Shakespeare in India :
la vita è una sagoma di latta.
Nel secolo scorso abbiamo vissuto per 6 settimane in una famiglia indiana a Rajkot nel Gujarat. Rajkot non ha alcuna attrazione turistica, però un giorno arrivò in paese dal deserto del Thar una famiglia di saltimbanchi nomadi della tribù dei Rabari. Fu una grande attrazione.
Alcuni bambini del nostro villaggio però non potevano permettersi di pagare nemmeno le poche rupie dello spettacolino messo in piedi dai teatranti ambulanti con 4 panche e un microfono.
Tristi e in disparte quei bambini (noi due insieme a loro) scoprirono un vecchietto, lacero ma bellissimo, che li fece radunare attorno a sé, poco lontano dallo “spettacolo” vero e proprio.
“Nò màny!” fece cenno con le mani (gli Indiani tra di loro spesso si parlano in inglese, anche se non sanno l’inglese. “Nò màny!” era evidentemente considerato comprensibile a tutti.).
Il vecchio aprì una scatola di cartone, ne tirò fuori un groviglio di fili di ferro e …. ed eccolo improvvisare per quei bambini e per Giovanna e per me un meraviglioso poverissimo spettacolo.
Anzi, non un solo spettacolo : molte diverse avventure, tutte incentrate su tre soli personaggi.
Primo personaggio, il protagonista :
un erculeo uomo nero, vestito con la pelle di una tigre, sicuramente da lui massacrata, poi scorticata (temo ancora viva) e forse persino divorata, con un’incongrua pettinatura alla Elvis Presley, armato di due corte spade.
Secondo personaggio, l’antagonista: un ferocissimo toro :
Azione drammaturgica : l’incontro a sorpresa tra i due acerrimi nemici … la sfida che non si può rifiutare (anche perché la struttura stessa del palcoscenico, due fili di ferro che confluiscono in un unico manico non consentiva a nessuno dei due una via di fuga : lì erano uniti dal Fato e lì dovevano agire!).. la lotta spietata e sanguinaria … il tragico finale e il trionfo del vincitore.
Il duello era senza esclusione di colpi, le urla dell’eroe e i muggiti del toro riempivano l’aria e distraevano persino gli spettatori paganti dell’arena poco lontana.
Poi c’era una pausa.. e poi ecco di nuovo il gigantesco protagonista, nemmeno un ricciolo fuori posto, questa volta affrontava una tigre sanguinaria, la temutissima ‘mangiatrice di uomini’ terrore dei villaggi della zona …
Muovendo abilmente le sagome ritagliate in sottile lamiera, facendole agire con sapienti rotazioni del polso e interventi della punta delle dita, accompagnando il tutto con una straordinaria colonna sonora di ruggiti, muggiti, urla, insulti irriferibili alle belve e ai loro ascendenti, invocazioni agli dei ed effetti sonori, improbabili ma efficacissimi, il vecchietto metteva in scena battaglia epiche di qualche minuto.
Sandokan e la tigre Dharma e prima Teseo e il Minotauro dalla sabbia del Labirinto di Cnosso alla terra rosso-sangue-rappreso dell’India.
A volte il Bardo di Rajkot concludeva il suo spettacolo con un coup de théâtre di raffinatissima drammaturgia : non sempre l’uomo vinceva !
Ma sempre nell’avventura successiva, l’eroe riappariva più bello e più superbo che pria (avrebbe detto Petrolini, imperdibile qui : https://www.youtube.com/watch?v=iMcAIMVxa9s).
Fummo talmente affascinati da questa forma di teatro primitivo -
la vita è davvero teatro e il teatro è davvero vita – che alla fine chiedemmo al Drammaturgo/Regista/Protagonista/Capocomico se ci poteva vendere
almeno uno dei suoi piccoli spettacoli.
Il vecchietto disse che no, che non poteva venderli.
Fu felice però di regalarcene due e noi siamo felici di conservare con noi da 56 anni questi minuscoli straordinari esempi di teatro primitivo.
Un manico di legno, due fili di ferro, tre sagome intagliate nella latta e poi dipinte a vivacissimi colori.
Teatro poverissimo e geniale. E assolutamente gratuito !
Oggi imperano videogiochi supertecnologici in 3D, con uno stupefacente effetto di realtà. Giochi capaci di castrare la fantasia e la creatività di un bambino più atrocemente di un’arma chimica.
Proprio per questo ho scritto questo inedito capitolo di una Storia del Teatro :
la scoperta di uno spettacolo primitivo ingenuo fantasioso e generoso.
La vita è teatro.
E ognuno di noi è un povero attore che si agita e pavoneggia –
come una sagoma di latta – e poi non se ne sa più niente.