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In questa raccolta di oggetti che raccontano una storia questo non è un oggetto : è una parola.

Una parola che però da sola racconta una bellissima storia.

 

Timshol (o Timshel) : la parola che può cambiarti la vita.

 

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Da molti e molti anni “Timshol”, o “Timshel”, questa parola ebraica dal versetto 4.7 del libro della “Genesi” costituisce un fondamentale punto di riferimento nelle mie scelte di vita.

Tutto inizia, circa 69 anni fa da una pagina di “La valle dell’Eden” di John Steinbeck :

 

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Ecco le righe fondamentali : è un dialogo tra  Samuel Hamilton, anziano pariarca di una famiglia di coltivatori e  LI, da anni servitore e cuoco cinese, ormai un membro della famiglia.

………  Li portò in tavola la caffettiera grigia smaltata, riempì le tazze e sedette. Si scaldò il palmo della mano contro il fianco rotondo della sua tazza.

A un tratto si mise a ridere. “Mi avete dato un sacco di noie, signor Hamilton e avete disturbato la tranquillità della Cina.”

 

“Che cosa intendete dire, Li?”

 

“E’ una storia divertente. Vi ricordate quando ci leggeste i sedici versetti del quarto capitolo della Genesi e poi ne discutemmo?”

 

“Me ne ricordo benissimo. E’ roba di parecchio tempo fa.”

 

“Quasi dieci anni” disse Li. “Bene, la storia mi fece una grande impressione e me ne sono impadronito parola per parola.

Più ci pensavo sopra e più mi pareva profonda. Poi confrontai tutte le traduzioni che abbiamo ed erano tutte molto vicine.

Solo un punto mi lasciava perplesso.
La versione inglese del Re Giacomo nel punto in cui Geova dice a Caino : “Se farai bene avrai bene; e se farai male, il peccato sarà subito alla tua porta.

Ma sotto di te sarà il desiderio del peccato e tu avrai modo di dominarlo”.

E’ quel “avrai modo” che mi ha colpito, perché era una promessa che Caino avrebbe vinto il peccato.”

 

Poi mi sono procurato una copia della Bibbia americana. Era nuova fiammante, allora, e questo passo era molto diverso.

Dice: “Abbi la signoria sopra di lui”. Dunque è molto diverso. Questa non è una promessa, è un ordine. E io cominciai a ruminarci sopra.

Mi chiedevo quale potesse essere la parola originale dello scrittore originale e come fossero potute venir fuori traduzioni così diverse.”

 

“Li – disse Samuel – non ditemi che avete studiato l’ebraico.”

 

Li disse: “Invece lo dirò. Ed è una storia abbastanza lunga.

Be’, mi sembrava che l’uomo che aveva potuto concepire una storia così grande avrebbe dovuto sapere bene cosa voleva dire e non ci sarebbero dovute essere confusioni nel suo modo di esprimersi.”

“Voi dite ‘l’uomo che ha potuto concepire una storia così grande’,
ma non pensate che questo è un libro divino scritto dal dito di Dio intinto nell’ inchiostro ?”

 

“Io credo che la mente che ha potuto pensare questa storia sia una mente curiosamente divina. Ne abbiamo avuta qualcuna anche in Cina.

Per continuare andai a San Francisco al quartier generale della nostra associazione di famiglia.
Andai là perché nella nostra famiglia ci sono molti venerati signori che sono grandi studiosi.

Sono pensatori di precisione. C’è chi passa molti anni a meditare su una frase del filosofo che voi chiamate ‘Confucio’.
Pensavo che ci fossero esperti d’interpretazione che potessero darmi consigli.

Sono bravi vecchi. Il pomeriggio fumano le loro due pipe di oppio e questo dà loro riposo, aguzza loro l’ingegno e la notte il loro spirito è in una forma meravigliosa. Credo che nessun altro sia mai stato in grado di usare così bene l’oppio.

Sottoposi loro rispettosamente il mio problema, lessi la storia e dissi la mia interpretazione. La notte seguente si riunirono quattro di loro e mi chiamarono. Discutemmo la storia tutta la notte.

 

Li rise. “Credo sia buffo” continuò. Ve li immaginate quattro vecchi signori, il più giovane ora ha novant’anni, che si mettono a studiare l’ebraico? Chiamarono un dotto rabbino. Si misero a studiare come se fossero stati bambini.
Libri d’esercizi, grammatica, fraseologia, frasi semplici. Andarono fino in fondo alla questione:”

 

“E voi?” disse Samuel.

 

“Andavo di pari passo con loro meravigliandomi della bellezza dei loro superbi e limpidi cervelli.

Ogni due settimane andavo da loro per una riunione e qui nella mia stanza coprivo pagine e pagine di scrittura. Comprai tutti i vocabolari ebraici conosciuti.

Ma quei vecchi signori erano sempre più avanti di me. Non ci volle molto perché sopravanzassero anche il nostro rabbino; lui si portò un collega.

Signor Hamilton, avreste dovuto passar con noi qualcuna di quelle notti di discussioni. Le domande, le analisi, oh, quel bel pensiero… quel bel modo di pensare !

 

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Dopo due anni sentimmo di poterci accostare ai famosi sedici versetti del quarto capitolo della Genesi. Anche i miei vecchi signori avvertivano
che quelle parole erano importantissime: <<avrai>> e <<abbi>>.
E questo fu l’oro che noi scavammo:

Non è : “avrai” e nemmeno è : “abbi”.

E’ <<Tu puoi>> :

<<Tu puoi avere la signoria sopra il peccato.>>

 

I vecchi signori sorrisero e annuirono e capirono che tutti quegli anni di studio erano stati spesi bene.

 

Samuel disse: “E’una storia fantastica. Ho cercato di seguirvi eppure ho perso qualche cosa. Perché questa parola – Tu puoi – è così importante?”.

 

La mano di Li tremava mentre riempiva le sottili tazzine. Bevve la sua tutta d’un fiato. “Ma non vedete?” esclamò.

“La traduzione americana della Bibbia con “abbi”ordina agli uomini di trionfare sul peccato.

La traduzione inglese con quel <<tu avrai>> fa una promessa, intendendo che gli uomini trionferanno sicuramente del peccato.

Ma la parola ebraica, la parola timshel – tu puoi – implica una scelta.

Potrebbe essere la parola più importante del mondo.

Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo.
Perché se <<tu puoi>>, è anche vero che <<tu puoi non>>.

 

Non vedete ?”

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“Sì, lo vedo. Vedo benissimo. Ma voi non credete che questa sia legge divina. Perché ne sentite l’importanza?”

 

“Ah!” disse Li.  Ogni opera che abbia influenzato il pensiero e la vita di innumerevoli persone è importante.

Ci sono molti milioni nelle loro sette e nelle loro chiese che sentono l’ordine: <<Abbi>> e accentuano il fattore obbedienza.

E ci sono milioni, anche più di quegli altri, che avvertono un senso di predestinazione
in <<Tu avrai>>. Niente di quanto possono fare può influire su quello che sarà.

 

Invece, <<tu puoi>>!

Diamine, questo sì che fa grande un uomo e gli dà la statura degli dei, perché, nella sua debolezza e nella sua bassezza e dopo l’assassinio del fratello, tuttora egli ha la grande scelta. Può scegliere la sua strada, percorrerla lottando e vincere.”

 

La voce di Li era un canto trionfale.

Adam disse: “Ci credete, Li?”.

“Sì, senz’altro. E’ facile per pigrizia o per debolezza gettarsi in grembo alla divinità e dire: ‘Non potevo farci nulla, la via era prestabilita’.

 

Ma pensate alla gloria della scelta ! E’ questo che fa di voi un uomo.

Un gatto non ha scelta, un’ape è costretta a fare il miele. Qui non c’è spiritualità.

Lo sapete che quei vecchi signori che stavano per morire tranquillamente sono ora talmente interessati che non vogliono più morire?”

 

Adam disse: “Volete dire che quei cinesi credono nel Vecchio Testamento?”.

 

Li disse: “Quei vecchi credono a una storia vera e ne riconoscono una a prima vista. Sono critici della verità.

Sanno che questi sedici versetti sono una storia dell’umanità di qualsiasi epoca, civiltà o razza.

Non credono che un uomo scriva quindici versetti e tre quarti di verità e menta con un solo verbo.

Confucio insegna agli uomini come si deve vivere per avere vite buone e ben riuscite. Ma questa… questa è una scala per arrampicarsi fino alle stelle”.

 

Gli brillavano gli occhi. “E questa scala non la potete perdere mai. Taglia le gambe a tutta la debolezza e la vigliaccheria e la pigrizia di questo mondo. E sento di essere un uomo. E sento che un uomo è una cosa importantissima, forse più importante di una stella.

Questa non è teologia. Non ho nessuna inclinazione per gli dei. Ma c’è in me un nuovo amore per quel fulgido strumento che è l’anima umana.

L’anima dell’uomo è una cosa splendida e unica nell’universo. E’ sempre assalita e mai distrutta perché <<tu puoi>>.”

 

Se Dio vuole (Dio ?) la Bibbia che leggo e annoto da anni traduce :

“Tu puoi dominarlo !”.

 

Li e i saggi cinesi di San Francisco, John Steinbeck e le Edizioni Paoline della mia Bibbia concordano : per loro e per me, anche se non per tutti,
“Timshol” significa “Tu puoi”.

 

Se dovessi scegliere una sola immagine che riassume tutta la forza e la verità della storia  che mi racconta questa parola ebraica, tutta la verità di questo “Tu puoi”, non avrei dubbi :

 

pietro

 

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