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Dopo 20.731 round i guantoni da boxe sono ancora nuovi.

Il giorno che ci siamo sposati ho fatto un regalo alla sposa :
due paia di guantoni da boxe. Regolamentari.

Un paio di guantoni da boxe per lei, un paio per me.

La dedica : “Piuttosto che fare mutismi, ore e giorni di silenzio, ci meniamo.
Meglio le botte – innocue con i guantoni e soprattutto comiche per risolvere tutto con una risata –
piuttosto le botte ma non i silenzi.”

D’accordo ? D’accordo !
Promesso per sempre ? Promesso per sempre !

 

In teoria un’idea inteligente.
I regali di nozze erano davvero pochi perché avevamo deciso :
(a) di non fare la lista di nozze e (b) di fare noi un bellissimo regalo
a chi aveva reso possibili le nostre nozze, e cioè i nostri genitori,
perché ci avevano messo al mondo
e i 4 testimoni, perché rendevano possibile il rito.

Tra i regali di nozze quel giorno i guantoni da boxe
sono stati una presenza sorprendente e convincente.

 

Idea intelligente apparetemente.
In pratica un fallimento totale.
Quei guantoni da boxe sono sempre rimasti con noi,
ci hanno accompagnato in ben 11 traslochi,
ma non sono mai stati usati.

In 56 anni, 9 mesi e 3 giorni nessuno di noi due li ha mai indossati.
Mai, nemmeno una volta.

 

Ecco cosa succede inevitabilmente quando sarebbe il momento
di ricorrere ai guantoni da boxe.

 

Cena. Lei si siede a tavola. E’ incazzata.
Non dice niente, ma si vede.

Io : C’è qualcosa che non va ?
lei : silenzio

Io : Sei arrabbiata ? Abbiamo litigato e non me ne sono accorto ?

Lei : silenzio

Io :  Se ho fatto qualcosa che ti ha offesa, me lo dici e ti chiedo scusa.

Lei : silenzio

Io : Se non mi dici cosa ho sbagliato, sbaglierò ancora.

Lei : silenzio

Io : Facciamo così : ti chiedo scusa qualunque cosa io abbia detto o fatto.

Lei : silenzio

Io :   Facciamo pace ?

Lei : silenzio

 

Interviene chi sta leggendo questa pagina. Mi dice :
“Franco, è semplice : per rompere il suo silenzio
va nel guardaroba e prendi i guantoni da boxe.
Li porti in tavola. I più piccoli per lei, i più grandi per te”.

 

Inutile. Tempo perso.

Il problema è che a volte c’è chi (esclusi i presenti, naturalmente),
c’è chi ha il problema e preferisce il problema alla soluzione del problema.

Il problema se lo tiene caro, se lo coccola, ci si crogiola,
si avvolge attorno al problema oppure
si avvolge il problema tutto intorno come un grande scialle.
Il problema se lo tiene stretto come Linus
si tiene stretta stretta la sua coperta.

 

I guantoni da boxe, che nelle intenzioni del giorno delle nostre nozze –
56 anni, 9 mesi e 3 giorni fa – sembravano una creativa e geniale soluzione del problema del mutismo,
dei lunghi ostinati silenzi, della mancanza di dialogo che per me è insopportabile,
i guantoni da boxe anche se io glieli porto a tavola, lei nemmeno li guarda. Continua il silenzio.

 

Forse ha ragione lei. Immaginare sul ring casalingo, con la tavola apparecchiata per la cena,
una elegante signora ottantanne
che per via della sciatica si sostiene con la stampella
contro un acciaccato ottantacinquenne che a stento si regge in piedi
sarebbe spettacolo piuttosto grottesco, al limite del ridicolo.

 

Però l’idea era buona e rimane buona. Magari non per noi, ma per qualche giovane coppia.
E i nostri guantoni sono sempre lì, a portata di mano.

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La storia che raccontano questi guantoni da boxe non è una storia allegra, lo so.
Però anche se non è allegra, ogni storia è una storia d’amore.

E visto che non indosso i guantoni e ho le dita libere chiudo con dei versi
di Paul Éluard, che vorrei aver scritto io perché è proprio quello che sento
quando – come adesso  – lei non c’è :

 

E tanto t’amo

che quando non ci sei,

non so chi di noi due

è l’assente.

 

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