Ho scoperto il “Pronto Soccorso per Cellulari” nella sala d’aspetto del “Pronto Soccorso per Umani”.
Ho scoperto anche di appartenere ad una specie praticamente estinta. Ai miei tempi nelle Sale d’attesa
si trovavano giornali e settimanali abbondantemente stagionati e stropicciati.
Gli igienisti (“Mai nemmeno sfiorare una rivista maneggiata da persone malate!”)
o i bibliofili si portavano da casa il libro in lettura
o ‘La Settimana Enigmistica’ con immancabile matita dotata di gommino.
Oggi invece non si legge : si mette in rianimazione prima il cellulare, poi eventualmente il parente stretto.
Ho avuto occasione nei giorni scorsi di trascorrere una decina di ore nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile qui a Venezia.
Dal punto di vista sanitario : vera eccellenza. Ambienti ampi, poltroncine accoglienti, toilette impeccabili, acqua per dissetarsi,
tv con TG a ripetizione, infermieri e medici e personale paramedico efficiente e disponibile e tutti gentilissimi.
Tutti, dal primario all’infermiere del triage (‘triage’, odioso incomprensibile termine
che nessuno capisce ma tutti dobbiamo subire, perché dire “accettazione/selezione” sembrerebbe troppo banale),
alla radiologa per una TC all’una di notte, allo specialista che ti fa una visita accuratissima
ascoltandoti e toccandoti e parlandoti e mettendoti alla prova occhi, testa, collo, braccia, gambe e piedi, come solo facevano i medici di una volta,
al ragazzo che lascia la sua postazione e si precipita in soccorso del vecchietto
terrorizzato davanti alla gigantesca macchina in cui dovrebbe infilare banconote per pagare il suo ticket….
.. tutti davvero super.
Ma ancor più sorprendente è stata per me (il vecchietto imbranato di cui sopra) la scoperta del “Pronto Soccorso per Cellulari”.
E’ nella sala d’aspetto del Pronto Soccorso per Umani.
Immagina, e spero che il paragone non appaia blasfemo, un tabernacolo moltiplicato per 20.
Un tabernacolo, cioè un minuscolo armadietto, a cui affidi il tuo cellulare, collegandolo ad una presa USB.
Sistemi comodo e rilassato il prezioso cellulare. Poi c’è una porticina che tu rinchiudi con una minuscola chiave.
Ritiri la chiave e la tieni con te. Tutto intorno al tuo armadietto ce ne sono altri 19 armadietti : un multi-tabernacolo.
L’armadietto che contiene gli armadietti che contengono i cellulari è tutto trasparente.
Bellissimo, di design, potrebbe essere Philip Starck.
Che sia tutto ‘a vista’ consente ai parenti del cellulare in rianimazione di alzarsi ogni 4-5 minuti
per andare a controllare lo stato di ricarica del proprio telefonino senza dover aprire il tabernacolo :
è tutto trasparente, quindi lo stato del ‘paziente’ si controlla facilmente.
Se non è ancora pienamente ristabilito, ci si torna a sedere e ci si dedica all’altro cellulare.
Sì, perché nella decina di ore trascorse in quella sala d’attesa ho visto di tutto :
portantini, parenti, pazienti di tutte le gravità dal coma alle ferite sanguinanti, fratture esposte e denti pericolanti, ecc.
preoccuparsi innanzitutto dello stato di salute del proprio telefonino.
Ho notato anche che malati, parenti e moribondi hanno tutti comunque sempre in mano un cellulare a cui dedicano spasmodica attenzione.
Ne deduco che quelli di loro che hanno messo il cellulare in ricarica, devono averne un altro di scorta. Non si sa mai.
Tra le 19.11 ora d’entrata e le 00.20 di notte, (ora d’uscita della prima puntata, il seguito la mattina dopo),
nessuno tranne Giovanna e me ha rinunciato alla ghiotta opportunità di ricaricare a gratis il cellulare.
Poi, en passant, alcuni sono anche stati visitati, diagnosticati, curati, ricuciti e poi o dimessi o ricoverati. Ma tutti con i telefonini in ottima salute !
P.S.
Sì, è vero : effettivamente per rendere più credibile la mia cronaca avrei avuto tutto il tempo di scattare una foto del “Tabernacolo per Telefonini”.
Purtroppo il mio telefonino è, come me, d’antan : fa e riceve telefonate, ma non scatta fotografie. Né peraltro io avrei saputo come fotografare.
Doverosa precisazione.
Non avendo, come più sopra confessato, saputo eternare il Pronto Soccorso per Cellulari in dotazione al Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile,
mi approprio di una foto trovata sul web.
E’ anche questo un tabernacolo per cellulari, ma – come è evidente – non è lo stesso tabernacolo : questo infatti non è trasparente.
Peraltro la simpatica fanciulla che nella foto ce ne illustra la funzione è molto simile alla fanciulla dolorante
con cui ho condiviso per ore la sala d’aspetto del Pronto Soccorso.
Era con mamma e con un abbigliamento appena appena più castigato.
Non per colpa sua, ovviamente : si vede che s’era fatta male in spiaggia.
Il vederla aveva su noi pazienti maschi un effetto terapeutico prima ancora di qualsiasi terapia. A noi o al nostro cellulare.