Ho incontrato questo saggio cinese. Come Rodolfo in ‘Bohème’ forse canta :
In povertà mia lieta
scialo da gran signore..
Non ha l’aria di essere ricco. Eppure per l’uccello canterino che porta con sé a godere il paesaggio,
ha scelto un servizio di porcellana raffinatissimo e sicuramente costoso.
Mi sono innamorato di queste ciotole, piatti, vassoi, calici, abbeveratoi,
veri servizi in miniatura di preziosa porcellana che i cinesi, anche poverissimi, sceglievano amorevolmente per i loro amici canori.
Ho scoperto i servizi di porcellana per uccellini tanti anni fa a Milano
nella deliziosa galleria “Titbits” della signora Franca Donagemma Manzoni.
La scoperta ha una data precisa : 21 maggio 1994.
Lo so per certo perché appena tornato a casa entusiasta con i primi due pezzi della mia collezione scrissi queste 4 pagine.
Non ho il file sul Mac e sono troppo pigro per ribatterle : perciò le pubblico così :
I più antichi recipienti per uccellini ad oggi noti risalgono alla dinastia Tang (618-907).
Però non si sa mai, dagli scavi si potrebbero avere sorprese che li anticipano ad epoche ancora più alte.
Nel periodo che va dai Song (960-1279) agli Yuan (1271-1368) questi servizi di porcellana
erano leggermente più grandi rispetto a quelli posteriori delle dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911).
Forse anticamente erano più grandi sia gli uccelli che le gabbie.
Questi servizi sono soprattutto in ceramica o porcellana, più o meno raffinata e spesso elegantemente decorata.
Più rari quelli in celadon..
Però ne esistono anche in legno istoriato..
.. a volte con il manico scolpito in raffinate figurazioni
.. in terracotta
.. in vetro
.. in pietre dure …
.. e in avorio, anche se in avorio non ne ho visto nemmeno uno negli ultimi 22 anni.
La decorazione di questi servizi da tavola, sempre dipinta a mano, segue spesso la classica iconografia delle porcellane cinesi.
Si trova il monocromo assoluto che valorizza la qualità e la trasparenza della più preziosa porcellana
A volte il monocromo è arricchito da motivi quasi impercettibili ad occhio nudo, incisi prima della verniciatura,
come in un abbeveratoio alto, esile, di una tonalità delicatissima che rivela solo con una lente di ingrandimento
un cielo carico di bellissime nuvole stilizzate.
A volte la decorazione è una semplice esplosione di colore su una superficie craquelé,
dove l’imperfezione assolutamente casuale (crazing) diventa una qualità ricercata ..
.. e lo spruzzo capriccioso del pennello intinto nel colore anticipa consapevolmente
di circa 1000 anni dripping e action painting
E poi draghi blu in volo su cieli bianchi, cani Fu rosso fuoco, pesciolini vivacissimi, la Fenice, fiori, frutti,
simboli di buon auspicio, pesche, zucche, melograno, peonia, crisantemo ..
Paesaggi con montagne blu a pan di zucchero, mari calmissimi percorsi da vele, cascate e foreste
E anche personaggi e fanciulli e vecchi saggi. Episodi di storia e miti e leggende.
C’è persino un grillo arzillo, che evidentemente non sa di essere per l’utilizzatore del servizio da tavola
contemporaneamente contenitore di cibo e cibo vivo esso stesso.
Più raramente è lo stesso recipiente che viene modellato come una minuscola scultura a tutto tondo.
Ed ecco un ramo di bambù bianco-e-blu che fa top price nelle aste internazionali
.. carciofi forse persino più cari delle carissime castraure di Sant’Erasmo (ma in realtà sono boccioli di loto)
.. due belle pesche del British Museum
.. addirittura una rana simpaticamente mostruosa.
“Sono un intero universo in miniatura” dice la carissima Pat Welch, a pagina 68
del suo “Chinese Art. A Guide to Motifs and Visual Imagery” di questi servizi da tavola per uccellini.
Nei secoli singoli pezzi di questi servizi hanno raggiunto quotazioni astronomiche.
Questo vasetto in porcellana bianco-e-blu di epoca Ming è stato venduto per 50.000 dollari
Questo bellissimo doppio abbeveratoio
è datato 1426-1435 durante il regno dell’imperatore Xuande.
Xuande (1398-1435) era un grande pittore e raffinatissimo collezionista, senza problemi di budget, beato lui !
L’abbeveratoio è stato valutato in un’asta Sotheby’s ad Hong Kong nell’ottobre 2014
tra 80.000 e 100.00 dollari. Nessuno l’ha però acquistato.
Nella stessa asta però è stato aggiudicato quest’altro abbeveratoio, stessa epoca,
stesso prezioso “six characters mark” che certifica l’appartenenza o la destinazione imperiale
per la non indifferente cifra di 137.00 dollari (126.000 Euro, che per quelli della mia età
sono la bellezza di 265 milioni, esattamente 265.268.990 di lire !
265 milioni di lire non per un diamante purissimo, ma per la ciotolina destinata alla gabbietta di un uccellino).
Altrettanto bello, solo lievemente più economico, questo imperiale e maestoso ‘drago’ bianco-e-blu, aggiudicato per soli 258.356 Euro
Un abbeveratoio rarissimo, di bambù finemente inciso, di cui non ho mai visto nulla di simile ..
me lo ha concesso a carissimo prezzo nel secolo scorso il mitico Dan Tretiak, vecchio pirata che vive a Pechino
E’ così raro e prezioso che Dan ne conserva ancor oggi la foto nel suo sito, pur dichiarandolo “sold”,
perché è orgoglioso di averlo anni fa avuto e proposto.
Due abbeveratoi insoliti mi tentano da anni, ma ad oggi non ho potuto permettermeli. S
tranissime forme, la cui destinazione è probabile, ma non certa
Un altro oggetto che corteggio da mesi è questa mai vista stranissima “piscina per uccellini”.
Di destinazione misteriosa, appare però molto probabile che nel recipiente verticale
e più stretto trovasse posto il becchime, mentre nel recipiente più largo e più basso
venisse versata l’acqua per il bagno.
L’ipotesi ‘piscina’ è sostenuta dalla constatazione che non si giustificherebbe altrimenti la preziosa figura che orna –
come in molte piscine dei divi hollywoodiani – il fondo della vasca
Se il recipiente fosse stato un contenitore di semi, o anche un vaso per mini-composizioni floreali,
non ci sarebbe stato motivo di dipingere il crisantemo perché rimarrebbe nascosto dal becchime o dalla terra.
Come “piscina” invece il crisantemo viene valorizzato (sembra quasi che i petali siano accarezzati da una brezza primaverile) se visto attraverso la trasparenza di acqua limpida.
Ancora pochi anni, fa scrive Stephen Markbreiter su ‘Arts of Asia’, May-June 1985, pagina 69 :
“ … alla mattina presto e fin verso le 11 si vedevano uccellini, portati dai loro proprietari nei prati,
lavarsi e rinfrescarsi in una gabbia che ha un recipiente profondo per l’acqua del bagno”.
I moderni architetti la chiamano ‘skyline swimming pool’ e la riservano a clienti miliardari o hotel superesclusivi.
Gli antichi Cinesi invece la destinavano alla gabbia dei loro uccellini. Noblesse oblige. O, in questo caso, la classe è anche acqua.
Forse un giorno questa piscina per uccellini approderà in Canal Grande. Forse.
Poco (che io sappia) è stato scritto su questi affascinanti servizi da tavola che rappresentano per me la straordinaria sintesi di una civiltà. Minuscoli oggetti, che tu puoi guardare, toccare, accarezzare e che racchiudono misteriosamente in pochi millimetri di superficie, in pochi grammi di peso, il senso e la profondità di centinaia di ponderosi volumi. Pensieri, ricordi, emozioni : l’anima di un popolo.
Oggi si trova ancora qualcuno di questi vassoi sul web, nei siti di Gallerie specializzate in arte dell’Estremo Oriente.
Presto, temo, diventeranno preda ambita e quindi sempre più inavvicinabile dei ricchi collezionisti cinesi.
Come in fondo è giusto che sia.
Io però non mi scoraggio perché solo pochi giorni fa, dalla gentile signora Anna al mercatino di Campo san Maurizio,
cercando i servizi per uccellini ho scoperto altri servizi di porcellana, raffinatissimi e ancora più minuscoli.
Servizi destinati alla tavola dei grilli.
Così rari e così emozionanti che meritano un altro articolo.
(continua)
Ultimi arrivi :
Interessante l’articolo sul servizio da tavola cinese per gli uccellini. Ti ho inviato per mail due foto di miei oggetti cinesi. Io in Cina andai nel 1978 e non ho mai capito perchè mai tu privilegiasti il Giappone a scapito della Cina
Come si chiamano in cinese questi servizi di porcellana (sul web “bird feeder”)
destinati ad arredare le gabbie degli uccellini ?
Non sono ancora riuscito a saperlo con sicurezza.
Elenco qui sotto tutte le ipotesi ad oggi raccolte.
Spero però che l’amico ed ex-allievo Jian Guo, che mi legge dalla Cina,
voglia correggere questa lista e risolvere il problema.
Niao Shi Guan = contenitore di cibo per uccellini
鸟槽 Niao Cao = recipiente per uccelli
鸟食槽 Niao Shi cao =recipiente di cibo per uccelli
食槽 Shi Cao = recipiente per cibo
Shu Hsiao Yin = mangiatoia per il miglio
Shui Hsiao Yin = recipiente per acqua, abbeveratoio
Shui Guan = bird water supplier = recipiente per acqua
Chong Guan = insect bird feeder = recipient for insects or millet
Shipan = piattino per cibo.
Ho proposte di un nome anche per l’insolito recipiente di bambù :
Bamboo bird feeder insect
竹虫罐 Zhu Chong guan = bambù cibo vaso
Zhu Shi Guan = bambù cibo vaso = il contenitore di cibo fatto di bambù.
Mi scrive un carissimo amico, molto più colto e preparato di me, che non perde occasione per suggerirmi
dal desistere dallo scrivere e, peggio ancora, pubblicare queste mie farneticazioni
dedicate alla mia sconsiderata passione per oggetti insoliti, rari e privi, che io sappia, di bibliografia.
Scrivendo mi illudo di contribuire alla conoscenza di temi in ombra e trascurati.
Riesco invece soltanto ad annoiare ed ulteriormente sputtanarmi.
Io voglio bene a R., sono sicuro che anche lui ne voglia a me e perciò mi permetto di dirgli sottovoce che forse,
e sottolineo forse, forse questa volta l’ha fatta fuori dal vaso.
Ho qui sotto lievemente censurato il suo intervento, eliminando riferimenti
che potrebbero ferire persone non più in grado di replicare. Per il resto, R. mi scrive :
Nell’intervallo mi sono dedicato alla lettura del tuo articolo. Sono arrivato solo a metà ….
mi innervosivo troppo e la digestione del bollito misto mi andava di traverso.
Ma credi veramente a quello che scrivi ? Realmente pensi che X attraverso la qualità della porcellana
riesca a datare Ming una porcellana che avrà sì e no 40/50 anni ?
In Cina (e non solo, consentimi), anche in questi ultimi anni, gli anziani usano tenere in casa e passeggiare
con gabbiette di bambù con dentro degli uccellini cinguettanti.
E’ una pratica molto comune testimoniata (ho visitato solo quelli di Pechino)
dagli immensi capannoni pieni di gabbiette, uccellini, semi di tutti i tipi per nutrirli
e accessori per le gabbiette tra i quali….. gli abbeveratoi e le mangiatoie.
Sono affascinanti, hai ragione, ma, quelli d’epoca, che emozionano
e che hanno una porcellana della stessa qualità di un vaso o di un piatto Ming o Qing,
costano quanto tu hai riscontrato nelle aste, intorno ai 50’000 dollari .
Per 150’000 lire (forse volevi dire 150 euro) ti sei procurato solo uno dei tanti accessori
che puoi comprare tranquillamente anche in via Paolo Sarpi a 5/10 euro l’uno.
E non saprei che emozione ti possano dare…
Almeno non pubblicare queste tue performances, evita di fare la figura del Ciùla !
E poi non dire che non ti scrivo mai !
Un abbraccio a Giovanna.
R.
R. ha ragione nel suo sfogo perché proprio io incautamente gli avevo scritto :
… nel frattempo ho già pubblicato un’altra sega mentale
(le uniche che rimangono praticabili)
tutta dedicata ai servizi da tavola in porcellana per uccellini.
Non puoi fare a meno di leggerla qui :
http://www.francobellino.com/?p=3112#more-3112
So già cosa mi aspetta
Ma le stampelle sono qui a portata di mano
Franco
Quindi se me la sono cercata, non posso proprio lamentarmi.
Si dà il caso però che – anche se molto meno colto e preparato di R. –
qualcosina riesca a capirla anch’io della qualità di una porcellana
e certo le ciotoline e gli abbeveratoi acquistati più di 22 anni fa sono ben diversi da quelli proposti in Paolo Sarpi oggi.
Inoltre in tutto il mio testo qui sopra tra circa 50 foto non è riprodotta nemmeno una delle ciotoline che R. disprezza,
tranne una piccola foto di gruppo, dove a malapena si intravedono e un recipiente di bambù, piuttosto raro.
Se non si vedono, difficile giudicarli.
150.000 lire del 1994 sarebbero oggi 70-80 Euro : sul Web analoghi abbeveratoi (li chiamano “bird feeder”)
si trovano proprio a queste cifre. Basta dare un’occhiata qui : http://www.trocadero.com/
oppure qui : http://www.trocadero.com/
e cercare “bird feeder”.
Quindi nessuno mi ha mai turlopinato anche se è da decenni dimostrato,
e su questo R. ha assolutamente ragione, che io sono un “Ciùla”.
La benevola diagnosi di un illustre luminare è stata, con termini più eleganti di “Ciùla” :
acclarato rimbambimento senile con incurabile incontinenza prosastica.
Per chiudere rivolgo un grande, affettuoso e sincero ”Grazie!” all’amico R.
che ha capito quanto per me sia importante poter dialogare su temi che mi appassionano
e sui quali purtroppo non so trattenermi dallo scrivere.
Continuerò a scrivere e continuerò a sperare in un dialogo.
Mi conferma nella decisione di continuare a scrivere un pensiero di Henri Laborit
che arriva (grazie Pasquale !) proprio mentre scrivo, in tempo reale sul web :
Perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto
è forse l’unico rimedio all’abitudine, all’indifferenza, alla sazietà.
E’ tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare”.
L’amico R. mi invita nel ‘Commento’ qui sopra a NON scrivere.
La fa con eleganza settecentesca :
“Almeno non pubblicare queste tue performances, evita di fare la figura del Ciùla !”.
D’altra parte io sento il bisogno di scrivere, di dialogare o quantomeno di provocare un dialogo.
Vorrei dialogare con chiunque e con tutti.
Mi confortano queste parole di Hemingway che leggo
in una pagina di Marco Missiroli su “La Lettura” del 31 luglio 2016.
Hemingway era a Parigi. Aveva pochi soldi, ma non affrettò mai la sua sostanza narrativa.
Fu tentato, non cedette, si impaurì.
Poi si mise in pace ripetendosi la frase di chi aspetta :
“Non preoccuparti. Hai sempre scritto e scriverai ancora.
Non devi fare altro che scrivere una frase sincera.
Scrivi la frase più sincera che sai”.
“Scrivi la frase più sincera che sai”.
E’ quello che faccio sempre : scrivo quello che penso e quello che sento.
E lo riscrivo anche cento volte.
Non sarà bello quello che scrivo, non sarà giusto quello che scrivo,
sembrerò “un Ciùla”.
Ma quello che scrivo è sincero.
Post Scriptum
R. carissimo : lo so che questa mia confessione si espone ad una immediata e caustica obiezione :
“Anche un rutto è sincero”.
Lo scrivo io perchè ti voglio bene. E sono sincero
Continuerò a scrivere.
Nel congedarsi dai suoi Lettori dopo decenni di editoriali
un famoso giornalista americano, di cui ovviamente non ricordo il nome,
disse : “Continuerò a scrivere. Se non scrivessi, non saprei cosa penso”.
Anch’io, nonostante gli affettuosi inviti dell’amico R.
nel suo commento qui sopra, continuerò a scrivere.
Continuerò proprio per sapere cosa penso.
Per conoscermi un po’ di più,
come suggeriva di fare sempre il buon Socrate.
Continuerò, anche se so già, che ha ragione
Anna Maria Carpi quando dice di sé :
………
È ora che mi perdo, che mi danno
su quel che scrivo
e non mi piace mai, ma è con questo che anelo
fra mille altri d’essere vista udita
essere amata,
e non andrà così :
sono le scritte incise
da un recluso nel muro della cella,
e non c’è finepena.
Come Anna Maria anche io
“quel che scrivo non mi piace mai”.
Come Anna Maria anche io
è con questo che anelo
fra mille altri d’essere visto udito
essere amato,
e non andrà così.
Però a differenza di Anna Maria –
lei è un poeta, io un “ciula” –
io non mi danno. Anzi, mi diverto un sacco.
Il medico la chiama “incontinenza prosastica”.
Mi consiglia l’amico R. qui sopra di non pubblicare questi miei scritti per “evitare di fare la figura del Ciùla”.
Lui mi vuole bene e io accetto serenamente il suo consiglio. Ma altrettanto bene, e forse più mi vuole la dolce Nella
che da Amburgo mi scrive :
“R. ti conosce poco, caro Franco. Non sei ciula ma poetico. Le tue ricerche a volte così stravaganti
mi rallegrano e mi socchiudono non porte ma tende leggere
dove forse posso vedere qualcosa che non immaginavo esistesse.
E per questo ti ringrazierò sempre. Anzi, essere ciula piace molto anche a me.
Sempre sull’importanza che ha per me la ricerca di un dialogo, copio queste righe.
Non ricordo dove le ho trovate e confesso che sono forse un po’ troppo ‘alte’ per le mie attuali capacità di comprensione.
Nel secolo scorso mi imposi di studiare tutta la “Fenomenologia dello Spirito” di Hegel,
forse il testo più ostico mai affrontato se si esclude l’illeggibile “Finnegans Wake” di Joyce.
Mi imposi questa radicale procedura : “Non avanzo di una sola riga fino a che non sono sicuro di avere ben capito la riga precedente”.
Impiegai mesi e mesi, con tre volumi a fianco del testo di Hegel per spiegare ogni sillaba. Ma ci riuscii.
Oggi le mie capacità di attenzione e di concentrazione non sono più quelle di allora.
Mi sembra però che queste righe dicano qualcosa di importante a proposito dell’importanza di dialogare, anche se non sono sicuro di capirle davvero :
Molto ha esperito l’uomo. / Molti celesti ha nominato / da quando siamo un colloquio / e possiamo ascoltarci l’un l’altro (Friedrich Hölderlin).
Le riflessioni di Martin Heidegger su queste parole straziate ed alte del grande poeta tedesco consentono di indicare la radicale importanza del colloquio,
come struttura dell’esistenza, e le conseguenze che ne scaturiscono, quando questa struttura si lacera e si frantuma implacabilmente.
Queste sono alcune delle cose che Heidegger scrive:
«Noi siamo un colloquio. L’essere dell’uomo si fonda nel linguaggio (Sprache);
ma questo accade (geschieht) autenticamente solo nel colloquio (Gesprächt)»;
«Ma che cosa significa colloquio ? Evidentemente il parlare insieme di qualcosa. E’ in tal modo che il parlare rende possibile l’incontro.
Ma Hölderlin dice: ‘da quando siamo un colloquio e possiamo ascoltarci l’un altro’.
Il poter ascoltare non è una conseguenza che derivi dal parlare insieme, ma ne è piuttosto, il presupposto»
(M.Heidegger, La poesia di Hölderlin, Adelphi 1988).
Geniale sull’importanza di ascoltare, ascoltare in silenzio
questo dialogo di Madre (ora Santa) Teresa di Calcutta :
Qualcuno un giorno chiese a Madre Teresa di Calcutta.
“Quando prega Dio, cosa dice ?”
Lei rispose : “Non dico nulla. Ascolto”.
L’altro allora insistette : “E Dio cosa le dice ?”
Lei rispose :
“Non dice nulla. Ascolta”.
Beriolo
(non com.) piccolo recipiente che si tiene nelle gabbie per far bere gli uccelli; beverino
Etimologia: ← deriv. di bere.
Beverino
[be-ve-rì-no] s.m.
Piccolo abbeveratoio che si aggancia alle sbarre delle gabbie per uccelli
Abbastanza spesso, abbastanza inutilmente, qualche amico affettuosamente mi rimprovera
di dedicare troppo del mio tempo ad oggetti insignificanti, che non sono certo opere d’arte degne di tanta attenzione e di tanta passione.
Sono frammenti di porcellana, abbeveratoi per uccellini o per grilli, amuleti per patologie psichiatriche di nomadi africani,
frammenti di vetro trovati in barena e ricevuti in regalo dall’amico pasticciere.
Tanto tempo, troppo tempo ?
Mi confortano le parole di un grande, che parla di un altro grande e che leggo solo oggi.
Il grande che scrive è Eugenio Riccòmini; il grande di cui parla è l’artista Wolfango;
lo scritto presenta una mostra a Palazzo d’Accursio a Bologna che purtroppo non potrò vedere.
Ma i giganteschi dipinti di Wolfango sono stato tra i primi a scoprirli tanti e tanti anni fa
e non passo da Bologna senza salire nella Sala Stampa di Palazzo re Enzo per rivedere “Il cassetto”.
Scrive Riccòmini :
“ Ai pochissimi che ogni tanto me lo chiedono, rispondo che il tempo necessario per leggere un dipinto di qualità
è lo stesso tempo che impiega il pittore a preparare, eseguire e compiere la sua opera. Esagero, certo…. esagero, ma non mento :
perché leggere un dipinto complesso e difficile da eseguirsi è un esercizio che richiede attenzione estrema e tempo, senza distrazione.
Si tratta cioè di un esercizio non tanto diverso da quello che si fa leggendo un grande romanzo o un poema
o ascoltando una corposa sinfonia in musica; e rileggendo e riascoltando, assaporando ogni parola, ogni accordo.”
Dedicare tempo all’arte è il migliore investimento che si possa fare del proprio tempo.
Subito dopo al tempo dedicato all’amore.