Due punti. E’ un segno di punteggiatura, non è un oggetto.
Però racconta una storia meravigliosa.
Racconta il silenzio : il silenzio di Dio. Scopro il silenzio di Dio in un libro scritto probabilmente 2.500 anni fa :
il “Primo Libro dei Re”, capitolo 19.
Elia è solo tra i monti… deve incontrare Dio sul monte Oreb …
Elia pensa che Dio gli apparirà, come da tradizione, in fenomeni sovrumani :
un vento impetuoso e gagliardo che spacca i monti ..
un terremoto … un fuoco …
Ma Dio non è nel vento, non è nel terremoto, non è nel fuoco.
Dio è nel silenzio.
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, una voce di silenzio sottile. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello. Uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia ?
(1Re 19,11-13).
Negli anni si è cercato di rendere in italiano l’apparizione di Dio ad Elia
con diverse traduzioni delle parole ebraiche.
L’italiano ha una sola parola per ‘silenzio’.
Il silenzio in italiano è ‘assenza di suono’.
L’ebraico invece ha diverse parole per ‘silenzio’.
Una è “il silenzio della quiete”.
Una è “il silenzio che si impone. Zitti !”
Una è un silenzio abissale, cosmico.
Una è una voce di silenzio sottile.
Un silenzio che è rivelazione. Certezza. Verità.
Ecco le diverse interpretazioni :
Una leggera brezza di vento.
L’alito carezzevole di un’aura leggera.
Il sussurro di una brezza leggera.
Il mormorio di un vento leggero.
Ma poi la traduzione più fedele e più geniale :
Una voce di silenzio !
“Voce di silenzio” è un ossimoro.
Un ossimoro molto espressivo, proprio del linguaggio mistico.
Collega due realtà – la voce e il silenzio – apparentemente inconciliabili.
Ma oggi mi entusiasma una geniale intuizione di Elena Loewenthal :
“Forse la parola che ci va più vicino in italiano non è una parola, sono i due punti :
una pausa tra le parole, un silenzio tra due suoni, una promessa di quello che verrà dopo.”
Elena propone una invenzione visiva – non sonora ! –
che rende perfettamente il silenzio.
Punto, punto e virgola, virgola …. abbiamo sempre considerato
la punteggiatura come un compito da eseguire scrivendo
e come un aiuto per leggere un testo con il ritmo voluto da chi scrive.
Oggi scopro che un segno di punteggiatura – il “due punti” –
è invece molto di più di un compito scrivendo e di un aiuto leggendo :
è la geniale intepretazione che nessuna parola in anni e anni di studio
di traduttori professionisti erano riusciti a raggiungere.
Mai un semplice banale segno di punteggiatura aveva avuto
un così riccco e prezioso carico di significato.
I due punti parlano.
I due punti raccontano una storia.
I due punti – da soli – sono il silenzio e quindi la voce di Dio.