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Quando sono entrato nella galleria del famoso antiquario Abelardo Linares in Plaza de las Cortes a Madrid e quando ho preso in mano questa piastrella, ho capito di essere una scimmia 

La galleria Linares è immensa, su due piani, con migliaia di oggetti. Mobili antichi, dipinti e miniature, sculture, gioielli. Eppure tra tutti mi colpisce una piccola piastrella di ceramica bianca e blu :

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La piastrella è stranissima perché non rappresenta un fiore, un castello, una dama : no, rappresenta uno strumento di tortura, due pesanti ceppi di ferro.

ceppi

 

I Ceppi sono uno strumento punitivo, utilizzato nel Medioevo per bloccare a una parete i piedi del prigioniero tramite il blocco delle caviglie.

Già questa immagine rende la piastrella preziosa e rarissima, ma la piastrella racconta una storia perché tutt’intorno ai due ceppi c’è una scritta. E’ un messaggio segreto.

scritta

 

La scritta è faticosamente leggibile, ma il suo profondo significato è comprensibile solo conoscendo il luogo a cui la piastrella era destinata e il committente che l’aveva ordinata e voleva comunicare un suo messaggio.

Io ho capito subito che il messaggio di quella piastrella era destinato a me.

Ecco la scritta che corre lungo i bordi della piastrella :

 

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LA LIBRE CAPTIVIDAD TE HACE VIVIR PENADO

La prigionia scelta liberamente ti fa vivere penosamente.

 

Quella piastrella è per me una folgorazione proprio come l’apparizione di Cristo per Saulo sulla via di Damasco.

Sono colto in pieno dalla voce di qualcuno che mi parla, mi chiama per nome, mi colpisce proprio nel mio più profondo e più vero punto debole.

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La piastrella con i due ceppi di prigionia e la sua scritta mi dice :

Franco, tu sei una scimmia !

 

Sono io la scimmia che a Sri Lanka fanno prigioniera così: prendono una noce di cocco, la svuotano e poi la legano con una catena a uno steccato. Dentro alla noce di cocco mettono un bel po’ di riso cotto molto zuccherato. La noce di cocco ha un buco abbastanza grande perché ci entri la mano della scimmia, però  troppo piccolo perchè la mano della scimmia riesca ad uscirne quando è chiusa a pugno.

La scimmia arriva, sente il profumo del riso, infila la mano prende un pugno di riso e si ritrova prigioniera.

Potrebbe aprire la mano, rinunciare al riso e liberarsi.
Ma non ci riesce. Non riesce a capire che la libertà senza riso
vale di più dell’essere catturata con il riso.

 

Io sono la scimmia e il mio riso zuccherato è un posto fisso,
uno stipendio sicuro e piuttosto alto, un ufficio solo per me con due finestre, una segretaria e due assistenti : una carriera di successo.

 

Se stringo nel pugno il riso zuccherato sono prigioniero di un meccanismo che mi dà sicurezza, però non mi lascia libero di vivere come vorrei e di essere quello che sono. Vivo penosamente.

La pena è l’incertezza sul che fare : aprire la mano e lasciare il pugno di  riso che pure io ho liberamente preso e che stringo ed è mio e nessuno mi può portare via ? Restare padrone del riso sì, ma prigioniero della noce di cocco e vivere penosamente anni e anni della mia vita ?

La piastrella è stata creata 500 anni fa perché io proprio oggi la incontri, capisca il suo messaggio e lo metta in pratica. Ecco perché tra mille diversi oggetti la piastrella stamattina ha scelto di parlare proprio a me e solo a me.

Ecco perché la scimmietta di Sri Lanka mi invita ad aprire il pugno
e a liberare la mia mano e la mia vita.

Ecco perché tanti secoli prima un saggio monaco buddista, Eihei Dōgen,
ha detto pensando proprio a me :

“Solo tenendo la mano aperta

puoi prendere,

solo perdendo puoi trovare”.

 

Post Scriptum

devo fare una confessione. Tornato da Madrid dopo aver scoperto il messaggio della piastrella, ho dato le dimissioni. Però, dopo quella prima volta, altre volte mi hanno offerto una noce sempre più grande e sempre più piena di riso zuccherato. E per altre volte io ho infilato la mano e tenuto stretto quel riso per un po’. Ma soltanto per un po’.
Perché sempre dopo un po’ ho trovato la forza, grazie anche alla piastrella che è ancora oggi con me …
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… di lasciare il riso zuccherato, aprire la mano e riconquistare la mia libertà.

Apro la mano e la tengo aperta per accogliere, non per prendere.

 

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