dei Kotoko che non ho
non l’avrò mai.
Il più bello dei Kotoko che non ho non l’avrò mai
E meno male. Saperlo mi rende felice.
“Felicità è conoscere i propri limiti e amarli” (Roland Barthes).
Questo minuscolo monumentale gruppo di cavallo e cavaliere parla da solo.
E’ maestoso. Ha slancio. E’ immobile ma sembra pronto a scattare. E’ unico.
Ed è irraggiungibile.
Mi ha regalato queste foto l’amico e maestro Vittorio Carini.
Le ha trovate tra le migliaia di una collezione di arte africana dispersa nel secolo scorso Sono profondamente grato a Vittorio per il dono di queste antiche foto in bianco-e-nero. Un bianco-e-nero tanto più elegante di molti fotocolor che hanno la raffinatezza cromatica di una pizza-4-stagioni mal riuscita e sono spesso figli più di photoshop che non del buon gusto e della verità.
Mi dà gioia guardare queste foto, mi da gioia sognarle, mi dà gioia persino sapere che non potrò mai avere questo Kotoko. Non potrò mai sollevarlo davanti agli occhi, non potrò mai accarezzarlo, non potrò mai infilarlo in tasca e portarlo in giro con me come faccio ogni giorno con uno a scelta tra i Kotoko della mia piccola ‘scuderia’.
Mi piace quando tutti attorno a me, in metrò o per la strada, tengono religiosamente in mano il loro infernale cellulare, pronti a reagire al suo minimo cenno o alla più impercettibile vibrazione e poi per ore ne scrutano appassionatamente il piccolo, per me misterioso, schermo.
Invece io tra le dita ho un piccolo magico capolavoro, forse una misteriosa e potente medicina per lo spirito, che mi da gioia e mi fa sentire non dico migliore, ma perlomeno diverso dalla massa.
Certo, ci sono Kotoko altrettanto e forse più belli. Li ho visti nelle collezioni di P.P. e G.P. e P.Z. Uno di questi – lo ‘scudato’ – lo sogno da anni.
Ma questi altri Kotoko non sono irraggiungibili. Un giorno forse P.P. o G.P. o P.Z potrebbero anche decidere di cederli.
Vendermeli o persino come ha fatto Gérard Roso (vedi il post qui sotto) regalarmeli.
Questo Kotoko invece non potrò mai averlo. Per questo mi rende un po’più felice.
E sulla felicità dell’irraggiungibile, dice Bertrand Russell :
“La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità”.
In realtà, questo cavaliere fa parte dell’archivio di Vittorio Mangiò, collezionista e commerciante di arti africane dotato di “grande occhio”, purtroppo prematuramente scomparso.
Archivio che risale alla seconda metà del secolo passato.
Ignoro chi abbia acquistato questo oggetto, ma sono certo che lo conservi tutt’ora con la dovuta cura o, se si vuole, amore.
vittorio carini
“È con le occasioni mancate che a poco a poco noi ci costituiamo un patrimonio di felicità.
Quando il desiderio è soddisfatto, non resta che morire.”
Alberto Savinio