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Siamo a bordo di una feluca sul Nilo ad Assuan. Io al timone.
La barra del timone è un tronco di legno lungo tre metri che riesco a stento a manovrare
usando non la mano, come su una normale barca a vela, ma tutte e due le braccia.

Il timone è enorme e pesantissimo, ma ogni sera Ahmed mi dà fiducia
e mi lascia timonare la sua feluca nella luce dorata del tramonto e nel silenzio più assoluto.

Proprio per colpa del silenzio una sera giriamo una punta della riva del Nilo
ed arriviamo silenziosi davanti ad una spiaggia isolata.
Nell’acqua un gruppo di donne sta facendo il bagno. Nude.

 

Non ci hanno sentito arrivare, siamo praticamente addosso a loro con l’enorme barca a vela
e quando ci vedono sono sorpresissime, ma non spaventate.
Tutte immediatamente si coprono il viso. Non scappano verso riva,
non si immergono per nascondersi nell’acqua : rimangono immobili,
con le mani che nascondono il viso. Non coprono il seno, non coprono il sesso :
coprono il viso !

Giovanna ed io siamo sorpresi da questa reazione così diversa dalla reazione di pudore
che avrebbe qualsiasi donna occidentale.

“E’ giusto così” ci spiega il gigantesco barcaiolo,
che preso il timone ha subito virato per allontanarsi.
“Se si coprono il viso nessuno potrà riconoscerle.
Di nessuna donna nessuno potrà dire al villaggio di averla vista nuda”.

La logica è impeccabile.
Non c’è nulla di male nel seno : ogni donna ce l’ha. Perché nasconderlo ?
Non c’è nulla di male nella vagina : ogni donna ce l’ha. Perché nasconderla ?
Però forse per una donna del villaggio c’è qualcosa di male nel fare il bagno nuda con le amiche. Perché ? Beh, perché qualche uomo dalla riva o dal fiume potrebbe vederle e riconoscerle.
E’ proprio quello che sta succedendo adesso per la nostra apparizione imprevedibile e silenziosa.

Ogni donna pensa : devo fare in modo che nessun estraneo, nessun uomo, possa riconoscermi.
Da cosa potrebbe riconoscermi. Dagli abiti ? No, sono nuda. Dal seno ? No, tutte le donne ce l’hanno. Dalla vagina ? No, tutte le donne ce l’hanno. Mi riconosce se mi vede in viso.
E allora io mi copro il viso, lo nascondo al suo sguardo. Lui non può sapere chi ha visto :
ha visto una donna, ma non sa chi è. L’onore è salvo. Nessun saprà mai il mio nome.

 

E’ un senso del pudore così diverso dal nostro.
Per noi, donne e anche uomini, se siamo sorpresi nudi è istintivo e immediato
“coprire le pudenda”, cioè gli organi sessuali.
Ce lo dice la parola stessa “pudenda”, in latino : “ciò per cui ci si deve vergognare”.

Da noi sempre una donna, ma persino una Dea, , se sorpresa nuda,
si copre istintivamente il seno e l’organo sessuale :

 

botticelli

 

 

Questa idea di accettare la nudità in una cultura che impone addirittura in pubblico
alle donne il velo totale, è sorpredente ma non è insolita in Africa e in Asia.

nagna

 

Questa piccola scultura è indiana.

La donna – una Dea – è assolutamente nuda e mostra senza alcuna vergogna i propri organi sessuali. Però si copre il volto.

 

Ma c’è un altro oggetto che racconta la stessa storia e la porta ancora più avanti :

 

fronte

 

retro

 

 

E’ una fionda della Costa d’Avorio e rappresenta una donna incinta.

Che sia incinta ce lo racconta il lavoro di altissima acrobazia artigianale con cui lo scultore
è riuscito a scolpire una sfera mobile dentro il ventre della donna.

Quella pallina racconta una storia chiarissima : la donna è incinta.

E cosa fa la donna ? Si copre il viso.

 

Quanto pudore nell’impudicissima ostentazione del proprio ventre gravido.
E quale geniale sintesi – degna di Picasso – nel condensare
tutta la potenza della nascita di una nuova vita in una pallina di legno.

Eccola lì, è tutta lì, la Vita : una pallina, uno spermatozoo e poi un feto :
un universo che sta per esplodere.
E questo oggettto che da solo, senza una parola, condensa volumi e volumi
di storia e filosofia, di teologia e antropologia, questo oggetto
che parla e racconta una storia che cosa è ?
E’ un giocattolo, in mano a un bambino.

 

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