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L’antiquario apre un armadio e io sento una musica antica.

Ecco sbucano dall’armadio due ballerini.

Danzano rapiti, occhi negli occhi, nel silenzio più assoluto.

Danzano su una musica che nessun altro sente.

Soltanto loro due e soltanto io. 

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Sono due giovani che danzano perduti in un sogno d’amore.
Ma sono anche i due vecchi ballerini di un racconto di Maupassant, “Minuetto”, che prende vita proprio qui, oggi, per me.

Siamo a Parigi, nella serra dei Giardini del Luxembourg.

E’ un giardino del secolo scorso, dimenticato, sereno, tranquillo,
elegante e silenzioso : “come il dolce sorriso di una vecchia signora”.

Maupassant incontra uno strano vecchietto vestito come nel Settecento:

calzoni al ginocchio, scarpini con fibbia d’argento, merletti. Magrissimo, contorto, sorridente tiene in mano un bastone col pomo d’oro.
Quel vecchietto è stato Maestro di ballo all’Opera ai tempi di Luigi XV

e ha sposato nientemeno che la Castris, la grande ballerina amata da principi e persino dal Re.

Un pomeriggio di maggio appare anche la famosa Castris : “il suo vestito nero sembrava intriso di chiarore“.

 

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Maupassant chiede al vecchio ballerino : che cos’è un minuetto ?

Il vecchio trasalendo risponde:

“Il minuetto, signore, è la regina delle danze, è la danza delle regine.

 

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Poiché non ci sono più i Re, non c’è più il minuetto”.

Però poco dopo, il vecchio Maestro di ballo si volta verso il suo amore,

la grande ballerina amata da principi e persino dal Re, sempre silenziosa e seria.

Le chiede : “Elisa, vorresti.. dimmi, vorresti …  saresti così gentile da …

vuoi che mostriamo a questo signore che cosa era il minuetto ?“.

Segue un lungo silenzio.

Lei girò tutt’intorno gli occhi inquieti, poi si alzò senza dire una parola
e andò a mettersi davanti a lui. … Andavano e venivano con moine infantili,
si sorridevano, si dondolavano, si inchinavano, saltellavano come due vecchie bambole

mosse da un antico meccanismo invecchiato, un po’ logoro, costruito in passato da un artigiano molto abile :

 

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Improvvisamente si fermarono, avevano finito le figure della danza.

Per alcuni secondi rimasero in piedi una davanti all’altro, con sorprendenti espressioni;

poi si abbracciarono singhiozzando.”

Tutta questa danza avviene nel silenzio più assoluto.

 

Questa danza nel silenzio di due vecchi è atroce e sublime.

La danza nel silenzio dei due giovani di porcellana bianca
è invece gioiosa e coinvolgente.

Gioiosa e coinvolgente nonostante.

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Nonostante questa porcellana con i due ballerini sia un frammento,

è una scultura sopravvissuta attraverso i secoli e molte pericolose avventure perché qualcuno l’ha amata al punto da volerla conservare anche se ormai priva di valore commerciale.

 

Ci fu un periodo nel passato in cui il frammento diventò protagonista.

Schlegel : Nel frammento c’è il guizzo dello spirito, l’ironia del pensiero e la creatività della poesia.

Lo stato di frammento non è un male, anzi è una virtù positiva. Soprattutto è una virtù moderna.

 

C’è una cultura nel presente (il “kintsugi” giapponese) in cui il frammento è più prezioso dell’originale intatto.

Di questo più a lungo e con molte immagini a questo link :

http://www.francobellino.com/?p=2935

 

So, e soprattutto sento che quando questa porcellana con la coppia di ballerini si è rotta, forse duecento anni fa,

un uomo o una donnasi sono detti : “E’ vero, non è più perfetta. Ma è ancora così piena di vita,così contagiosa nella sua gioia di vivere che deve continuare a vivere”.

 

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Perché se non l’avesse amata, e se dopo di questa persona, molte altre persone non l’avessero amata, questa porcellana non sarebbe potuta arrivare così intatta – frammento sì, ma intatto – fino a me.
Anche per questo la amo. E anche per questo me ne sento responsabile. E ne scrivo.

 

I due ballerini mi raccontano un’altra storia :

una verità che forse sentivo, ma non sapevo.

Non sono io che scelgo gli oggetti : sono loro che  scelgono me.

 

Così hanno fatto con me i due ballerini, quando si sono aperte le ante
dell’armadio che li nascondeva e li proteggeva.

Saggiamente l’antiquario non li ha mai esposti in vetrina : li ospita
all’interno di un armadio del ‘700, sempre ben chiuso. Lì sono a casa loro.

Lì trovano il silenzio che altrimenti non lascerebbe spazio alla musica
che solo loro sentono e danzano.

 

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I due ballerini mi hanno parlato a lungo, mi hanno suggerito molti pensieri,

mi hanno regalato preziose emozioni. Mi hanno dettato queste righe.

 

I ballerini ballano. Punto

Il resto è silenzio.

 

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