Appena l’ho visto mi sono innamorato.
Un cavallo che volta la testa per guardarmi e mi sorride non l’avevo mai visto.
In realtà lui sorride perché è ubriaco. E’ ubriaco da 2000 anni, però è giovane, elegante,
allegro come un puledro che abbia appena vinto una corsa.
Solo dopo ho capito perché mi piace e perché è ubriaco e perché sorride.
Ma ormai l’amore era già nato.Sono con Giovanna da A. Non ricordo seguendo quale filo logico A. ci mostra, prendendolo dall’armadio, un piccolo cavallino di bronzo.
Solo la testa, ma piena di vita. “Nevrile” come si dice di un purosangue.
Con il cavallino in mano esco in campo per vederlo meglio perché c’è poca luce, anzi sta per venire un acquazzone.
Giustamente Giovanna insiste perché ci affrettiamo verso casa: non abbiamo ombrello e il cielo è davvero molto minaccioso.
Restituisco il cavallino.
Nei giorni seguenti ripenso spesso alla piccola testa di cui mi ha colpito il retro più che il fronte.
Il collo del cavallo, una curva liscia ed elegante, invita il pollastrello del pollice a scorrervi sopra e ad accarezzarlo.
Accarezzarlo a lungo : un piacere più tattile che visivo.
Sembra di sentire la pelle tiepida, il pelo morbido, un corpo vivo e in movimento.
Mail ad A. : “Se per te va bene, passerei con il van per ritirare il quadrupede senza zampe”.
Sabato pomeriggio A. non c’è e piove forte. Il cavallino è in qualche modo collegato alla pioggia e ad una pioggia imprevista :
pioveva la prima volta che l’ho visto, pioveva quando dovevo portarlo in scuderia. Piove proprio ora mentre scrivo queste parole.
Scoprirò poi che è un cavallino marino.
Il cavallino adesso è qui. Mi piace. E’ una scultura davvero molto strana
perché fronte e retro sembrano evocare due culture diverse, venire da epoche lontanissime :
Il fronte è realistico : tutto un gioco di luci e ombre, sembra una scultura ellenistica o barocca o espressionista.
La testa si volta verso destra e accentua il dinamismo della piccola scultura.
E’ come se il cavallino si fosse accorto di te e si girasse a guardarti : l’occhio vispo, la bocca socchiusa, la criniera tutta un intreccio di onde,
quasi i lunghi capelli di una fanciulla che accompagnano la linea elegante del collo.
( .. e i capelli sciolti le facevano ombra sul collo e le spalle. Archiloco frammento 31)
Il retro invece è tutta un’altra musica : puro volume. La criniera che sul fronte è un fiume frastagliato di onde,
qui sottolinea la torsione del collo come pura fluente linea con solo tre impercettibili tacche ad inciderla e a frangere la luce.
Stupenda essenziale sintesi.
La luce accarezza queste due diverse superfici e ne trae due effetti profondamente diversi.
Sono i due movimenti, ‘allegro con brio’ davanti e ‘andante maestoso’ sul retro
di una musica che racconta l’eterna bellezza, la grazia, la potenza e la nobiltà del cavallo.
Manzù e più ancora Donatello sul fronte (Mozart); Moore e un greco arcaico sul retro (Bach).
Amo questo cavallino, ma non lo conosco.
Poi, come sempre nella vita, il caso svela il mistero.
La Galleria d’arte antica Rupert Wace proprio in questi giorni propone
uno stupendo cavallino greco. Periodo geometrico, 750-730 a.C. E’ stupendo e inavvicinabile.
Per confrontarlo riprendo la monografia di Zimmermann e mi incanto una volta di più in queste meraviglie.
Il cavallino che proviene dalla collezione di John Hay Whitney è però straordinariamente più bello di quasi tutti gli altri.
Gli dedicano persino un film.
Scopro così nella scheda molto dotta e dettagliata di Rupert Wace
l’esistenza di un volume che acquisto di rincorsa su Amazon. Ecco il volume :
Claude Rolley “Les bronzes grecs” Fribourg-Paris, 1983
In copertina, maestoso bellissimo, un cavallino molto simile altrettanto elegante e musicale di quello Rupert Wace.
Sfoglio questa raffica di capolavori
(Egitto, Grecia, Khmer e Rinascimento sono per me i vertici della scultura di tutti i tempi)
e quasi alla fine del volume, a pagina 189 …….
il mio cavallino !!!
Sono stupefatto !
Applique d’accoudoir de lit : Fulcrum.
Spalliera ricurva, sagomata ad “S” inclinata, funge da testiera del letto (kline) per sostenere i cuscini.
Fulcrum : termine latino che indica sia il triclinio, sia le spalliere di questi letti,
generalmente ornate con appliques di bronzo in epoca ellenistica e romana.
Questi letti o triclini (klinai) sono arredi da banchetto e questo spiega la prevalenza nelle loro decorazioni
di personaggi e temi legati a Dioniso/Bacco e al suo corteo di Satiri e Sileni.
Adesso so il nome del misterioso cavallino : fulcrum.
E fulcrum diventa il fulcro, la leva, il giro di boa di questa storia d’amore.
Ora che so il nome, la ricerca in Rete diventa facile. Ecco subito molti fratelli del mio cavallino :
Tra i cavallini più antichi, molti sono stati scoperti in fondo al mare :
ripescati da relitti di navi che hanno fatto naufragio mentre portavano a Roma preziose suppellettili greche.
Tra questi spesso i fulcra modellati e fusi nell’isola di Delo.
Fulcra con protome equina (asino o cavallo o mulo) sono presenti ai Musei Civici di Brescia, al Museo Ala Ponzone di Cremona,
al Museo Archeologico di Chieti, a Roma nei Musei Capitolini, al Museo Nazionale Romano e a Villa Giulia, a Bonn nel Rheinisches Landesmuseum,
al National Historical Museum di Sofia in Bulgaria, al Metropolitan di New York, al Rhode Island Archaelogical Museum,
all’Harvard Art Museum di Cambridge Usa, nel Miho Museum di Shigaraki, Giappone e in molte collezioni pubbliche e private.
Tra queste anche, modestamente, la tasca della mia giacca
In alcuni casi il fulcrum era decorato ad agemina e anziché in bronzo realizzato in altri materiali : argento, avorio, osso e anche terracotta :
Il tema del fulcrum è spesso legato al banchetto, quindi al godimento del cibo, alle gioie della vita, a volte persino alla resurrezione.
Quando alla base del fulcrum c’è un Sileno, nella parte alta c’è un animale : il suo veicolo. Può essere un cavallo, un asino, un mulo.
Sileno è spesso rappresentato serenamente e totalmente ubriaco.
Così brillo che non ce la fa a stare in piedi e lo sistemano su una cavalcatura : appunto un asino o un mulo, a volte un cavallo :
Sileno è così brillo che a volte, e non se ne fa certo un problema, cavalca a rovescio :
Scopro, grazie al mio cavallino, che Sileno è un personaggio straordinario.
Come portatore della saggezza dionisiaca, cioè del senso tragico dell’esistenza,
Sileno si è conquistato l’attenzione di grandi pensatori : Platone, Erasmo da Rotterdam,
Nietzsche, Schopenhauer, Foucault.
Sileno sul suo asino è soggetto così divertente che a partire dalla ceramica greca a figure nere (VII secolo a.C.)
grandi artisti gli hanno dedicato ritratti : Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Mantegna, Piero di Cosimo,
Rubens, Van Dick, Ribera, Klimt ….
Ebbro di entusiasmo mi perdo in una vera e propria orgia di immagini di Sileno
a cui dedicherò un altro scritto per non caricare eccessivamente il mio cavallino.
Rifletto : quanta profondità di pensiero nella testa del mio cavallino ubriaco.
Ubriaco sì, perché anche senza alcoltest, adesso il misfatto è provato !
Sileno è così brillo che ha coinvolto anche la sua cavalcatura in festose libagioni.
Annota puntiglioso APK, Curatore del Museo giapponese di Miho :
“Un cavallo può facilmente bere circa 13 litri di liquido in una sola volta. Questo cavallino si è scolato la stessa quantità di vino”.
Ci sono infatti e si vedono segni inequivocabili della vistosa ubriachezza del cavallo.
Un segno potrebbe essere la criniera scompigliata di molti esemplari,
anche se nel mio cavallino la criniera è invece sistemata in onde che scendono elegantemente lungo l’arco del collo.
Un altro indizio è la bocca semiaperta e infatti la bocca del mio cavallino è socchiusa : sorride !
A volte lo sguardo del cavallo è perso nel vuoto, qui invece lo sguardo è vivace e ben attento.
E infine, prova irrefutabile di ebbrezza le orecchie ritte in direzioni diverse.
E’ innegabile : l’orecchio destro è ripiegato indietro, come ad ascoltare la voce di chi lo cavalca,
mentre l’orecchio sinistro è ritto in avanti, ben attento a cogliere ogni rumore di fronte.
Il mio cavallino è sicuramente ubriaco, però altrettanto sicuramente non è un asino,
tradizionale veicolo di Sileno e non è un mulo, spesso protagonista dei fulcra più antichi.
Gabriella non ha dubbi : è un purosangue arabo e lo confermano la testa sottile e l’incavo caratteristico sotto gli occhi :
Potrebbe essere un mulo che pretende di essere un cavallo, ma non può negare di essere ubriaco.
Ma per me è un purosangue arabo, forse allevato nell’isola greca di Delos.
In questa piccola scultura infatti l’evidente ricerca di bellezza, una bellezza assoluta, è greca.
La patina sul davanti presenta incrostazioni verdi negli incavi più profondi e meno raggiungibili.
Sul retro è di uno stupendo cognac ramato che solo alla lente di ingrandimento
mostra i resti delle stesse ossidazioni. In vari punti riemerge l’oro sottostante.
La scheda tecnica del cavallino dell’Harvard Museum potrebbe aiutarmi a meglio definire la patina del mio :
“The overall patina is reddish brown (io ho scritto “cognac ramato”)
with spots and postules of green (io ho evidenziato incrostazioni verdi).
Traces of gold can be found in many areas of the outer surface, which is evidence that the entire fulcrum would have been gilded.
(ho scritto : in vari punti riemerge l’oro sottostante).
Ecco le misure in centimetri : altezza 4,5 larghezza 3, profondità 1,5. Strano : questo rapporto triplo>doppio>unità.
Forse questa proporzione ha qualche significato nello spiegare l’immediata adesione estetica ed emotiva che questo piccolo oggetto sa suscitare.
Queste dimensioni e la patina con ossidazioni corrispondono esattamente a quelle degli esemplari presenti nei musei e fotografati nei testi. Perciò il cavallino potrebbe essere un oggetto di scavo, ellenistico o romano, dei due secoli che precedono o dei due che seguono la nascita
di Cristo. O forse invece potrebbe essere riemerso, dopo un naufragio, dalle acque del mare.
Un lungo viaggio il suo, dal mare color del vino di Omero allo smeraldo del Canal Grande.
O potrebbe essere un abile falso. Una volta di più confermo la mia datazione d’elezione : “2016 o prima”.
Senza saperlo, fin dal mio primo incontro amo questo cavallino per quello che è :
non un mulo, ma un cavallino ubriaco che mi guarda e mi sorride.
La sua ebbrezza però è segno di profonda saggezza e vera conoscenza della vita.
E allora se lui è il cavallino ubriaco di Sileno, Sileno sarò forse io ?
Appunti (tutti da verificare) per una bibliografia su “Fulcrum”
Le più antiche testimonianze della presenza di fulcra su mobili greci
sono in alcuni vasi a figure rosse del 5° secolo avanti Cristo.
(lo afferma Dorothy Kent Hill nel testo citato qui sotto)
Sappiamo da
Tito Livio “Ab Urbe condita” 39. 6-7 – (27 a.C.-14 d.C.)
e da
Plinio il Vecchio “Naturalis Historia” 33,144 – 39,9 e poi 14-15 (77 d.C.)
che un episodio ben preciso segna l’introduzione di tali mobili,
creazioni greco-ellenistiche documentate in Grecia dal 3° secolo avanti Cristo,
nella morigerata Roma. I letti a gambe tornite riccamente decorati con elementi bronzei
furono portati per la prima volta nel trionfo condotto dopo la vittoria asiatica
di Gneo Manlio Vulsone nell’anno di Roma 567 (187 a.C.).
Ben presto, nonostante le recriminazioni dei difensori dei costumi antichi, furono
adottati nelle domus romane.
Giovenale “Satire” 6.21.2 (100 d.C-127 d.C) :
“Osservare il tuo vicino di letto che non vacilla, Postumio,
e burlare il genio del sacro fulcro, è un’antica e affermata pratica”.
Il “genio del sacro fulcro” era spesso Dioniso o Sileno.
Giovenale “Satire” (11.96-97)
“Vile coronati caput ostendebat aselli”.
«… una semplice spalliera di bronzo che esibiva una testa di asino inghirlandata».
Il poeta Gaio Giulio Igino, nelle sua “Fabulae” (274,1) parla della presenza di protomi suavitatem invenisse.
con la testa di un mulo nei letti da triclinio. Descrive teste di asini circondate
da tralci di vite sulle spalliere dei triclinii (citato in Richter, qui sotto)
Antiqui autem nostri in lectis tricliniaribus fulcra capitis asellorum vite alligata
habuerunt, significantes
Anderson William C.F. in “The meaning of Fulcrum and Fulcri Genius”
testo pubblicato nel lontano1889 in ‘Classical Review’ pp 322-324
da il via ad una raffica di citazioni di autori classici
che in qualche modo hanno scritto dei fulcra.
L’elenco, oltre a Plinio, Tito Livio, Giovenale e Igino già nominati qui sopra,
comprende anche Virgilio, Ovidio, Properzio, Svetonio,
Ammiano Marcellino e Isidoro.
Mi astengo dal precisare le citazioni, peraltro facilmente reperibili in Rete.
Una straordinaria monografia che mi sono svenato per acquistare
ben sapendo che non saprò leggerne nemmeno una parola è :
Sabine Faust
Fulcra. Figurlicher und ornamentaler Schmuck an antiken Betten
Mainz (RM ErgH 30) 1989.
“Fulcra” è non ‘un’, ma ‘il’ testo imperdibile sull’argomento.
Frutto di anni e anni di appassionato lavoro e di meticolose ricerche, Sabine Faust
dedica 248 pagine, 80 tavole, centinaia di splendide foto in bianco-e-nero ai fulcra.
E di queste ben 72 sono foto di cavallini fratelli del mio !
Tutto è nato dalla casuale scoperta di un fulcrum con testa di cavallino
in questo splendido volume :
Claude Rolley “Les bronzes grecs” in 4° Fribourg-Paris, 1983
In Rete ho poi trovato il prezioso e dettagliato studio di
Federica Giacobello
Letti in bronzo. Dal modello ellenistico alla Cisalpina romana.
LANX 6 (2010) pp.161-174
a cui rimando per una completa e aggiornata bibliografia.
Ai fulcra in Lombardia, principalmente di terracotta, ha dedicato uno studio :
Invernizzi Rosanina
Letti funebri con decorazione ad appliques fittili in Lombardia.
in Slavazzi F. ed. “Arredi di lusso di età romana. Da Roma alla Cisalpina”
Firenze 2005, pp. 131-168.
Altri testi alla rinfusa sul tema “fulcrum” :
Ransom L. Caroline
“Studies in Ancient Furniture. Couches and Beds of the Greeks and Romans”
Chicago 1905
Hoffmann Herbert
“A bronze fulcrum in Providence”
in ‘American Journal of Archaelogy’ LXI (1957) pp.167-68 pl.62-63
Richter Gisela Marie Augusta
“The furniture of the Greeks, Etruscans and Romans”
London 1966 pp.107-108
Gérard Siebert
“Mobilier Délien en bronze”
Bullettin de correspondance Hellénique 1973-vol.1-n.1-pp.555-587
Siebert riferisce degli scavi nel quartiere di abitazioni di Skardhana a Delos, eseguiti tra il 1961 e il 1968.
Furono trovati preziosi reperti e alcune appliques di bronzo per letti (fulcra).
Tra questi forse il più antico esempio di protome con testa di mulo, oggi al Museo di Delos (inv. 542).
La testa del mulo ha narici dilatate e bocca socchiusa; testa e guance hanno un modellato ‘nervoso’.
Dorothy Kent Hill
“Ivory Ornaments of Hellenistic Couches”
The Walters Art Gallery Baltimore, USA senza data
Arielle P. Kozloff
“Companions of Dionysus”
in ‘The Bullettin of the Cleveland Museum of Art”
vol. 67 n.7 (Sept. 1980) pp 207-219
Reeder E.D.
“Hellenistic Art in the Walters Art Gallery”
1988 Baltimore
Mastoroberto Marisa
Gli arredi domestici, in Menander. La casa del Menandro a Pompei. Milano 2003
Paul Zanker, Bjorn C. Ewald
“Living with the Myths : the Imagery of Roman Sarcophagi”
2004 (2012 Oxford U.P.)
da p. 130 ‘Dionysus and his Thiasos’ – p. 145 “The Thiasos in the Dining-room’ –
p.148, ill.137 stupendo fulcrum da Amiternum ora al Palazzo dei Conservatori a Roma.
Spunto per un’eventuale approfondimento : Dioniso è l’unico dio greco
a nascere da una madre mortale : Selene di Tebe. Come Cristo.
Biers J. (ed)
“A peaceful kingdom. Animals in Ancient Art from the L. Mildenberg Collection”
Part VI, 2004, p.61, n.VI, 63
Andrianou Dimitra
“Chairs, Beds and Tables : Evidence for Furnished Interiors in Hellenistic Greece”
Hesperia 75, 2006, pp 219-266
Andrianou Dimitra
“Material and Epigraphic Evidence for Hellenistic Bed-Couches on Delos”
in “Städtisches Wohnen im östlichen Mittelmeerraum” 2007
Bertoletti et al.
“Centrale Montemartini. Musei Capitolini”
Roma 2007 pp.32-33 figg.22-28
Fulcrum bibliografia addenda
Devo oggi, 3 Novembre 2017, a Joseph Coplin, di “Antiquarium” NYC –
che propone un fulcrum di sconvolgente verità e quindi bellezza –
questi preziosi addenda al mio abbozzo di bibliografia
di testi che trattano di/o/ sono focalizzati su i fulcra :
1
The Good Life
Luxury Objects of the Ancient world.
Antiquarium, Ltd 1999
page 2
2
Ancient treasures XII
Antiquarium, Ltd
page 27
3
Bullettino dell’Istituto Archeologico Germanico
Sezione Romana vol.45, 1930
“Bronzekline Im Pariser Kunsthandel”
Von Adolf Greifenhagen
page 10 table 44
4
Couches and Beds of the Greeks, Etruscan and Romans
by Caroline L. Ransom
Chicago, The University of Chicago Press, 1905
plates XVI – XVII page 101
(era già presente nel mio elenco, però con il titolo incompleto)
5
David G. Mitten
Museum of Art. Rodhe Island School of Design
“CLASSICAL BRONZES”
pages 176>179, n.59
6
Animals in Ancient Art
OUT OF NOAH’S ARK
from the Leo Mildenberg Collection
page 141
7
Le Collezioni del Museo Nazionale di Napoli
Oreste Ferrari – Enrica Pozzi
n. 90 Coppia di teste di mulo
8
The George Ortiz Collection
Hermitage and Pushkin Museums, 1993
n. 171
Nel testo qui sopra dedicato al “Cavallino ubriaco” ho forse abusato di metafore musicali :
allegro con brio.. andante maestoso .. Mozart … Bach.
Mi rimette subito in riga il grande attore, poeta, autore di teatro, regista e collezionista romano Agusto Jandolo.
Nel suo libro di memorie “Antiquaria” (Ceschina 1947) confessa che
nel gergo antiquario per non dire brutalmente di un oggetto “E’ falso!”,
si dice : “E’ musica”.
Touché.
Caro Franco, la tua ippo-mania era già nota a tutti. Ora diventa leggenda. Certo queste cavalcature bacchiche mancavano
alla mia, sia pure esigua, nomen-cultura. Dopo aver letto il trattato penso che in fin dei conti non è cambiato molto da 2000
anni a oggi: le libagioni leniscono un certo comune mal di vivere e poi si torna a casa in modalità Sileno, io personalmente
in bicicletta invece che sull’asino e girato per il verso giusto, anche perché il manubrio è solo da una parte. Di solito zigzagando
in mezzo alle strisce che dividono la carreggiata. Che i lieti calici siano con voi e con tutti i vostri destrieri!
Oh, ogni tanto leggere qualcosa di bello e che tratta il bello!!
Grazie.
Fantastico, letto attentamente, poi segue commento. Sarò parco nei complimenti, ma prodigo sulle immaginazioni evocate dal cavallino ubriaco.
Poi, dal mio punto di vista, la diagnostica della palpazione, associata a osservazioni antropometriche,
scaturisce una deduzione clinica degna dei più quotati internisti della Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa (mi riferisco ovviamente agli anni ’60).
Bravo
Oberdan
I suppose, I guess, che pro-venga da quella in-finita “miniera”di Via de’ Coronari.
Mi chiedo : perché, in confronto, è “piatto”, come “ceroso” un po’ come un Me(r)dardo Rosso,
rispetto a tutti gli esempi che citi in questa meravigliante “cavalcata” (o “asineria”)
che sono finissimamente bulinati e cesellati per evidenziare, oltre ogni “naturalismo”, la tipica “necessitá” Romana ?
Caro caro Francolinobellino, dedica la tua ancor sagace e indaginosa fertile mente
a frequentare Siena all’epoca del Palio per la selezione dei “corrrenti” :
tartarughe, oche, lumache, miriapodi, scolopendre e cavalli CAVALLI C A V A L L I , porco el so z. che lo ga fato ! ! !
Come che stia Polimnia la ossequio e baciolemani ! ! !
Mi scrive F.S.M.
Mi chiedo : perché, in confronto, è “piatto”, come “ceroso” un po’ come un Me(r)dardo Rosso,
rispetto a tutti gli esempi che citi in questa meravigliante “cavalcata” (o “asineria”)
che sono finissimamente bulinati e cesellati per evidenziare, oltre ogni “naturalismo”, la tipica “necessitá” Romana ?
Hai ragione, carissimo F.S.M.
E aveva ragione il vecchio pescatore portoghese, che indicandomi la sua barca tra cento altre ormeggiate in porto… borbottò :
“Non dico che la mia barca sia la più bella del porto. Dico però che ha un modo di muoversi diverso da ogni altra”.
Io non ho mai pensato che il mio cavallino fosse più bello di altri.
Però ho trovato molto piacevole e istruttivo il viaggio per conoscerlo.
Sono partito da una piccola scultura di cui non si sapeva nulla
e in due-tre settimane sono arrivato a leggere due libri e una decina di articoli,
scorrere schede di Musei, Gallerie antiquarie, cataloghi di Case d’asta internazionali, scegliere tra centinaia di fotografie.
E’ fantastico invecchiare sempre molte cose imparando …
Il mio cavallino mi ha regalato giorni e giorni di appassionata e appassionante ricerca.
Non fosse per altro, anche solo per questo l’amerei.
Queste ultime parole mi inducono (tanto nessuno può impedirmelo)
a rievocare le parole di Clemente Rebora che, proprio perché non c’entrano nulla con il cavallino,
c’entrano meravigliosamente per me :
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Bravo Franco.
Se queste tue intense ricerche fossero mirate ai netsuke saresti sicuramente un punto di riferimento !
R
Disse l’asino al cavallo: Ci vediamo alla salita !
Da quando ho conosciuto questo proverbio guardo ad asini e cavalli come a maestri.
Il proverbio dà dell’asino al cavallo, in pratica. Il correre orizzontale della prateria della gioventù senza pensieri
si paga poi tutto all’inizio della salita e vieppiù si fa ripida e si aggrava.
Ma una grande parte di me è grata anche al cavallo, che magari non avvezzo alla salita
avrà comunque nel sudore il conforto della memoria di momenti indimenticabili.
E cioè del suo contatto con la felicità.
Ecco cos’è. La capacità di contattare la nostra felicità. Di abitarla. Di accettarla per come è.
Perché quelli siamo noi.
Lì siamo nel centro. Nel… fulcrum.
Quello che tiene insieme orientandoli tutti i raggi della ruota del carro e le permette di girare e di percorrere una strada.
C’è la pioggia su tutta la tua storia. Ma c’è anche l’acqua del mare del cavalluccio marino. E c’è il cognac del suo colore e quello che forse bevevano quelli che stavano seduti sul triclinio cui lui era ancorato.
Tutto questo liquido che scorre mi fa pensare al fatto che anche quel triclinio in realtà era liquido. Lo erano le vite dei suoi utilizzatori e dei suoi proprietari. E tutto è scorso. Fino a fare di un dettaglio a lato della vita che si svolgeva, il protagonista di una storia pronta nuovamente a sciogliersi.
IL cavallino periferico e ornamentale,a lato di conversazioni, amplessi, parole segrete, risate, momenti determinanti…. il dettaglio non visto e forse chissà se qualche volta appena spolverato.. è protagonista di nuovi incontri nel 2016. Naviganti,ancora una volta. Naviganti nella rete. Momentaneamente tutti raccolti nella tua tasca con lui, Franco, insostituibile pescatore di vite e di storie quale sei.
Privilegio per me essere nel sacco con la testa del periferico cavallino.
Ricorderò la prateria di questo amore in ogni inizio di salita. Lo dirò all’asino dentro di me. Perché questo contatto profondo con noi stessi e con quello che siamo ci rende esattamente noi stessi e quindi purosangue. Come lui che è un purosangue arabo.
Altro liquido che scorre, il sangue. Quello in cui riconosciamo la nostra identità.
Sangue, cognac, pioggia, mare. Fondali, isole, letti, triclini, secoli. E la tua tasca momentanea, esposta alla fragilità del tutto…
Grazie di questo passaggio, Franco.
Non fosse altro che …
Come nella poesia di Clemente Rebora che ho ricordato in un commento poco prima del tuo…
non fosse altro per questa tua capacità di dare un senso profondo alle leggerezze che scrivo,
non fosse altro che per questo, Giovanni, ti amerei.
Mi piace pensare che questa piccola scultura, che si trova così bene nel palmo della mia mano
o nella tasca della mia giacca, arrivi a me riemergendo dalle acque del mare.
Così è un cavalluccio marino, legato all’acqua salata del mare di Grecia,
all’acqua salata del Canal Grande e all’acqua dolce della pioggia dei nostri primi incontri.
Mi piace accompagnare l’arrivo in casa nostra di questo cavalluccio marino,
ubriaco ma saggio come un antico filosofo,
con le parole di Ezra Pound nella sua Litania notturna a Venezia :
O Dieu, purifiez nos coeurs !
Purifiez nos coeurs !
Oh si, la mia strada hai segnato
in piacevoli luoghi
e la bellezza di questa tua Venezia
mi hai rivelato
e la sua grazia è divenuta in me
una cosa di lacrime.
O Dio, quale grande bontà
abbiamo compiuto in passato
e dimenticata,
che tu ci doni questa meraviglia,
o Dio delle acque ?
O Dio della notte,
quale grande dolore
viene verso di noi,
che tu ce ne compensi così
prima del tempo ?
O Dio del silenzio,
Purifiez nos coeurs,
Purifiez nos coeurs.
Poiché abbiamo visto
la gloria dell’ombra della
immagine della tua ancella.
Sì, la gloria dell’ombra
della tua Bellezza ha camminato
sull’ombra delle acque
in questa tua Venezia.
E dinanzi alla santità
dell’ombra della tua ancella
mi sono coperto gli occhi,
O Dio delle acque.
O Dio del silenzio,
Purifiez nos coeurs,
Purifiez nos coeurs.
O Dio delle acque,
pulisci i nostri cuori
e le nostre labbra per lodarti
poiché ho visto
l’ombra di questa tua Venezia
fluttuare sulle acque,
e le tue stelle
hanno visto questa cosa, dal loro corso remoto
hanno visto questa cosa.
O Dio delle acque,
come le tue stelle
a noi son mute nella loro corsa remota,
così il mio cuore
in me è divenuto silenzioso.
Purifiez nos coeurs !
O Dio del silenzio,
Purifiez nos coeurs !
O Dio delle acque.
Caro Franco sono senza parole. Se fossi il direttore del mio museo, ti offrirei un posto di ricercatore per la tua passione e capacità di ricerca dell’antico oggetto.
Se fossi il direttore di una casa d’aste, ti assumerei come venditore degli oggetti proposti; sapresti illustrarli e raccontarli come nessun altro.
Se fossi un collezionista, ti chiedere dii illustrarmi e descrivermi l’ultimo oggetto acquistato, che se anche fosse un falso, me lo faresti amare ed apprezzare.
Mi accontento di essere un amico dove posso attingere di tanto in tanto, la visione di strani, inimmaginabili, oppure usuali manufatti descritti con passione, immaginazione, trasporto, resi vivi e santificati.
Continua così, sei l’ultimo dei sognatori in un mondo perduto.
Grazie, carissimo FraDiDo.
non merito tanti elogi e forse persino come sognatore dovrei più spesso rimettere i piedi per terra.
Però mi basta leggere commenti come il tuo e ripiombo nel sogno.
E poi come ha detto poche ore fa a Cannes l’ottantenne Ken Loach
questo nostro mondo non è poi così perduto :
«Il mondo in cui viviamo si trova in una grave situazione,
le idee che chiamiamo neo-liberiste rischiano di portarci alla catastrofe, ovunque.
Ma la disperazione è pericolosa, voglio dare un messaggio di speranza :
un mondo migliore è possibile e necessario».
Sei un grande Frank per il tuo articolo sul cavallino ubriaco !
La leggerò come una fiaba alla sera ai miei nipotini !!!
Un abbraccio
Luca
… poi non lamentiamoci se i nipotini ci svegliano di notte perchè hanno gli incubi !
Quella del cavallo è sempre stata una tua passione fin da quando esigevi dal papà e dalla mamma
che te ne comprassero uno per il balcone di servizio della nostra casa di Varese (150 cm x 200)
perché altrimenti, parole tue : “Mi faccio nudo …”.
“E chi se ne frega ?” dicevano sorridenti i nostri genitori.
Io, che fin da allora capivo l’impossibilità della tua richiesta, accarezzavo tra me e me la prospettiva di avere un nostro cavallo,
ma concretamente ragionavo e ne comprendevo l’impossibilità, trovando anche un filo ridicola la tua minaccia. Ricordi?
Bruna
Quale Amore a prima vista, un Cavallino Ubriaco!!!
L’ebbrezza è lo stato di godimento dell’Anima per via del tutto inconsapevole.
Se la Verità è Bellezza, e la Bellezza è Verità, vero non è che questo è tutto ciò che sappiamo sulla terra, poiché forse sappiamo proprio tutto il resto, tranne che questo. E invece sarebbe, e ciò di nuovo è vero, l’unica cosa che avremmo bisogno di sapere.
Così come la necessità di specificare la proprietà transitiva dell’equivalenza ci conferma la nostra distanza dall’aver compreso, anche la smodata ricerca dell’ebrezza attraverso la banale “ubriachezza” parla di un’umanità ingenua, talmente naif da smuovere ondate, cavalloni di tenerezza.
E da smuovere Cavallini! – già per me splendida antonomasia, subito coniata e adottata dal mio cuore.
Cavallini Ubriachi come Archetipi della Saggezza Folle, oltre-mentale. Alogica come il pensiero animale, ispirata come le poesie partorite, appunto, nella vera ebbrezza estatica.
Vedo un esercito intero di questi valorosi animali, cavalieri di se stessi, lanciati all’invasione delle terre umane, lande di “yahoos” ancora per lo più inconsapevoli, ma non del tutto irrecuperabili.
Un esercito di missionari del risveglio, oratori senza parole, armati solo della propria commovente bellezza e dei dardi scintillanti che i loro occhi sanno lanciare.
Per fortuna, tra di noi, c’è ancora (o c’è già) qualcuno che ha il coraggio di lasciarsi colpire dritto al cuore.
Grazie Franco.
Stefania