E’ l’oggetto più antico, più prezioso e più raro che ho. E l’ho rotto.
E’ prezioso perché me l‘ha regalato Giovanna.
E’ raro perché l’ho studiato per anni e mai ho trovato un anello da arciere così antico (Cina, Eastern Zhou, 771-256 a.C.) e così raffinato.
Fa parte della mia storia segreta perché lo infilai al dito di mia mamma prima di dirle “Addio” per sempre.
E’ infinitamente più elegante, più raffinato e più prezioso del gemello al British Museum :
La sera del 24 gennaio, per accarezzarlo mentre guardo il film in tv, indosso l’anello da arciere più bello, più prezioso e più antico che ho : si chiama “arciere Giovanna”.
Lo indosso perché da giorni vedo Giovanna infelice e vorrei, ma non so come, né lei me lo permette, aiutarla.
Forse “l’anello Giovanna” riuscirà a parlarle.
Lo tengo, lo accarezzo, lo faccio ruotare sul dito poi finito il film (“Chato” noioso), salgo al Mac, allungo verso lo schermo la mano sinistra che ha sull’anulare l’anello e sento un leggerissimo “tic” .
L’anello ha sfiorato il bordo dello schermo :
ho rotto proprio il punto più sottile e delicato :
ha infranto la lamina verticale sul retro dell’anello, che appare impossibile anche soltanto pensare come abbiano potuto ottenerla lavorando la durissima giada migliaia di anni fa con gli strumenti dell’epoca.
Quella lamina è giunta intatta, vittoriosa sui secoli, fino a pochi secondi fa e ora per uno stupidissimo gesto si è infranta. Io l’ho rotta.
Un oggetto che era sopravvissuto intatto per più di 2500 anni si infrange stasera per uno stupido sbadato gesto : si sono sfiorate
una superficie solida ed una fragilissima
e la bolla di sapone della giada sottilissima si è rotta.
La notte stessa e poi la mattina dopo non sono riuscito assolutamente
a trovare la minuscola scheggia di giada che pure deve essersi staccata.
Certo nessuno potrebbe mai riattaccarla, ma sarebbe la prova che c‘era,
che fino a stasera l’anello era intatto.
Ma non si trova. E forse è giusto così, come non si cercano e non si trovano
i resti di una bolla di sapone dopo che è scoppiata.
Ci rimango molto male.
Per giorni.
Però poi decido di non accorarmi più di tanto perché di fatto ormai non ci posso più fare niente, quindi se non posso farci niente, è inutile che ci soffra.
Cerco di non soffrire, ma devo riflettere : il battito d’ali di una farfalla può davvero provocare uno tsunami a migliaia di km di distanza; in questo caso a migliaia di anni di lontananza.
Per farmene una ragione, decido che adesso, con la mini-frattura
l’anello è diventato ancora più nostro. Prima era un oggetto posseduto;
ora è un oggetto vissuto. Ha vissuto con noi, è stato amato ed è anche stato ferito : ha sofferto ed ha una cicatrice che nessuno potrà mai cancellare.
Nella storia del nostro amore tutto è iniziato per un errore :
la sera del 12 Dicembre 1962 Giovanna ed io siamo rimasti vicini, in piedi,
per tutto lo spettacolo al teatro Gerolamo, perché io avevo sbagliato i conti dei posti a disposizione.
Dopo aver fatto sedere in platea e in un palco tutti gli amici invitati
ero rimasto senza più posti per lei e per me. Così ci siamo conosciuti e innamorati. Per un mio errore.
Oggi credo, e voglio convincermi …
… che questo anello antichissimo adesso è ancora più nostro perché anche lui porta su di sé un segno – una cicatrice – dell’aver vissuto proprio con noi due, dell’aver condiviso negli anni case, traslochi, studio e amore. E anche errori.
Adesso questo anello fa ancora più parte delle nostra storia anche se per lui,
e anche per noi, c’è una vera sofferenza in questo nuovo sentimento.
Ma proprio per questa nota di dolore,
per questa sua purtroppo ben visibile ferita,
lo amo e lo amerò ancora più.