Milano. Cena in casa di amici.
A Tommy non piace la paella. Non è ancora stato in Spagna.
A me non piace la paella. Ho vissuto a lungo in Spagna.
Così mentre gli altri rimangono a tavola, ci troviamo insieme, Tommy ed io,
davanti al monitor del nonno di Tommy.
A Tommy piace subito, arrivando sul mio sito, il cavallo e cavaliere, di cui dico :
è il più bello che io abbia mai visto.
Tommy non ti lascia passare un’affermazione senza chiedertene, gentilmente, il perché.
Chiede infatti : “Perché dici che questo soldatino (lui lo chiama così) è il più bello ?”.
Non è facile spiegarlo ad un bambino di 5 anni. E non è facile soprattutto spiegare a parole una sensazione che è tutta visiva e tattile.
Però Tommy ha serie probabilità di diventare un giorno un grande campione di calcio : già oggi fa parte dei Pulcini del Milan. Quindi possiede, conosce bene e ama il pallone.
Allora gli dico : così come tutto nel tuo pallone è rotondo, anche questo ‘soldatino’ è così bello da guardare e così dolce da accarezzare perché tutto in lui è rotondo.
Insieme stampiamo una foto e con un pennarello rosso cominciamo a scoprire come questa piccola scultura – primitiva, per alcuni addirittura ‘selvaggia’ – sia in realtà una raffinatissima orchestrazione di variazioni sul tema del cerchio.
Ovviamente con Tommy non parlo così. Però le nostre scoperte col pennarello rosso sembrano convincerlo. E allora mi sembra giusto riportare la spiegazione che ho fatto a Tommy anche su questo sito, dove sono benvenute le visite e soprattutto apprezzati i commenti di tutti i bambini dai 5 ai 105 anni.
Prendiamo il nostro metaforico pallone.
A dettare il leit-motiv del cerchio è l’arco perfetto (1) disegnato dalle zampe anteriori, dalla pancia e dalle zampe posteriori della cavalcatura.
Risaliamo un po’verso destra, ed ecco una spirale che si chiude a circolo (2) : la bardatura sul petto del cavallo.
Continuiamo verso l’alto, a destra. La testa del cavallo disegna un circolo perfetto (3). E in più l’ombra lo raddoppia.
Ora dalla testa del cavallo a sinistra, verso il cavaliere : le redini disegnano un piccolo gratuito elegantissimo arabesco (4) che racchiude un punto di luce rotondo in un tondo perfetto. E anche qui l’ombra fa eco.
Dalle redini su, verso il turbante del cavaliere : si annoda a spirale (5) per creare un volume rotondo – che suggerisce un nuovo spazio, perpendicolare a quello di una lettura finora solo di profilo.
Un altro circolo (6) disegnano le corte braccia stilizzate che si prolungano con la schiena del cavaliere.
Scendendo ancora, l‘arcione della sella si stacca come un membro in erezione e suggerisce un altro cerchio (7) che si perde nello spazio compreso tra le redini ed il collo della cavalcatura.
Poco più sotto, a conquistarsi un altro spazio a tutto tondo, parallelo allo spazio del turbante e a quello delle braccia, ecco il cerchio (8) disegnato sul corpo della cavalcatura dal sottosella circolare.
Da qui all’arco perfetto (1) il cerchio della scoperta dei cerchi si chiude e si riapre con un movimento elegante ed infinito. Un tutto tondo che la luce accompagna, le ombre riecheggiano; che si guarda e si accarezza come un’unica melodia che si sviluppa sempre nuova e ritorna sempre uguale a se stessa : sempre uguale e sempre diversa.
Un grande (Plinio il Vecchio) ha scritto : “L’Africa ci porta sempre qualcosa di nuovo”.
Duemila anni dopo, un altro grande (H.W.K.Collam) ribadisce :
”Il passato dell’Africa è sempre un passo più avanti del presente dell’Europa”.
Nel minuscolo capolavoro di questo cavallo e cavaliere Kotoko (raccolto da Gérard Roso tra il 1979 e il 1984 in loco, nella regione di Tildé Goulfey, Nord del Camerun) tutto è tondo e sempre tondo in modo diverso.
Non so (ma credo di sì) se l’artigiano che ha disegnato, poi modellato e poi fuso questo monumento tascabile si sia coscientemente proposto di realizzare infinite personalissime variazioni sul tema del circolo perfetto.
Non so se sia un piccolo del tutto casuale miracolo di eleganza ed armonia, o se sia invece una raffinatissima elaborazione di variazioni sul tema, come le “Goldberg” di Johann Sebastian Bach *
* Per chi ama leggere con il sottofondo di una colonna sonora musicale, si consiglia per questo testo l’ascolto delle “Variazioni Goldberg” nelle due diversissime esecuzioni di Glenn Gould, la prima del 1955 e poi la definitiva del 1981.
Questo monumento tascabile è un miracolo. Voluto o casuale ?
Potremmo chiederlo a Giotto di Bondone con il suo “O”- esordio fulminante e definitivo.
Riporto per Tommy una simpatica trascrizione dell’episodio noto come “la O di Giotto” :
Un giorno Giotto torna alla sua bottega di pittore e ha la sorpresa di trovare un uomo riccamente vestito che gira tra i cavalletti e i dipinti, osservandoli con molta attenzione. Lo sconosciuto si avvicina al pittore e gli dice : “Sua Santità, papa Benedetto XI, desidera ornare con grandi dipinti le basiliche di San Pietro e San Giovanni. Però non ha ancora deciso a quale pittore affidare questo importantissimo incarico. Io vengo a nome del Papa per chiederti un’opera tua : la migliore. La porterò a Roma, insieme alle opere di molti altri artisti. Il Papa sceglierà il più bello tra tutti questi dipinti e chiamerà il suo autore a decorare le basiliche. Qual è il tuo capolavoro ?”.
Giotto, invece di togliere dal cavalletto il migliore dei suoi dipinti, stende un gran foglio di carta bianca. Poi intinge il pennello nel barattolo del rosso e traccia in un baleno, a mano libera sul foglio un cerchio così perfetto che sembra eseguito con compasso.
“Ecco il mio miglior dipinto !”- dice Giotto, consegnando il foglio al dignitario papale.
“Mah ! tu vuoi che io porti questa “O” a Sua Santità ? – osserva stupito e offeso l’ambasciatore del Papa. Davvero non hai nulla di meglio da darmi ? Vuoi forse prendermi in giro ?!? ”.
“No, Monsignore – risponde Giotto. Non ho proprio nulla di meglio da darvi. Però sono sicuro che questa “O” piacerà al Papa.”
E dopo qualche giorno, infatti, giunge a Giotto la lieta notizia che proprio lui è stato scelto fra tutti i pittori italiani. Il Papa ha capito da quel semplice cerchio – dalla “O” di Giotto – la genialità dell’uomo e la perfezione della sua arte.
(adattato da Guido Petter, in “Racconti per un anno”. Firenze Giunti 1966)
Questo monumento tascabile è un miracolo. Voluto o casuale ?
Potremmo chiederlo ai monaci Zen che si esercitano ogni giorno per anni e anni solo per arrivare un giorno a realizzare fulmineamente, con un solo colpo di pennello, il cerchio che loro chiamano “Enso”.
Il circolo studiatamente imperfetto di un “Enso”- apparentemente sempre uguale e invece sempre con infinitissime variazioni – rappresenta l’Assoluto, l’Illuminazione, la forza e insieme l’eleganza. Rappresenta l’Universo intero e il Vuoto assoluto. E’ solo un tondo, ma a tutto tondo.
Potremmo chiederlo infine a Tommy che dall’alto dei suoi 5 anni di saggezza, non ancora contaminata dalla castrante opera della scuola dell’obbligo e dall’estetica televisiva, approva i miei patetici sforzi e conclude :
“Hai ragione. E’ proprio bello. Bello come quando faccio gol !”.
I Bamana del Mali definiscono le sculture : “Cose meravigliose” (kaba ko)
e anche : “cose da guardare per sempre”.
(K.Ezra 1983).
Stefano Malatesta su Repubblica del 19 ottobre 2001 scrive : “Tempo fa, entrando in un negozio di Bamako nel Mali
dove erano esposte magnifiche sculture, chiesi alla bellissima proprietaria se loro usavano un’altra definizione
al posto dell’occidentale “opera d’arte”.
La ragazza rispose che per lei sarebbe andato bene : “cose che non ti stanchi mai di guardare”.
Questo cavaliere Kotoko è allora doppiamente un’opera d’arte :
è un oggetto che non mi stanco mai di guardare e non mi stanco mai di accarezzare.
Caro Franco, da quando ho aperto il tuo blog non mi stanco di aprirlo e di riaprirlo e di leggerlo; quanta vita scorre piena di energie trasmittibili. Finalmente ho a che fare con un pazzo.
Sono anni che durante le riunioni disegno cerchi, forse e` un richiamo alla fuga dalla noia delle cose o forse e` la ricerca della perfezione nelle cose che faccio. Di certo la musica nel cavaliere KoToKo non`e` casuale; e` necessaria veramente tanta leggerezza spirituale per riuscire a farlo.
salutissimi