ?
    Sai, Alberto, vedevo tanti amici a quei tempi ….
    Mais ou sont les neiges d’antan ?

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